Si fa sempre più accesa la querelle tra il Governo Americano di Trump e l’azienda cinese Huawei, dopo mesi di tensioni a partire dal 2019. Attraverso dichiarazioni accese e spesso contrastanti l’amministrazione USA ha infatti deciso di passare all’attacco realizzando una sorta di blacklist di aziende del continente asiatico che obbligherà tutte le imprese americane a interromperne i rapporti commerciali.

Vediamo di rispondere ad alcune domande e fare il punto della situazione Ban Huawei.

Cosa succede tra Huawei, gli USA e Google

Ad accendere gli animi, e la polemica, è stata la prima grande azione in questo senso quando Google, il 19 maggio 2019, ha deciso di interrompere la collaborazione con Huawei riguardo l’hardware e il software degli smartphone, così da adeguarsi alle direttive del Tycoon.
Per chi non lo sapesse infatti il sistema operativo installato sugli smartphone Huawei è Android, sistema sviluppato interamente da Google con la collaborazione di svariate aziende, che lo fornisce in licenza insieme alle proprie Google Apps ai produttori di smartphone e tablet. Interrompendo la collaborazione le conseguenze sono gravissime per milioni di consumatori che in sintesi, in futuro, non potranno più accedere al Google Play Store per installare e aggiornare le applicazioni, non potranno ricevere aggiornamenti Android e ancor meno Patch di sicurezza, rendendo di fatto gli smartphone obsoleti in poco tempo.

Nessuna certezza però al momento, la situazione è in costante aggiornamento e Google e Huawei stesse non hanno ben chiare le conseguenze di talune scelte o come risolverle. Possiamo però iniziare a sintetizzare alcuni annunci e rendere più chiaro il quadro giorno per giorno.

Maggio 2020

A quasi un anno dal ban imposto dall’amministrazione Trump, sembrano arrivare i primi segnali di distensione, con il Dipartimento di Stato che inizia a lavorare per creare un tavolo di lavoro in cui le compagnie americane possano discutere con Huawei in tema di 5G.

A metà maggio però arriva l’ennesima doccia fredda., con Trump che decide di proseguire con la linea dura prolungando il ban nei confronti di Huawei fino a maggio 2021. Dopo un 2020 senza grossi problemi, con una crescita comunque significativa, nel 2302 arrivano i problemi per Huawei.

Secondo le stime di Canalys l’assenza dei servizi Google inizia a pesare e le vendite calano di conseguenza. Il risultato è che Apple si riprende il secondo posto nelle classifiche di vendita degli smartphone, relegando Huawei al terzo posto con Xiaomi che incalza in maniera preoccupante.

Aprile 2020

Huawei inizia a cercare alternative ai prodotti USA per quanto riguarda i modem 5G, che per i prossimi smartphone potrebbero essere forniti da Samsung o da MediaTek. In tutta questa situazione l’Europa sembra stare alla finestra, senza prendere una decisione chiara, con le aziende del vecchio continente che non hanno saputo approfittare della situazione per proporre valide alternative. Ve ne abbiamo parlato approfonditamente nel nostro editoriale.

Marzo 2020

Gli USA continuano la loro pressione e portano nuove prove di accordi commerciali tra Huawei e l’Iran, in barba alle disposizioni internazionali. Dal canto suo Huawei non resta passivamente in attesa e continua a lavorare per ottenere una completa indipendenza dalle tecnologie USA.

Arriva una ulteriore proroga per la sospensione del ban, che sarà valida fino al 15 maggio 2020, al fine di concedere tempo alle compagnie statunitensi che stanno aggiornando le infrastrutture di rete. Dopo la presentazione della serie P40 però, emergono i primi dubbi da parte degli utenti globali, con una situazione che potrebbe mettere in seria difficoltà Huawei.

Febbraio 2020

Nel mese di febbraio arriva una nuova proroga del ban, accompagnata però da nuove accuse di spionaggio con gli USA che accusano il colosso cinese di utilizzare backdoor. Il governo americano studia inoltre nuove misure restrittive, che potrebbero obbligare produttori stranieri a ottenere una licenza per poter stipulare contratti con Huawei. Tra le compagnie coinvolte ci sarebbe anche TSMC, che utilizza tecnologia statunitense per produrre chip che servono anche a Huawei.

Continua nel frattempo la collaborazione con Google per quanto riguarda gli smartphone meno recenti, con il colosso di Mountain View che ha impiegato nove mesi per chiedere la speciale licenza per lavorare con Huawei.

