Oggi voglio raccontarvi la mia personale esperienza con Google Pixel 6, il top di gamma 2021 del colosso di Mountain View, a distanza di 7 mesi dalla sua presentazione e di 3 mesi dall’arrivo ufficiale sul mercato italiano.

Ormai lo uso come smartphone principale da parecchio tempo e, avendo seguito tutte le vicende e gli sviluppi legati a lui, in buona parte direttamente in prima persona, mi sono voluto porre una semplice domanda: ne vale ancora la pena?

Piacere di conoscerti, Google Pixel 6

In questo mio personale racconto voglio partire da lontano, cercando di dare a chi legge, anche nel caso in cui non si tratti di un enthusiast o di un utente possessore di Google Pixel 6, gli strumenti per comprendere appieno il mio punto di vista.

Stufo del mio precedente OnePlus 8T, smartphone soddisfacente ma investito dalla nefasta sorte che ha coinvolto la OnePlus degli ultimi tempi, ho deciso di acquistare un Google Pixel 6 per tornare “a casa”, anni e anni dopo rispetto al mio ultimo smartphone Android “puro” targato Mountain View, ovvero LG Nexus 5X.

Ho optato per la colorazione Sorta Seafoam (per farvi capire i miei gusti, il OnePlus 8T era Aquamarine Green…), nonostante non disdegnassi le altre due colorazioni Kinda Coral e Stormy Black, l’unica delle tre ad essere venduta ufficialmente sul Google Store.

Al suo arrivo, ho notato subito una confezione abbastanza sottiletta: non che mi aspettassi qualcosa di diverso visto che ormai sempre più produttori, e in sempre più fasce di prezzo, stanno riducendo all’osso le confezioni di vendita (anche se in Francia…).

Dettagli a parte, ho molto apprezzato la confezione, personalizzata a seconda della colorazione del Pixel 6 (questa alterna bianco e Sorta Seafoam sui lati e raffigura lo smartphone, nella colorazione scelta, sulla facciata superiore). Al suo interno, oltre allo smartphone, Google ha inserito la manualistica rapida, la spilletta per rimuovere il carrellino della SIM, un cavo dati con doppia uscita USB Type-C e un adattatore da USB Type-A a USB Type-C.

La confezione di vendita di Google Pixel 6

Come appare e cosa nasconde lo smartphone

Tolta di mezzo la confezione resta lo smartphone, il vero protagonista. Google Pixel 6 misura 158,6 x 74,8 x 8,9 millimetri e pesa ben 207 grammi. Se la parte anteriore dello smartphone, dove spicca un display AMOLED da 6,4 pollici con risoluzione Full HD+, refresh rate a 90 Hz e supporto allo standard HDR10+, con fotocamera in un foro circolare centrato e cornici forse un pelo più generose della concorrenza ma che integra un lettore delle impronte digitali, è piuttosto canonica, lo stesso non si può dire della parte posteriore, zona dello smartphone che Google ha voluto rendere iconica.

Lo smartphone, caratterizzato da una fascia orizzontale sporgente (si arriva a 11,8 mm) che contiene il comparto fotografico, si presenta con tre tonalità differenti di colore: un verdino tendente al giallo al di sopra del fascione, il nero che caratterizza il fascione, e un verdino più tendente all’azzurro al di sotto del fascione, zona in cui è presente anche la G di Google.

Google Pixel 6 Sorta Seafoam

Nonostante le dimensioni, non ho avuto difficoltà a impugnare lo smartphone che, seppur piuttosto pesante, appare ben bilanciato e, poggiato su una superficie piana, non balla (rispetto ai concorrenti) grazie al fatto che il fascione attraversa, da bordo a bordo, tutta la larghezza posteriore dello smartphone.

Tuttavia, ho ritenuto necessario da subito l’utilizzo di una cover per ottenere un maggiore grip: certo, non sono molto contento di mascherare il design particolare del mio Pixel 6; ritengo che una buona scelta di compromesso sia la cover Ultra Hybrid Crystal Clear di Spigen, da me acquistata su Amazon; un’altra cover che ho acquistato, e che vi consiglio per la qualità costruttiva e per il design apprezzabile è la Vault di Caseology, anch’essa acquistabile su Amazon e disponibile in varie colorazioni che ben si sposano con quelle originali dello smartphone.

Senza entrare troppo nei dettagli tecnici, Google Pixel 6 è uno smartphone di fascia alta spinto dal SoC proprietario, primo esperimento della casa, Google Tensor GS101 a 5 nm con CPU octa core e chip Titan M2, accompagnato da 8 GB di RAM e 128 GB di memoria interna. Il comparto fotografico è composto da una doppia fotocamera posteriore con sensore principale da 50 MP e ultra-grandangolare da 12 MP, e da una anteriore da 8 MP. La batteria è da 4620 mAh, con supporto alla ricarica rapida, cablata a 30 W e wireless a 21 W (oltre a supportare la ricarica inversa).

