In concomitanza del lancio dei Google Pixel 10, del nuovo Pixel Watch 4 e delle Pixel Buds 2a (attualmente in corso tramite una diretta streaming) Big G ha annunciato anche numerose chicche e novità software come la nuova applicazione Diario e una funzione rivoluzionaria per Google Foto: l’editing conversazionale in linguaggio naturale.

In virtù di questa novità, modificare una foto con Google Foto sta per diventare più semplice che mai.

Niente più strumenti da selezionare o cursori da regolare: con il nuovo aggiornamento basterà chiedere, con la voce o scrivendo un comando, per vedere apparire sullo schermo gli effetti desiderati.

Parallelamente, Google ha annunciato anche l’integrazione del sistema C2PA Content Credentials, pensato per aumentare la trasparenza sulle immagini modificate con l’AI e distinguere al meglio se un’immagine è stata creata con AI o meno. Scopriamo tutti i dettagli.

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Un editor che diventa conversazionale, la nuova killer feature è il linguaggio naturale

Negli ultimi anni Google Foto ha gradualmente trasformato il proprio editor in un hub sempre più completo grazie a suggerimenti intelligenti, strumenti avanzati di correzione e perfino la possibilità di rimuovere con un tocco elementi indesiderati.

Con il nuovo aggiornamento, però, si compie un salto ulteriore nell’era delle interfacce prive di pulsanti o strumenti in cui l’elemento principale è una barra in cui inserire testo o in cui dettare vocalmente comandi: l’editor infatti diventa conversazionale, grazie alle capacità dei modelli Gemini.

All’atto pratico, sarà sufficiente formulare una richiesta in linguaggio naturale.

Alcuni esempi? “Rimuovi le auto sullo sfondo”, “Rendi i colori meno sbiaditi” o persino “Ripristina questa vecchia foto”.

Non sarà necessario specificare quali strumenti usare: Google Foto capirà automaticamente il contesto d’uso, il tipo di immagine e la tipologia di intervento e applicherà le correzioni in pochi secondi.

Per chi non sa da dove iniziare, basterà un generico “migliora questa immagine”, lasciando all’AI il compito di ottimizzare contrasto, luminosità e altri parametri.

E se il risultato non dovesse convincere del tutto, allora lì si potrà iniziare a rifinire ulteriormente con istruzioni aggiuntive proprio come in una conversazione e come avviene già con i vari chatbot AI.

Il potenziale di questo approccio non si limita solo alle correzioni di base.

Google sottolinea infatti che gli utenti potranno richiedere anche modifiche più creative e radicali come cambiare lo sfondo di una foto, aggiungere elementi come cappelli o occhiali, o persino creare effetti complessi combinando più istruzioni in un unico comando.

Un esempio concreto che propone la stessa Google: con una sola richiesta sarà possibile chiedere di “eliminare i riflessi, sistemare i colori e aggiungere un cielo più luminoso”. Tutto in un solo passaggio, senza passare da uno strumento all’altro.

Questo livello di libertà, diventa così accessibile a chiunque grazie alla potenza di Gemini, alla capacità di comprendere il contesto della foto, di ciò che abbiamo a schermo e dei comandi impartiti in linguaggio naturale, trasformando Google Foto in un editor avanzato universale alla portata di tutti.

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Più trasparenza nei contenuti creati con AI grazie alle Content Credentials

Google si muove in entrambe le direzioni: da una parte introduce un sistema rivoluzionario di editing foto, dall’altra migliora drasticamente per quanto riguarda la trasparenza.

In un’epoca in cui le immagini generate o modificate dall’intelligenza artificiale sollevano interrogativi sull’autenticità dando vita a dibattiti sull’eticità di queste e su cosa sia ormai un’immagine; Google ha deciso di integrare il sistema C2PA Content Credentials direttamente in Foto.

Si tratta di uno standard internazionale che permette di allegare metadati certificati a un’immagine, indicando chiaramente se è stata catturata con una fotocamera, modificata con strumenti AI o generata digitalmente da zero.

Sul Pixel 10, che sarà il primo a supportarlo nativamente, le foto scattate o modificate con AI mostreranno queste informazioni già all’interno dell’app.

La novità debutterà inizialmente sui Pixel 10 negli Stati Uniti, per poi arrivare progressivamente anche su altri dispositivi Android e iOS in maniera graduale.

Questa funzione, dunque, consentirà a chiunque di verificare l’origine e il tipo di modifiche apportate a una foto.

Si tratta di un passo importante per ridurre la disinformazione visiva e per offrire maggiore fiducia agli utenti sui contenuti multimediali che popolano i feed.

Una strategia che guarda al futuro dell’imaging

L’introduzione dell’editing conversazionale e delle Content Credentials non è un caso isolato: fa parte di una strategia più ampia di Google per trasformare Foto in un punto di riferimento sia per la gestione della libreria personale sia per la creatività digitale.

In particolare, chi utilizza già un Pixel 10 potrà sperimentare per primo la novità, diventando di fatto un “beta tester” delle capacità conversazionali di Google Foto, come spesso accade con le novità software di Big G.

Non va dimenticato, inoltre, che la sfida non è solo tecnica ma anche culturale: infatti offrire a milioni di utenti strumenti potenti per la modifica delle immagini tramite AI senza generare confusione sull’autenticità delle immagini stesse è una sfida complessa.

L’equilibrio tra creatività a portata di testo o comando vocale e trasparenza sarà il vero banco di prova per Google.

Attualmente, come accennato, le due funzioni saranno disponibili in esclusiva sui Pixel 10, appena lanciati nel corso della diretta streaming ufficiale, e dovrebbero sbarcare sui dispositivi Android e iOS nel corso delle prossime settimane; sebbene non siano state ancora comunicate le tempistiche. Vi terremo aggiornati.