Gennaio 2020

Nonostante le previsioni catastrofiche il blocco degli USA non ha avuto un impatto così significativo sulle vendite di Huawei, ridimensionate rispetto alle previsioni ma comunque di altissimo livello. Nel 2019 sono infatti stati venduti 240 milioni di smartphone, con le serie Mate e P che hanno fatto registrare ottimi risultati.

Huawei lancia la versione stabile degli HMS (Huawei Mobile Services) e continua a spingere verso la propria indipendenza software. HarmonyOS continua a crescere, diventando qualcosa di più di un semplice piano B, tanto da superare Linux in quanto aa diffusione già entro la fine del 2020.

Nonostante la minaccia di nuove e pesanti sanzioni, il CEO e fondatore di Huawei non sembra preoccupato e al World Economic Forum ricorda che nel 2019 il colpo è stato assorbito senza problemi e che nel 2020 la forza della compagnia cinese emergerà definitivamente.

Dicembre 2019

Gli USA continuano a inviare segnali poco chiari sulla situazione e sembrano pronti, come vi raccontiamo in questo articolo, a mettere nuovamente i bastoni tra le ruote delle compagnie americane che vogliono collaborare con Huawei.

Il colosso cinese dal canto suo continua a vendere in maniera inattesa ed è ormai pronta a lanciare in maniera definitiva la propria soluzione destinata a sostituire i servizi Google. L’indipendenza dai fornitori americani è dimostrata da Huawei Mate 30 Pro che non contiene un singolo componente riconducibile ad aziende americane, come vi raccontiamo in questo articolo.

La compagnia aveva affermato di essere in grado di affrancarsi dai produttori americani, che dal canto loro rischiano di veder crollare i propri profitti a causa delle mancate vendite a Huawei. Trump non ci sta e sta valutando i passi da compiere per espandere il proprio potere all’estero per bloccare anche le spedizioni di altre compagnie straniere verso la compagnia asiatica.

Le aziende americane non sembrano propense a seguire le indicazioni del proprio presidente e, come nel caso di Qualcomm, spezzano una lancia a favore di Huawei, nel nome dello sviluppo della tecnologia 5G, per la quale serve la collaborazione di tutti.

Novembre 2019

Dopo tante promesse verso la fine del mese di novembre il governo Trump inizia a concedere le prime licenze ai fornitori americani, al fine di riprendere le operazioni commerciali con Huawei. Tutti i dettali nel nostro articolo.

La sospensione del ban, dopo una breve proroga per problemi tecnici, viene definitivamente confermata fino al 20 febbraio 2020, quando con ogni probabilità verrà pesa una decisione definitiva sul caso.

Luglio 2019

Ancora una volta il ban nei confronti di Huawei si ripercuote sugli USA. Huawei comunica l’intenzione di tagliare i dipendenti della succursale americana, con i dipendenti cinesi che potranno tornare in paria restando alle dipendenze della compagnia.

Huawei conferma che aveva da tempo adottato una strategia per far fronte a un possibile ban, scegliendo due fornitori per ogni componente. Purtroppo la strategia non vale per Google, come riportato nel nostro articolo.

Fonti ufficiali del governo affermano che le licenze dovrebbero essere concesse entro 2-4 settimane, dopo le opportune valutazioni legate a possibili rischi per la sicurezza.

Nell’imminenza del rilascio della versione definitiva di Android 10, crescono le voci secondo cui solo i dispositivi già in commercio saranno aggiornati, mentre i nuovi modelli, come la serie Mate 20, potrebbero già utilizzare Hongmeng OS. Maggiori informazioni in questo articolo.

Nonostante le voci circolate in precedenza, Huawei afferma che Hongmeng OS non è ancora pronto per fare il proprio debutto sugli smartphone. Il sistema infatti è destinato principalmente ai dispositivi IoT e dovrà essere adattato a un’architettura completamente diversa. i dettagli nel nostro articolo.

Vige ancora l’incertezza relativa ai prodotti che potranno essere venduti a Huawei, viste le parole poco chiare del Presidente Trump, nonostante il segretario de commercio Wilbur Ross abbia ufficializzato la decisione del governo di allentare la pressione su Huawei.

Al momento non sembrano esserci ripercussioni per il mercato italiano, come conferma il deputy General Manager di Huawei Italia, Pier Giorgio Furcas.

