Rick Osterloh, senior VP della divisione Devices & Services di Google, ha recentemente rilasciato un’intervista nella quale ha parlato del presente e soprattutto del futuro della famiglia Made by Google, con un occhio di riguardo per gli smartphone Pixel, soffermandosi inoltre su alcuni flop e sulle loro possibili cause.

A pochi giorni dall’inizio dell’edizione 2019 del Google I/O l’umore del colosso di Mountain View è stato rabbuiato dalla notizia delle vendite deludenti di Pixel 3 e Pixel 3 XL. Il dirigente Rick Osterloh, che lo scorso 18 aprile ha festeggiato il suo terzo anno alla guida della divisione hardware di Big G, ha voluto dunque parlare di cosa sta accandendo al mercato degli smartphone premium, illustrando inoltre il suo punto di vista su alcuni prodotti/progetti fallimentari della famiglia Made by Google e sul futuro.

Pixel: il futuro passa (anche) dalla fascia media

Il discorso con Fast Company ha ovviamente toccato anche gli smartphone Pixel: secondo Osterloh questi ultimi, come dimostra il rallentamento delle vendite, non sono immuni a quello che sta accadendo anche al resto dell’industria degli smartphone premium, inclusa Apple. La causa di questo rallentamento sarebbe da individuare in un cambiamento nelle abitudini degli utenti, che sono sempre più inclini a prolungare la vita dei propri smartphone passando dai classici 24 mesi a 36 mesi e quindi a cambiarli con minore frequenza.

Il dirigente non si è sottratto neanche ad una domanda riguardante i chiacchieratissimi (ed oggetto di innumerevoli indiscrezioni) nuovi Pixel 3a e Pixel 3a XL di fascia media, i primi Pixel “economici”. Numerosi utenti, stando a quanto afferma il dirigente di Google, si stanno rendendo conto di non potersi permettere di pagare il prezzo delle innovazioni e delle capacità particolarmente avanzate degli smartphone della fascia premium, per questo motivo sono più inclini a rivolgersi a dispositivi meno costosi ma ugualmente in grado di soddisfare le esigenze di uso quotidiane (ovviamente con qualche rinuncia e compromesso inevitabile rispetto alle controparti più costose).

La risposta, secondo Rick Osterloh, va individuata nel software e nei miglioramenti resi possibili dall’AI, che sono i veri punti di forza di Google:

We see opportunity to come up with products that make for more accessible price points, with a great user experience.

Gli “altri” Pixel: Pixelbook e Pixel Slate

Alla domanda successiva del giornalista di Fast Company riguardante Pixelbook e Pixel Slate, il dirigente ha confermato la totale fiducia del colosso di Mountain View in questa tipologia di prodotti: il loro posizionamento convince Google che, stando a quanto dichiarato, ne avrebbe ottenuto risultati importanti e pertanto sarebbe fermamente convinta di produrre nuovi modelli.

Si tratta di una posizione perfettamente in linea con quanto dichiarato da Google il mese scorso in occasione della conferenza Cloud Next 2019 a proposito della terza generazione del suo tablet/laptop dedicato alla produttività “on-the-go”.

Made by Google: anche i flop sono stati importanti

Il discorso è arrivato inevitabilmente anche a toccare prodotti della famiglia Made by Google che erano stati presentati con grande entusiasmo per poi finire rapidamente nel dimenticatoio. Rick Osterloh si schiera in difesa di tali prodotti, con particolare riferimento a Pixel Buds e Google Clips: il produttore non si aspetterebbe di vendere milioni di unità di ogni dispositivo che presenta, ma sarebbe comunque in grado di trarre qualcosa di positivo da ognuno di essi. Ad esempio l’esperienza maturata con la piccola fotocamera sarebbe stata decisiva per la modalità Photobooth dei Pixel 3.

 

VR, AR e… Google One

Anche Osterloh, comunque, non ha potuto difendere a spada tratta un progetto fallimentare come il visore per la realtà virtuale Daydream: presentato al Google I/O 2017, lanciato nel 2018 ma mai decollato, secondo il dirigente Big G sarebbe arrivata troppo in anticipo con un prodotto di quel tipo.

Ben diverse e più rosee sono invece le prospettive future per la realtà aumentata: l’AR, a prescindere dagli occhiali dedicati, si diffonderà in ogni form factor, dagli smartphone alla navigazione in Google Maps, fino al riconoscimento delle immagini e altre esperienze che ancora non esistono.

Toccando, infine, l’argomento della monetizzazione, il senior VP della divisione Devices & Services ha fatto un interessante riferimento a Google One, parlando di un fantomatico “premium state” con feature nuove ed innovative che potrebbero convincere gli utenti a sottoscrivere un abbonamento.