I nuovi Google Pixel 8 e Pixel 8 Pro continuano a far parlare di sé a quasi dieci giorni dal loro annuncio, ora che sono ufficialmente disponibili sul mercato (anche in Italia) e che Google ha condiviso i loro codici sorgente.

Sulle novità messe in campo dai due smartphone ci siamo soffermati spesso, anche all’interno delle nostre recensioni. Come abbiamo visto ieri, però, ci sono alcune funzionalità che, pur essendo “attese”, secondo quanto raccontato dai rumor della vigilia, non sono effettivamente arrivate. A tal proposito, la nota leaker KamilaWojciechowska, tra le più prolifiche nello spifferare in anteprima il materiale relativo ai nuovi smartphone del colosso di Mountain View, ha analizzato alcune differenze tra le informazioni da lei stessa divulgate e quello che abbiamo visto nella realtà, svelando alcuni retroscena interessanti sui due smartphone ma anche sul nuovo Google Pixel Watch 2.

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Google Pixel 8 Pro sfrutta il pannello E7 AMOLED LTPO di Samsung

Nella giornata di ieri, il portale specializzato DxOMark ha pubblicato la recensione sul display del Google Pixel 8 Pro, valutando complessivamente il display come il migliore mai proposto da uno smartphone. Stando a quanto riportato dalla Wojciechowska, il luminosissimo display che il flagship Made by Google del 2023 mette a disposizione degli utenti è un AMOLED LTPO E7 di Samsung. Si tratta di una prima volta assoluta sul panorama smartphone.

Nuove informazioni sul Google Tensor G3

I Google Pixel 8 hanno portato al debutto il nuovo SoC Google Tensor G3, testimonianza del fatto che a Google non interessi nulla della performance bruta. La piattaforma è stata messa a punto per abilitare tutte quelle funzionalità basate sull’intelligenza artificiale, attualmente, diciamo, in fase “beta” ma che, con un occhio al futuro (lungo ben 7 anni nel caso dei due smartphone), rappresenteranno la normalità.

Nella sua analisi, la Wojciechowska ha sottolineato alcune differenze emerse tra “il SoC che ci aspettavamo” e “il SoC che abbiamo conosciuto”, nonché alcuni dettagli inediti.

La CPU avrebbe dovuto girare a frequenze più alte

Google Tensor G3 è dotato di una CPU a 9 core con struttura 1+4+4 (un performance core Cortex-X3 + quattro core intermedi Cortex-A715 + quattro core di efficienza Cortex-A510). I rumor della vigilia, che riprendevano i programmi iniziali di Google, poi scartati durante lo sviluppo dei dispositivi, parlavano di frequenze operative dei singoli cluster più alte (3 GHz, 2,45 GHz 2,15 GHz) di quelle che riscontriamo nella realtà (2,95 GHz, 2,35 GHz e 1,7 GHz).

I motivi dietro questo “cambio di programma” potrebbero essere molteplici: potrebbe essere infatti una scelta per contenere il surriscaldamento dell’intero SoC (e di rimando dei Google Pixel 8), potrebbe essere una scelta precisa dettata da una spinta “non necessaria” o, addirittura, potrebbe essere una scelta dettata da qualche bug sull’hardware che rende la CPU instabile alle frequenze più alte.

Il Tensor G3 che conosciamo è già alla terza revisione hardware

Il Tensor G3 che stiamo conoscendo a bordo dei Google Pixel 8 è già alla terza revisione hardware (la B1, dopo A0 e B0) e ha avuto un processo di sviluppo molto più impegnativo rispetto a quello necessario per la realizzazione dei predecessori Tensor G2 e Tensor G1.

La revisione A0, quella iniziale, era alquanto problematica: essa presentava un bug abbastanza impattante che richiedeva l’utilizzo di una pVKM (Protected Kernel-based Virtual Machine) per risolverlo solo momentaneamente.

Inoltre, almeno in una prima fase, la revisione B1 non era prevista ma, a quanto pare, si è resa necessaria per risolvere un “piccolo” problema hardware che impediva il corretto funzionamento del chip. Si tratterebbe di un problema simile a quello riscontrato da Qualcomm con il primo lotto dello Snapdragon 8+ Gen 1 (porting su linee TSMC dello Snapdragon 8 Gen 1 realizzato da Samsung) che non funzionava (ed è costato un sacco di soldi all’azienda).

Conferme sul fatto che il Tensor G3 di Google Pixel 8a sarà diverso

Il Google Tensor G3 è disponibile in sole due differenti opzioni di packaging: la FoPLP, utilizzata sui Google Pixel 8 e Pixel 8 Pro, e la iPoP, che apparirà su Google Pixel 8a, smartphone già protagonista di numerose indiscrezioni, atteso nella primavera del prossimo anno.

Questa notizia si scontra con quella diffusa dal leaker @RGcloudS su X appena qualche giorno fa: stando a quanto riportato, infatti, dovrebbe esistere una variante del Tensor G3 realizzato col packaging FoWLP, più recente ancora del FoPLP, pronta al debutto sull’inedito Pixel Fold 2.

Un paio di retroscena anche per Google Pixel Watch 2

Oltre a tutti i retroscena legati ai due smartphone o al loro SoC, la Wojciechowska ha condiviso un paio di chiarimenti/retroscena interessanti legato al secondo smartwatch del colosso di Mountain View, ovvero Google Pixel Watch 2, anch’esso disponibile sul mercato (anche in Italia).

Tra le indiscrezioni diffuse dalla leaker prima del lancio, una riguardava il fatto che lo smartwatch avrebbe supportato il chip UWB (banda ultra-larga). A quanto pare, questo chip era presente e abilitato in alcune revisioni hardware durante lo sviluppo, salvo poi essere scartato (e rimosso dal codice sorgente) nel mese di Giugno.

Un altro retroscena, che si configura più come una curiosità, riguarda il SoC Snapdragon W5 Gen 1 che troviamo a bordo dello smartwatch. Pare che Google, nello sviluppo di Pixel Watch 2, abbia sfruttato una versione ES6 (dove ES sta per “Engineering sample”, le versioni beta dei chip che vengono utilizzate nella fase dello sviluppo dei dispositivi) della BSP (Board Support Package) di Qualcomm.

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