Si riaccendono i sospetti del governo USA in seguito alla pubblicazione dei risultati di una ricerca effettuata su un database contenente oltre 600 milioni di resoconti lavorativi di dipendenti Huawei. Il ricercatore ammette che i risultati non sono significativi visto che non sono stati condotti con la dovuta perizia.

Mentre la situazione legata al ban sembra in una fase di stallo, gli USA ammettono indirettamente di non avere prove legate al presunto spionaggio da parte di Huawei. La possibilità che Huawei possa in qualche modo veicolare le informazioni verso il governo cinese è stata comunque sufficiente per la decisione.

Le compagnie americane scalpitano perché l’amministrazione Trump tarda a rilasciare le licenze. Dal canto suo Ren Zhengfei afferma che Huawei può camminare con le proprie gambe. Tutti i dettagli nel nostro articolo.

A testimonianza dell’affermazione del CEO di Huawei, il colosso cinese fa registrare risultati da record nel secondo trimestre, anche se gli effetti del ban si faranno sentire più avanti.

Huawei resta in attesa di chiarimenti da parte dell’amministrazione Trump, la quale afferma che a breve potranno riprendere le spedizioni di prodotti che possono essere acquistati da terze parti. La dichiarazione non chiarisce cosa succederà con la licenza Android, che deve essere acquistata direttamente da Google.

Dagli USA arrivano nuovi dettagli sul parziale dietrofront di Trump sul caso Huawei, e restano ancora dubbi in merito. In questo articolo trovate un riassunto aggiornato.

Intanto Huawei lancia una nuova campagna promozionale in Germania per tranquillizzare gli utenti e riconquistarne la fiducia.

Giugno 2019

Dopo un incontro con il presidente cinese, Trump apre alla commercializzazione di tecnologia USA verso Huawei. I dettagli nel nostro articolo.

Scoprite in questo articolo quando Huawei dipende dagli USA, con il teardown di Huawei P30 Pro.

Nonostante il ban dichiarato dal Dipartimento del Commercio USA, le compagnie americane hanno trovato il modo di aggirare il blocco e commerciare con Huawei. I dettagli in questo articolo.

In mezzo a tante difficoltà sono numerosi i Paesi che si affidano a Huawei per la realizzazione delle reti 5G. La tecnologia del colosso cinese è risultata la migliore secondo una recente ricerca.

Intanto arrivano suggerimenti relativi a Hongmeng OS, che dovrebbe diventare open source per facilitarne la diffusione e per risolvere molto rapidamente i problemi. Qui tutti i dettagli.

Ren Zhengfei, CEO e fondatore di Huawei, afferma che l’abbandono di Android comporterà per Google la perdita di 7-800 milioni di utenti nei prossimi anni. Intanto FedEx fa causa al governo USA, Mate 20 X 5G riceve la certificazione TENAA, Huawei procede nella realizzazione di reti 5G e Micron riprende le spedizioni. Tutti i dettagli nel nostro articolo.

Huawei continua a ribadire che gli smartphone Android esistenti continueranno a ricevere gli aggiornamenti di Android, inclusi quelli di sicurezza. Viene ribadita l’esistenza del piano B, nel caso il ban fosse confermato, per garantire la miglior soluzione possibile ai propri utenti. Trovate qui tutte le informazioni.

Huawei cita in giudizio gli USA per il sequestro di alcuni dispositivi di rete, fermi in Alaska da due anni in attesa di una fantomatica licenza per l’esportazione in Cina. I dettagli nel nostro articolo.

Smentendo i rumor dei giorni precedenti, Huawei afferma che la produzione di smartphone è regolare e che le vendite sono in aumento, anche nell’Europa Occidentale. Nel nostro articolo trovate tutte le informazioni.

Huawei starebbe tagliando la produzione di P30 e P30 Pro e sarebbe a rischio anche la realizzazione di Mate 30, come vi riportiamo nel nostro articolo. Sono in corso colloqui con Google per ottenere la certificazione con Android Q per una ventina di smartphone, che potrebbero dunque aggiornarsi. Maggiori dettagli in questo articolo.

Per chiarire la soluzione abbiamo realizzato un video che vi aiuta a distinguere le notizie false che stanno circolando in questi giorni, da quelle reali. Trovate tutto nel nostro articolo.

I distributori e rivenditori delle Filippine garantiscono un rimborso integrale sugli smartphone Huawei nel caso, entro due anni dall’acquisto, non dovessero più funzionare le app di Facebook e Google. Nel frattempo le compagnie americane stanno facendo pressione sul governo USA affinché venga rimosso il ban. I dettagli nel nostro articolo.

