Diventa sempre più grande l’impatto della decisione, presa nello scorso mese di maggio dall’amministrazione Trump, di impedire alle aziende americane di intrattenere rapporti commerciali con Huawei. Oltre al colosso cinese, che sta prendendo alcune importanti decisioni, sono numerose le aziende in tutto il mondo che stanno subendo il contraccolpo. Scopriamo dunque le più recenti evoluzioni relative alla vicenda.

Huawei promette rimborsi

Tra le maggiori paure degli attuali possessori di smartphone Huawei/HONOR c’è quella legata al funzionamento della app Google (e Facebook) nel caso venga confermata la revoca della licenza Android, attualmente sospesa fino ad agosto.

Il colosso cinese però, come riporta il sito filippino Revu, è pronto ad avviare un programma di rimborsi integrale nel caso le Google App, incluso il Play Store, e quelle di Facebook, non dovessero funzionare nei primi due anni dall’acquisto dello smartphone.

L’iniziativa sembra essere partita dai distributori locali e dai rivenditori e non sembra appoggiata dal colosso cinese. In questo modo vengono smentiti i rumor secondo cui a partire da agosto il Play Store non consentirà più di effettuare aggiornamenti e le app cesseranno di funzionare.

Nelle Filippine il programma riguarda i dispositivi commercializzati dal 15 giugno al 31 agosto di quest’anno, con il chiaro intento di sostenere le vendite in questo periodo particolarmente complesso. Sarà interessante capire se si tratta di una iniziativa isolata o se l’esempio sarà seguito anche in altri Paesi, a tutela dei consumatori.

Le aziende americane premono sul dipartimento del commercio

Dopo Google, che nei giorni scorsi aveva iniziato un dialogo con il Dipartimento del Commercio, anche altre compagnie statunitensi stanno esprimendo le loro perplessità relative al ban Huawei negli USA. Secondo quanto afferma Reuters, anche Intel e Xilinx starebbero facendo pressioni per ammorbidire la questione, limitando il bando alle apparecchiature di rete.

Anche Qualcomm è tra le compagnie maggiormente in apprensione, dopo che nei mesi scorsi aveva siglato un accordo con Huawei che porterà 150 milioni di dollari al trimestre nelle casse del chipmaker californiano. Le compagnie non stanno difendendo Huawei quindi, ma i propri interessi economici, visto che le ripercussioni della decisione di Trump si prospettano pesanti anche per l’economia americana.

Anche la coreana Hynix paga per il ban Huawei

Se l’impatto per le aziende americane era in qualche modo prevedibile, almeno per gli addetti ai lavori e per i politici di lunga data, quello per aziende straniere è indubbiamente al di fuori di ogni controllo. Non sono solo le compagnie cinesi a trovarsi in difficoltà, lo conferma il caso della sud coreana Hynix.

La società è uno dei maggiori produttori al mondo di memorie e avrebbe dovuto aprire lo stabilimento produttivo più evoluto a Wuxi in Cina. Il continuo calo dei prezzi, unito al fatto che Huawei potrebbe bloccare gli ordini di acquisto, impedisce a Hynix di avere i margini operativi per portare avanti la realizzazione del nuovo impianto, che andrebbe subito a lavorare in pesante perdita.

Parliamo di un impianto in grado di realizzare 180.000 wafer da 300 mm, con ricavi annuali per oltre 3 miliardi di euro, in grado di soddisfare quasi la metà della richiesta di memorie del mercato cinese.

Per rimanere aggiornati sugli sviluppi della situazione legata al ban Huawei negli USA vi rimandiamo alla nostra pagina speciale.