Come va un Google Pixel 6 a distanza di 7 mesi?

Ero inizialmente un po’ scettico su cosa aspettarmi da un SoC che non fosse la soluzione di punta di Qualcomm ma, già dalla prima configurazione, Google Pixel 6 mi è apparso reattivo, anche se ha scaldato un po’ e ha consumato un buon 20% di batteria.

Dal momento che nell’uso quotidiano ormai va bene anche un medio-gamma, lo smartphone non ha il minimo problema nel districarsi tra i social media, nella navigazione web o in tutte quelle app essenziali che ogni utente sfrutta quotidianamente, con i 90 Hz che non sono il massimo ma che comunque rendono godibile qualsiasi operazione. E, per inciso, Android 12 stock rappresenta un passo in avanti deciso rispetto ad Android 11: Google ha praticamente ridisegnato ogni aspetto del suo sistema operativo, continuando a implementare delle vere e proprie chicche esclusive per gli smartphone della famiglia Pixel.

Aggiornamenti sempre puntuali ma…

Il bello di avere un Pixel risiede anche nella velocità e nella puntualità con cui arrivano gli aggiornamenti software: patch di sicurezza aggiornate ogni primo Lunedì del mese, Pixel Feature Drop ogni 3 mesi, nuova versione software ogni volta che viene resa disponibile.

Google Pixel 6, nei mesi, è potuto maturare parecchio grazie a tutti gli aggiornamenti software ricevuti ma, ahimé, come molti di voi sapranno, lo smartphone è affetto da alcuni problemi di gioventù sin dal lancio che ancora, dalle parti di Mountain View, non sono riusciti a risolvere. Badiamo, non mi riferisco alla gioventù del dispositivo, che ormai ha 7 mesi, ma mi riferisco alla gioventù del progetto, il nuovo corso avviato da Google proprio con Pixel 6 e il fratello Pixel 6 Pro, primi smartphone fatti interamente in casa.

Accordare hardware e software non è sempre una passeggiata e la situazione attuale ne è la prova provata: lag sporadici, drain casuali della batteria, chiamate rifiutate in autonomia, riavvii di punto in bianco, sensore della luminosità che impazzisce, suonerie che si resettano; potrei continuare questa lista, ma a che pro?

Nessuno, almeno secondo me. Consultando tutti i forum e i thread in cui è accesa la discussione su Google Pixel 6, i problemi sono i più disparati ma non affliggono tutti gli utenti né, tantomeno, li affliggono allo stesso modo; inoltre, Big G è costantemente al lavoro per risolvere i problemi dei suoi smartphone: già il prossimo Feature Drop di giugno o, più probabilmente l’arrivo di Android 13, potrebbero segnare una svolta, quasi l’inizio di una nuova vita per lo smartphone.

Google Pixel 6 Android 12 patch di sicurezza maggio 2022

Autonomia e connettività: ci siamo

Tralasciando tutto ciò, non sono un utente che necessita di ricarica super mega wow o di autonomia infinita: termino la giornata con, in media, il 25-30% di autonomia residua, dopo circa tre ore e mezza di schermo acceso spalmate in 16 ore di utilizzo, e lo ricarico la notte, senza troppi patemi d’animo. Per chi cerca uno smartphone dall’autonomia mostruosa o che si ricarica in un lampo, Google Pixel 6 non è sicuramente il compagno ideale. Va comunque detto che, ogni tanto, lo smartphone in standby consuma in maniera anomala, mangiando inaspettatamente qualche punto percentuale di carica residua.

Durante il mio utilizzo, non ho riscontrato alcun problema per quanto concerne la connettività: zero problemi con il Bluetooth, velocissimo e stabile, con il Wi-Fi, con l’NFC o con i sistemi di geolocalizzazione. Tutto ok anche per quanto concerne la ricezione in 4G e in 5G, benché la mia esperienza mi porti a sconsigliare l’acquisto di questo smartphone ai clienti Fastweb (che non lo ha ancora aggiunto alla lista degli smartphone certificati, rendendo impossibile la registrazione sulle reti di quinta generazione). Ho, invece, avuto zero problemi con Vodafone.

Anche durante le chiamate, Google Pixel 6 si comporta benissimo: zero tocchi involontari (santo sensore di prossimità), volume abbastanza buono e microfoni tarati piuttosto bene fanno sì che l’esperienza sia soddisfacente tanto per voi quanto per l’interlocutore.