Dopo un primo trimestre da record Huawei si prepara a cifre completamente diverse in seguito al ban. La compagnia, come riportiamo nel nostro articolo, si aspetta un crollo delle vendite internazionali compreso tra il 40 e il 60%

Mentre gli USA sono pronti a rendere operativa la norma che vieta agli enti federali l’utilizzo di dispositivi Huawei, il colosso cinese è sempre più pronto a lanciare Hongmeng OS. I dettagli nel nostro articolo.

È inoltre disponibile un sito che smentisce le voci infondate riguardo Huawei e la situazione attuale degli smartphone. Trovate le informazioni necessarie nel nostro articolo.

Nonostante sembrasse che nessuno smartphone Huawei fosse destinato a ricevere l’aggiornamento ad Android Q, è stata rilasciata una lista di modelli che dovrebbero essere aggiornati. L’elenco completo in questo articolo.

Dalla Cina arrivano nuove informazioni su Hongmeng OS, che potrebbe essere lanciato a ottobre in alcuni mercati. A sorpresa però spunta l’alternativa russa, Aurora OS, che potrebbe rimescolare le carte in tavola. I dettagli nel nostro articolo.

I primi test con Hongmeng mostrano prestazioni decisamente superiori a quelle di Android. Nel frattempo Huawei continua a certificare nuovi smartphone, nello specifico Mate 20X 5G e Mate X, ma deve registrare nuove defezioni tra i partner. Maggiori informazioni nel nostro articolo.

Con una scelta controcorrente rispetto a numerosi Paesi occidentali, l’Arabia Saudita apre a Huawei, affermando di essere ben lieta di collaborare per la realizzazione della propria rete 5G. I dettagli nel nostro articolo.

Richard Yu conferma la cancellazione della presentazione di un nuovo notebook al CES Asia, rimandando il lancio a data da destinarsi. Maggiori informazioni in questo articolo.

Huawei conferma ancora una volta che le app di Facebook continuano a funzionare, anche se non saranno più preinstallate. Gli utenti possono comunque scaricarle e aggiornarle tramite il Play Store come accadeva in precedenza. I dettagli nel nostro articolo.

Scopriamo inoltre la storia di Ark OS, il sistema operativo proprietario del colosso cinese destinato a sostituire Android nel caso il blocco USA fosse confermato dopo la sospensione estiva. Sarebbero già stati spediti un milione di smartphone con il nuovo sistema, al fine di testarne il funzionamento. Scoprite l’intera storia nel nostro articolo.

Shao Yang, Chief Strategy Officier dello Huawei Business Consumer Group, conferma che gli obiettivi di vendita dovranno essere rivisti, niente leadership entro la fine dell’anno, Maggiori informazioni nel nostro articolo.

A quanto pare anche Xiaomi, OPPO e altri produttori cinesi starebbero provando il sistema operativo di Huawei. Si prepara una coalizione cinese per mettersi al riparo da eventuali azioni future da parte del governo USA? I dettagli in questo articolo.

Secondo GfK intanto, le vendite di smartphone Huawei e HONOR sarebbero crollate in Germania, mentre i prezzi sarebbero stranamente stabili. Maggiori informazioni nel nostro articolo.

Il segretario del Tesoro USA, nel corso del forum internazionale G20, conferma che Huawei è una pedina di scambio per la guerra commerciale che contrappone USA e Cina. Trump potrebbe rivedere la propria posizione nel caso la Cina decidesse di accordarsi su dazi doganali. I dettagli nel nostro articolo.

A sorpresa Google decide di perorare la causa di Huawei, ricordando al governo USA quali sono i rischi di un sistema proprietario del colosso cinese. Maggiori dettagli nel nostro articolo.

Facebook invece annuncia di aver sospeso la preinstallazione delle proprie app sui dispositivi Huawei, come vi riportiamo in questo articolo. Non ci saranno ripercussioni sull’installazione, in ogni caso.

Huawei potrebbe presentare il proprio sistema operativo, sia in versione cinese che globale, tra agosto e settembre. Maggiori informazioni nel nostro articolo.

Liang Hua, presidente di Huawei, afferma di essere pronto a firmare un accordo di “non spionaggio” con gli USA e con qualsiasi Paese lo richieda, se questo servisse a rimuovere il bando firmato dal presidente Trump. I dettagli nel nostro articolo.

