[Aggiornamento del 30 maggio]
A meno di due settimana dalla sua rimozione, Huawei Mate 20 Pro torna nella lista degli smartphone supportati dal programma Android Q Beta. Saranno i primi segnali di distensione o è solamente l’effetto della sospensione temporanea del ban?
[Notizia del 21 maggio 2019]
La situazione relativa al blocco delle vendite di tecnologia americana a Huawei è in costante evoluzione e si aggiungono nuovi dettagli con il passare delle ore. Dopo il blocco della licenza commerciale da parte di Google, che di fatto pone dei grossi limiti sui futuri smartphone Huawei e HONOR, la compagnia californiana ha fatto un ulteriore passo per ottemperare alle disposizioni dell’amministrazione Trump.
Nelle ultime ore infatti Huawei Mate 20 Pro è stato rimosso dal programma beta di Android Q, nel quale era stato inserito subito dopo il Google I/O insieme agli smartphone di altri produttori. L’unico prodotto Huawei presente nella lista ora non è più visibile, ma si tratta di una mossa abbastanza logica, conseguenza dell’annuncio della revoca della licenza di Android.
La versione beta di Android Q, anche quella per Huawei Mate 20 Pro, contiene le applicazioni e i servizi proprietari di Google, quindi non sarebbe stato coerente fornire gli aggiornamenti per un prodotto del quale Huawei, al momento, non possiede la licenza. Ricordiamo che per i modelli esistenti, anche per quelli HONOR, sono garantiti gli aggiornamenti dal Play Store e le patch di sicurezza.
Segnaliamo inoltre che per il momento il sito Huawei riporta la procedura per scaricare e installare la beta di Android Q, ma potrebbe essere questione di tempo prima che la pagina venga messa offline.
Google ha inoltre rimosso qualsiasi dispositivo Huawei dalla lista dei Google Enterprise Recommended, Spariscono dunque Huawei Nexus 6P, le linee Mate 10 e P10 e il più recente Mate 20. Esclusa anche tutta la famiglia di tablet MediaPad M5.
Per rimanere aggiornati sulla situazione attuale e sulla sua evoluzione vi rimandiamo alla pagina speciale sul Blocco Huawei USA nella quale trovate tutte le notizie relative alla vicenda.
Grazie a Stefano per la segnalazione