Chiunque utilizzi un altoparlante smart Google Nest o un dispositivo compatibile con Google Home, sa bene che l’Assistente Google non è più quello di una volta.
Tra i motivi si può menzionare l’imminente transizione a Gemini o per il peso degli anni ma il risultato è che i comandi vocali spesso falliscono, le risposte sono imprecise o in ritardo, e l’esperienza complessiva è frustrante, soprattutto per chi lo usava come centro nevralgico della domotica domestica.
Non è la prima volta che affrontiamo questo argomento, prendendo come riferimento solo gli ultimi mesi, abbiamo già parlato dei numerosi problemi del Google Assistant e di come Google stessa faccia fatica a correggerli e stare al passo di quelli che emergono con cadenza quasi settimanale.
In questo scenario, l’azienda ha fatto un annuncio che ha lasciato molti utenti quantomeno perplessi: alcune voci dell’Assistente sono state rinominate.
Una mossa di facciata, accusano in molti, soprattutto perché arriva in un momento in cui la piattaforma ha bisogno di tutto, di azione concrete per risolvere i problemi dell’assistente, tranne che di nuovi nomi. Facciamo ordine.
Indice:
Nuovi nomi per le voci Gemini, ma le funzioni (e i problemi) restano invariati
Come rilevato da 9to5Google, l’azienda ha aggiornato i nomi di sei delle dieci voci disponibili per la versione Gemini dell’Assistente su dispositivi Nest.
Il cambio, secondo Mountain View, punta a rendere queste voci più semplici da ricordare e da associare, ma nella pratica l’aggiornamento ha generato ulteriore confusione.
Ecco alcuni dei cambiamenti:
- Aloe diventa Bloom
- Verbena diventa Magnolia
- Ivy diventa Violet
- Jade diventa Pothos
- Eucalyptus ora è Calathea
- Pilea cambia in Amarylis
Tutti nomi ispirati al mondo vegetale, come da tradizione, ma spesso poco intuitivi per l’utente medio.
“Non sono un botanico, quindi non saprei dire se questi nomi abbiano davvero più senso”, ha scritto ironicamente un utente.
Ma la critica principale è un’altra: le voci restano identiche a prima, senza alcun miglioramento in termini di qualità audio, intonazione o espressività.
L’unica vera eccezione riguarda la voce Fern, che non cambia nome ma riceve una tonalità più calda rispetto a quella brillante usata in precedenza.
Il vero problema? L’Assistant non funziona
Questa attenzione quasi maniacale per il rebranding appare fuori luogo nel momento in cui l’Assistente Google su Home e Nest è in profonda crisi.
Da mesi, la piattaforma fatica a interpretare correttamente i comandi vocali, i dispositivi si disconnettono, le routine si attivano a intermittenza e la sensazione generale è quella di una tecnologia in stato confusionale.
Google ha ammesso l’esistenza del problema e promesso di lavorarci, ma la soluzione definitiva non sembra dietro l’angolo.
L’unica “vera” novità, come accennato, è il lento, parziale e regionale passaggio a Gemini, il nuovo assistente potenziato dall’intelligenza artificiale; di cui però non si sa nulla.
A differenza degli smartphone Android, dove l’adozione è già più avanzata e, oseremmo dire, quasi completa, su Nest e altri altoparlanti smart il passaggio è opzionale, limitato a pochi Paesi e ancora sperimentale.
Nessuna roadmap ufficiale è stata pubblicata, e chi sperava in un aggiornamento corposo resta in attesa.
Da utenti Google, questa fase di passaggio tra Assistant e Gemini sembra però più un limbo che una transizione vera e propria.
Chi ha già attivato Gemini sui propri dispositivi Nest non nota miglioramenti significativi, mentre chi resta con Assistant si scontra con una crescente instabilità.
Nel frattempo, Google continua ad aggiungere voci e filtri, come se l’aspetto cosmetico potesse compensare un’esperienza d’uso compromessa.
A pochi giorni dal cambio dei nomi, sono state infatti introdotte anche tre nuove voci Gemini, sebbene la loro disponibilità sia ancora limitata. Tutto fuorché la risoluzione dei problemi tanto richiesta dall’utenza.
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Un bug (finalmente) risolto nell’app Home
In mezzo al malcontento, arriva almeno una buona notizia per gli utenti Android. L’app di Google Home nella versione 3.37 ha risolto un fastidioso bug che affliggeva l’interfaccia per la creazione di routine su Android 16.
Come potete notare, il problema impediva l’accesso a pulsanti chiave come “Salva” o “Chiudi” nella schermata delle automazioni in quanto posizionati troppo in basso rispetto alla schermata, praticamente a filo con la barra di navigazione.
Anche elementi fondamentali come il menù a tre punti del generatore di script erano bloccati dietro la barra di sistema, di fatto accanto all’icona della batteria.
Il fix sembra essere stato distribuito lato server, senza alcun changelog rilevante nel lancio della versione originale dell’app. In ogni caso, le routine tornano ora ad essere pienamente modificabili, senza stratagemmi.
Un’altra miglioria che potete notare dalle schermata condivise dal portale statunitense, riguarda i titoli delle pagine i quali non sono più coperti dalla fotocamera frontale.
Altri elementi che erano stati influenzati includono l’azione “Rimuovi”, mentre l’impossibilità di “Salvare” alcune Azioni richiedeva agli utenti di ruotare lo schermo come soluzione temporanea.
Il problema, iniziato a giugno, era legato al fatto che Android 16 avesse smesso di permettere alle app che puntano all’ultima versione di rinunciare alla modalità edge-to-edge. Le Routine in Google Home sono gestite tramite una vista web, senza che altre parti dell’app siano state coinvolte.
Google Home sempre più sotto pressione e la concorrenza ringrazia
In conclusione, la situazione attuale riflette le difficoltà di Google nel mantenere una visione coerente e affidabile per l’ecosistema smart home.
Dopo anni in cui l’Assistente Google era considerato tra i migliori del settore, oggi gli utenti si trovano con un servizio poco affidabile, confuso e soggetto a cambiamenti cosmetici non richiesti.
Il passaggio a Gemini avrebbe dovuto rappresentare un salto qualitativo, una nota positiva, una ventata di aria fresca che potesse spazzare i dubbi e i malfunzionamenti ma la mancanza di trasparenza e la lentezza nel rollout stanno logorando la fiducia degli utenti i quali si trovano con due assistenti castrati che offrono esperienze inferiori alla concorrenza.
Nel frattempo, le alternative, Alexa in primis grazie all’arrivo di Alexa Plus, passando per i nuovi modelli come quelli di Samsung o delle startup, iniziano a guadagnare terreno e potrebbero seriamente accogliere gli utenti Google stanchi di aspettare dei miglioramenti e una transizione a Gemini che, allo stato attuale, sembrano un miraggio.