Google Pixel 6 Dati ciclo di ricarica con GSam Battery Monitor

Un comparto multimediale che fa ciò che promette

Lato audio, Google Pixel 6 si comporta piuttosto bene: non c’è il jack audio, nessuna sorpresa, ma gli altoparlanti stereo (speaker inferiore + capsula auricolare) fanno il loro dovere (seppur senza bassi profondi) e poggiando lo smartphone su una superficie non assorbente otterrete immediatamente un boost al volume. In cuffia, invece, la situazione è assolutamente di livello, tanto per la stabilità della connessione, quanto per la qualità del suono (certo, molto dipende anche dalle cuffie).

Chiusa questa breve parentesi, resta da analizzare il comparto fotografico, da sempre punto forte degli smartphone Made by Google grazie all’eccezionale algoritmo di cui è pervasa la Google Fotocamera, visto che Google, per la prima volta, doveva misurarsi con il nuovo sensore da 50 megapixel con cui Big G ha mandato in pensione il vecchio da 12,2 megapixel (rispolverato per il Pixel 6a).

Sebbene immagino che Google possa tirare fuori ancora più qualità, ottimizzando e calibrando ulteriormente gli algoritmi di scatto per il nuovo sensore, Google Pixel 6 è in grado di difendersi e regalare buoni scatti in qualsiasi condizione di luce, grazie anche alle modalità specifiche che sfruttano l’intelligenza artificiale per regolare a dovere gli scatti.

Le chicche presenti in Google Foto, poi, rendono ancora più unica l’esperienza in “post-produzione”, consentendo agli utenti di modificare gli scatti per tirarne fuori il meglio. Nel complesso, quindi, l’esperienza fotografica è molto soddisfacente, con Pixel 6 che fa appieno ciò che promette.

Ok tutto ma, in generale, cosa mi è piaciuto e cosa non mi è piaciuto?

Prima di trarre le conclusioni e dopo avervi raccontato un po’ la mia esperienza con Google Pixel 6 in maniera più oggettiva possibile, vorrei togliermi la maschera e sbilanciarmi un po’ sugli aspetti che mi hanno colpito positivamente e negativamente dello smartphone.

Piccolo disclaimer: si tratta di considerazioni assolutamente personali che potrebbero scontrarsi con il pensiero, con il giudizio o con l’esperienza di molti altri utenti.

Il Google Pixel 6 mi ha fatto sentire a casa sin da subito: è tutto al posto giusto, non vi sono app duplicate (molto fastidioso su alcuni smartphone in particolare), il comparto fotografico è superiore rispetto a quello del mio smartphone precedente (un OnePlus 8T), le prestazioni sono da top gamma. Vorrei fare un plauso anche alla solidità costruttiva e al design iconico, seppur discutibile, scelto da Google per rendere unici i propri smartphone in un mondo costellato di prodotti tutti uguali.

Tra gli aspetti negativi, invece, inserisco indubbiamente i metodi di sblocco: non è presente lo sblocco col volto e il lettore delle impronte digitali ci prende una volta su due (per non dire una volta su tre). Un altro punto a sfavore è legato agli aggiornamenti software che, seppur tempestivi e ricchi di novità, non sono ancora riusciti ad appianare molti dei bug di gioventù dello smartphone.

Infine, ma mi rendo conto che si tratti di un qualcosa di puramente soggettivo, penso che Google avrebbe potuto ulteriormente ottimizzare le cornici attorno al display del proprio Pixel 6, ben più importanti rispetto agli smartphone della concorrenza: sarebbe stato un eccellente smartphone compatto.

Vale ancora la pena di scegliere un Google Pixel 6?

Nonostante tutto ciò che vi ho raccontato in precedenza, ritengo che Google Pixel 6 sia uno smartphone più che valido e che, tutto sommato, venga proposto ad un prezzo corretto rispetto a ciò che si trova in giro, ovvero 649€. Considerando che spesso e volentieri lo smartphone si trova a circa 70-100€ in meno rispetto al suo prezzo di listino (ad esempio, sullo store ufficiale di Google è al momento venduto a 579€), la questione si fa decisamente più interessante.

Consiglierei un Google Pixel 6 a coloro che cercano qualcosa di diverso, di un po’ particolare ma che sia comunque in grado di garantire prestazioni al top pur avendo, ancora, alcuni difetti di gioventù. Per chi desiderasse il boost dello zoom ottico c’è Pixel 6 Pro, più ingombrante ma più performante lato fotografico. Per i più curiosi, invece, sta per arrivare il “piccolino” (e più economico) Pixel 6a.

Nel complesso sì, a distanza di 7 mesi dal lancio, ritengo che valga ancora la pena di scegliere un Google Pixel 6. A meno che non abbiate la pazienza di aspettare i prossimi Pixel 7, sia chiaro.

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