Ha preso il via ieri a Davos, Svizzera, l’edizione 2020 del World Economic Forum e tra le personalità invitate all’evento c’è anche Ren Zhengfei, CEO e fondatore del colosso tecnologico cinese Huawei,  recentemente al centro del caso legato alla messa al bando da parte del governo USA.

Sono stati due i temi principali affrontati dal dirigente cinese, che ha parlato in un panel che vedeva come partecipante anche lo storico israeliano Yuval Noah Harari. L’argomento della discussione era legato al futuro della tecnologia, con un occhio di riguardo per l’intelligenza artificiale (AI).

Il pericolo dell’AI

Mentre Harari si dice seriamente preoccupato dalla contrapposizione tecnologica tra USA e Cina in merito all’intelligenza artificiale e dal controllo delle informazioni personali troppo stretto, Ren Zhengfei è di tutt’altro avviso e minimizza il ruolo del proprio Paese, a suo dire decisamente sopravvalutato dal governo Trump e dall’Occidente in generale.

In Cina l’educazione scolastica è ancora pensata per l’età industriale, con una particolare attenzione per l’addestramento di nuovi ingegneri. Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale richiede un sacco di matematici, supercomputer, super connettività ed enormi spazi di archiviazione. Gli USA si preoccupano eccessivamente, sono abituati a essere i primi al mondo ma non necessariamente lo sono in tutto ciò che fanno.

Quello che suggerisce il fondatore di Huawei è piuttosto un dialogo costruttivo, che possa presto portare a uno studio sui benefici che l’AI può portare alla società moderna, insieme a un insieme di regole su quello che può e non può essere studiato. Una crescita in questo campo non può inoltre prescindere da innovazioni nel campo della ricerca e dell’istruzione.

Per quanto riguarda Huawei, ad esempio, sono già stati fissati dei chiari confini invalicabili e la ricerca sull’AI si sta concentrando principalmente sulla guida autonoma, sulle biotecnologie e sul data mining, allo scopo di migliorare la qualità della vita.

A questo proposito Ren Zhengfei ha ricordato come le medesime preoccupazioni abbiano afflitto il mondo all’epoca della bomba atomica e anche in quel caso l’umanità ha saputo riconoscere l’estrema pericolosità della scoperta unendosi per prevenire il peggio.

Huawei non teme nuove sanzioni dagli USA

Se l’intelligenza artificiale rappresenta un potenziale pericolo al quale guardare con estrema cautela, la possibilità che il governo USA applichi nuove sanzioni nei confronti del colosso cinese non spaventa minimamente il fondatore.

Zhengfei ricorda come la sua compagnia sia sempre stata affascinata dal modello di business americano, tanto da aver assunto numerosi consulenti statunitensi per imparare a gestire la propria compagnia. Per questo gli USA dovrebbero essere fieri di Huawei e del modo in cui hanno applicato il modello americano, piuttosto che esserne spaventati.

Huawei sospettava da tempo, almeno dieci anni, che gli USA avessero in mente quanto attuato lo scorso anno e per questo ha investito diverse centinaia di miliardi di dollari per allestire un piano B, tale da consentire la sopravvivenza anche in casi estremi.

Ecco perché nuove possibili sanzioni non porteranno alcun disagio a una compagnia che ha già dimostrato di saper reggere il colpo e reagire con forza, grazie anche al supporto di una intera nazione sorta contro quello che in Cina viene visto come un atto di bullismo ingiustificato. Dopo essere sopravvissuta al primo round senza troppe difficoltà, la compagnia cinese si dice pronta ad affrontare con ottimismo e serenità le nubi che si addensano all’orizzonte, certa di essere più preparata che mai.

Niente ban in Europa

Se gli Stati Uniti sono pronti a inasprire il blocco nei confronti di Huawei, l’Unione Europea dimostra una maggiore apertura mentale ed è pronta a rilasciare, già a fine gennaio, una serie di linee guida per ridurre i rischi di sicurezza nella realizzazione delle reti 5G.

Non ci sarà nessuna esclusione esplicita, nonostante negli ultimi mesi ci siano state parecchie ingerenze da parte del governo USA, che ha fatto parecchie pressioni sui Paesi europei affinché escludessero Huawei dalla lista dei potenziali partner. Ci saranno quindi solo raccomandazioni alla massima prudenza, ma gli Stati europei sembrano aver già dato fiducia al colosso cinese, tanto da rappresentare oltre la metà dei contatti commerciali finora siglati.