Mentre si allunga l’elenco dei partner che stanno prendendo posizione nei confronti di Huawei, in seguito al blocco delle esportazioni dagli USA verso il colosso tecnologico, una nuova grana si abbatte sulla compagnia cinese, che il prossimo 3 giugno dovrà affrontare un corte federale americana per un’accusa di furto di proprietà intellettuale.

TSMC conferma il supporto a Huawei

Nel corso del TSMC 2019 Technology Symposium la portavoce Elizabeth Sun ha affermato che la compagnia taiwanese continuerà a fornire i propri prodotti a Huawei, secondo quanto riporta Reuters. La decisione è stata presa dopo aver valutato attentamente la situazione e aver accertato che la prosecuzione dei rapporti commerciali tra TSMC e Huawei non è in contrasto con il decreto esecutivo firmato la scorsa settimana dal presidente USA Donald Trump.

Panasonic abbandona Huawei, anzi no

Non è per niente chiara la posizione della giapponese Panasonic, che afferma di essere costretta ad applicare il bando a Huawei in quanto almeno il 25% dei propri componenti deriva da tecnologia americana.

In una nota inviata a BBC Panasonic conferma di aver rilasciato un promemoria a uso interno nel quale invita i propri dipendenti a sospendere le trattative con Huawei e con le altre 68 compagnie a essa affiliate, inserite nel bando emesso dal Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti.

Di tutt’altro tono è però il comunicato pubblicato sul sito cinese di Panasonic, secondo cui non ci sarebbe nessuna interruzione delle operazioni e le forniture a Huawei continueranno a svolgersi regolarmente. Al momento però la compagnia giapponese non ha rilasciato un comunicato ufficiale che chiarisca con certezza la situazione.

Nuove grane legali per Huawei

Inizierà il 3 giugno, presso il distretto orientale della corte federale del Texas, il procedimento tra Huawei e CNEX Labs. La vicenda risale al 2017 quando la società californiana ha accusato il colosso cinese di furto di proprietà intellettuale, perpetrato con la collaborazione dell’allora CEO Eric Xu.

Secondo l’accusa un ingegnere Huawei avrebbe acquisito informazioni riservate fingendosi un potenziale cliente, inserendole in seguito in un database nel quale il colosso cinese tiene traccia sulle tecnologie sviluppate dalla concorrenza.

Huawei avrebbe inoltre ottenuto informazioni relative alla tecnologia sviluppata da CNEX Labs, che si occupa di semiconduttori, con la collaborazione della Xiamen University, alla quale era stata inviata una scheda di memoria per una ricerca accademica.

Dal canto suo il colosso cinese nega qualsiasi accusa, affermando che la collaborazione con l’università non riguardava in alcun modo operazioni di reverse engineering. Conferma invece di aver raccolto informazioni sul concorrente, una pratica nota da tempo e che secondo Huawei non infrange alcuna legge.

In precedenza Huawei aveva citato in causa Yiren “Ronnie” Huang, uno dei fondatori di CNEX, che avrebbe rubato tecnologia Huawei e avrebbe usato mezzi illeciti per convincere altri 14 dipendenti a cambiare compagnia.

Potete seguire l’evoluzione della vicenda, in particolare quella legata al blocco delle vendite di tecnologia USA verso Huawei, attraverso la nostra pagina dedicata, aggiornata con tutte le novità del caso.