Il ban imposto dall’ordine esecutivo firmato a maggio dal Presidente Trump, sta mettendo in grosse difficoltà Huawei, che dipende anche dalle compagnie americane per la realizzazione dei propri smartphone. Escludendo Android, e le dipendenze di ARM per la realizzazione dei propri chipset, un top di gamma come Huawei P30 Pro è composto dall’1% di parti prodotte negli Stati Uniti.

E’ quanto emerge da un teardown completo dello smartphone, che però evidenzia come il valore delle parti acquistate dagli USA arrivi al 16% del costo totale. Sono 15 i componenti, su 1.631 parti che compongono lo smartphone, a provenire dagli Stati Uniti, tra cui le memorie DRAM di Micron Technology, il vetro protettivo di Corning e alcuni semiconduttori di Qorvo.

Se il ban dovesse essere confermato anche dopo la metà di agosto, quando scadrà la sospensione temporanea, Huawei dovrà cercare altri fornitori, in Cina o in altri Paesi, Attualmente il 62% delle componenti utilizzate per la produzione di Huawei P30 Pro, in termini di valore, proviene da compagnie straniere, e il colosso cinese potrebbe cambiare la propria strategia per evitare il ripetersi di simili situazioni in futuro.

Il primo passo potrebbe essere rappresentato dal lancio di Hongmeng OS, che potrebbe insidiare il dominio di Android se, come suggerito in questi giorni, venisse rilasciato come open source. Per seguire l’evoluzione della vicenda potete consultare la nostra pagina speciale con aggiornamenti quotidiani in merito al caso del ban Huawei negli USA.

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