Secondo le stime di Canalys il blocco di Huawei negli USA porterà a un calo nelle vendite complessive degli smartphone, con un calo del 3%. Maggiori informazioni nel nostro articolo.

Foxconn avrebbe chiuso alcune linee produttive di smartphone Huawei, in seguito alla riduzione di ordini da parte del colosso cinese. Rivisti anche i piani di crescita che prevedevano di superare Samsung entro la fine del 2020. Tutte le informazioni sono riassunte in questo articolo.

Maggio 2019

Smentite le voci secondo cui WhatsApp potrebbe non funzionare sugli smartphone Huawei e HONOR. L’ordine esecutivo firmato da Trump non ha valore retroattivo e non riguarda quindi le applicazioni già presenti su App Gallery. Tutti i dettagli nel nostro articolo.

Huawei Mate 20 Pro ritorna a far parte del programma beta di Android Q. Si tratta di una riappacificazione con Google o è un effetto della sospensione del ban?

Giornata importante in tema di distensione per Huawei, che si vede riammessa nei principali consorzi che l’avevano inizialmente esclusa. Bluetooth SIG, WiFi Alliance, SD Association e JEDEC inseriscono nuovamente Huawei tra i propri membri.

Il reparto legale di Huawei, per voce del Chief Legal Officier Song Liuping, comunica che è stata presentata una denuncia per violazione della Costituzione americana, in relazione alla Sezione 899 del 2019 National Defense Authorization Act, che esclude Huawei senza un regolare processo. Tutti i dettagli nel nostro articolo.

Un nuovo capitolo della vicenda si aggiunge il 28 maggio, quando Huawei accusa formalmente di aver intenzionalmente dirottato (forse a causa di pressioni esterne) alcuni pacchi contenenti documenti commerciali. Il colosso cinese pensa seriamente a cambiare il proprio partner logistico.

Nel frattempo arriva la smentita del lancio del sistema operativo proprietario nel mese di giugno: sarà necessario attendere quantomeno la fine del 2019 in Cina, e il 2020 a livello internazionale.

Il fondatore Ren Zhengfei tranquillizza gli utenti, affermando che Huawei non morirà e riuscirà a rialzarsi anche dopo questo durissimo colpo, e si dichiara pronto a protestare in caso di ritorsioni verso Apple e verso le compagnie americane.

Intanto spunta un nuovo nome, Ark OS, per il sistema operativo proprietario di Huawei, nome certamente più appetibile in Occidente rispetto a HongMeng OS.

Il colosso cinese è fuori dai principali consorzi, WiFi, Bluetooth, USB e microSD, come riportato in questo articolo, e nel frattempo cerca nuovi finanziamenti per un miliardo di dollari, così da valutare con maggior precisione la percezione esterna della situazione.

Il presidente Trump lascia aperto uno spiraglio su una possibile soluzione della vicenda. Huawei potrebbe essere utilizzata come “pedina di scambio” nella guerra commerciale che da tempo contrappone USA e Cina.

Cresce il numero di aziende che si schierano con Huawei, con TSMC e Panasonic che confermano il loro supporto e l’intenzione di collaborare con il colosso cinese. Nel frattempo continuano i lavori per dare vita al sistema operativo proprietario, con annesso app store, che potrebbe segnare comunque una storica svolta per Huawei. Tutti gli sviluppi della situazione sono raccontati in questo articolo.

Intanto Google continua a togliere i prodotti Huawei dai propri siti, Mate X e P30 su tutti, ma anche lo storico Nexus 6P. Qualcuno si spinge oltre e prova a stimare quale sarà il danno per Huawei, che potrebbe perdere un quarto delle vendite solo nel 2019.

A trarne beneficio, come potete leggere in questo articolo, potrebbero essere soprattutto Samsung e Xiaomi. Tra le nuove defezioni segnaliamo quella di Amazon Giappone, ma per Huawei i problemi si presentano nuovi intoppi, difficili da superare.

Mentre il fondatore e CEO di Huawei afferma di essere da sempre un fan di Apple (trovate tutti i dettagli in questo articolo), nuove aziende si schierano nella vicenda ed emergono nuove grane legali per Huawei.

La messa al bando potrebbe allargarsi ad altre aziende cinesi meno note, come vi abbiamo riportato in questo articolo e numerosi operatori telefonici asiatici sospendono la vendita di smartphone Huawei in attesa che la situazione venga chiarita.

