Alla vigilia della scadenza della licenza temporanea rilasciata a Huawei, il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha pubblicato un nuovo documento che concede una ulteriore proroga, la terza dall’inizio della vicenda, ancora una volta per un periodo di 90 giorni.

Proroga della sospensione

In questo modo fino al 16 febbraio 2020 gli operatori mobili che operano nelle zone rurali degli USA avranno modo di sostituire i propri dispositivi di rete, godendo comunque del supporti di Huawei. La prima proroga era stata concessa all’indomani del ban degli USA nei confronti di Huawei, e una seconda proroga era arrivata ad agosto, sempre con la motivazione legata agli operatori mobili.

Nelle ultime settimane l’amministrazione Trump sembra aver leggermente ammorbidito la propria linea politica e si è detta pronta a concedere alcune licenze alle compagnie americane che ne faranno richiesta. Al momento le domande sono oltre 200 ma le autorizzazioni, che in ogni caso saranno concesse solo per la fornitura di prodotti “non sensibili”, tardano ad arrivare.

Huawei è pronta a mostrare la sua vera forza

Dal canto suo Huawei sembra procedere per la propria strada, pur fra mille difficoltà date dall’impossibilità di utilizzare i servizi mobili Google sui nuovi terminali pur reclamando per il trattamento palesemente iniquo che le è stato riservato.

L’introduzione del colosso cinese nella Entity List finirà per danneggiare le compagnie statunitensi più di quanto non potrà accadere a Huawei e l’effetto principale, secondo la compagnia asiatica, sarà quello di minare i rapporti di collaborazione internazionale e la fiducia dell’intera catena di fornitori mondiale.

Nonostante tutto Huawei si dice pronta a lanciare Huawei P40 a livello globale nei primi mesi del 2020. A questo proposito la CNBC ha pubblicato la trascrizione integrale di un’intervista rilasciata da Liang Hua, attuale presidente di Huawei.

Dopo aver ribadito che il colosso cinese è in grado di produrre i propri dispositivi di rete anche senza l’apporto dei produttori statunitensi, Liang Hua ha parlato della necessità di definire nuovi standard, e nuove leggi, sulla sicurezza di Internet, ai quali Huawei intende aderire per garantire la massima trasparenza e dimostrare la propria estraneità alle tante accuse mosse nei suoi confronti (mai dimostrate finora N.d.R.).

Stuzzicato in merito al mancato lancio globale della serie Huawei Mate 30, disponibile al momento solo in Cina, il presidente ha annunciato che il 20 novembre, quindi tra due giorni, sarà svelata la strategia legata ad HarmonyOS, il sistema operativo sviluppato internamente e utilizzato finora solo sulle smart TV.

La proroga della licenza temporanea non influirà in alcun modo sulla strategia di Huawei, che sembra pronta a dare una prova di forza proseguendo per la propria strada, che potrebbe finire col separarsi dal mondo Android. “Ci vorrà del tempo“, ammette Liang, “ma sappiamo di poter accelerare il lavoro sugli Huawei Mobile Services e contiamo di avere un ecosistema completo entro 2 o 3 anni“.

Il presidente conferma la volontà di concedere l’intera tecnologia 5G in licenza a una compagnia USA, così da permettere agli americani di sviluppare la propria rete 5G e verificare l’assenza delle backdoor nel codice degli apparati di rete. Nel frattempo Huawei può contare su oltre 60 contratti in tutto il mondo, con oltre 400.000 stazioni base 5G spedite, e altre 100.000 che dovrebbero essere consegnato entro fine anno.

Nei prossimi due anni Huawei conta di riuscire a vendere almeno due milioni di stazioni base, tutte realizzate senza l’ausilio di componenti provenienti dagli Stati Uniti. Il 2020 sarà, secondo Liang, l’anno della verità, che confermerà la capacità di Huawei di sopravvivere al ban degli USA, grazie a nuovi e ulteriori investimenti in Ricerca e Sviluppo.