Il governo cinese però conferma che non rimarrà indifferente alla situazione, reagendo a quello che considera come un sopruso, e si schiera dalla parte delle aziende cinesi per proteggerle. Tutti i dettagli sono disponibili in questo articolo.

Iniziano ad arrivare le prime notizie dall’Europa: gli operatori inglesi Vodafone UK ed EE sospendono il lancio di Huawei Mate 20 X 5G, in attesa di maggiori chiarimenti sulla situazione. Nel Regno Unito intanto crescono le offerte di vendita di smartphone Huawei usati. Trovate qui tutti i dettagli.

Sembra scongiurato il ban dei dispositivi Huawei in Europa, ma secondo fonti interne all’amministrazione Trump, sarebbero parecchi gli stati europei pronti a escludere il colosso cinese dalla realizzazione delle proprie reti 5G. I dettagli in questo articolo.

Intanto anche ARM sospende il supporto a Huawei, mettendo ulteriormente in difficoltà la compagnia, che basa i propri chipset Kirin sulle soluzioni di ARM. Per tutte le informazioni leggete questo articolo.

All’alba del 21 maggio 2019 c’è un’importante svolta sulla situazione volta probabilmente ad appianare, per quanto possibile, le acque sulla vicenda. Il dipartimento del commercio USA ha infatti concesso a Huawei una licenza di 90 giorni (fino al 19 agosto 2019) per poter collaborare con aziende americane, in questo modo ci sono tempi tecnici per aprire trattative sulle future condizioni. Maggiori informazioni nel nostro articolo.

Secondo il vicepresidente delle operazioni in Europa, la compagnia cinese si prepara al lancio del proprio sistema operativo, già testato in alcune parti della Cina, e punterebbe su App Gallery per contrastare l’eventuale mancanza del Play Store.

Intanto sono partiti i dialoghi con Google per trovare una soluzione che possa ovviare al blocco della licenza commerciale, accusando gli USA di bullismo. Trovate i dettagli in questo articolo.

Il giorno dopo la “bomba mediatica” sul blocco di Huawei da Pechino arrivano le prime rassicurazioni per i milioni di consumatori del brand cinese: il Play Store continuerà a funzionare sugli smartphone esistenti. Al contempo però si aggiungono al blocco contro Huawei altri brand a stelle e strisce importanti come Qualcomm, Intel e Broadcom mettendo a rischio il settore PC dell’azienda cinese.

Dal canto suo Huawei comunica che ha sufficienti scorte di questi chip per mesi e mesi di produzione con la speranza di riuscire a tamponare il blocco (si spera momentaneo) finché le collaborazioni non torneranno operative.

Gli smartphone Huawei in commercio saranno penalizzati?

Huawei ha dichiarato che non ci sarà nessun problema per gli smartphone già in circolazione. Il blocco riguarderà i nuovi smartphone ma non è chiara la situazione aggiornamenti e patch di sicurezza.

Ho comprato un Huawei, cosa fare adesso?

Niente. O più semplicemente non c’è molto che tu possa fare. Come detto non ci sono certezze al momento, nel caso tu non voglia “rischiare” puoi semplicemente renderlo e/o rivenderlo.

Il blocco a Huawei vale anche per gli smartphone HONOR?

Honor è una branca di Huawei quindi sì, il blocco vale anche per gli smartphone a marchio Honor. Maggiori informazioni.

Cosa non riuscirò a fare sul mio smartphone Huawei/HONOR?

Il rischio è che non riceverai più aggiornamenti Android e patch di sicurezza. Non dovrebbero esserci ulteriori problemi a meno che altre aziende americane come Facebook, Instagram, WhatsApp, Twitter e altri non si aggiungano al blocco.

Huawei smetterà di produrre smartphone?

Difficile pensarlo, il mercato smartphone è un settore importante per Huawei che potrebbe semplicemente abbandonare Android per un sistema operativo proprietario (Ark OS?)

OnePlus, Oppo, Vivo, Xiaomi, sono colpite dal blocco USA?

Anche qui la questione è in sviluppo, al momento non è stato imposto loro nessun blocco.

Perché hanno bloccato Huawei e non OnePlus?

Huawei ha tanti business fra cui quello delle reti, l’obiettivo dell’amministrazione Trump è infatti quello di evitare di far sviluppare le reti 5G a Huawei sul suolo americano per dichiarata paura di spionaggio. Dietro il ban si nasconde però una storia legata alla violazione dell’embargo nei confronti dell’Iran, una storia che si trascina da anni, di cui trovate i dettagli del nostro articolo.