Google torna a fare sul serio. Dopo un 2020 passato un po’ in sordina, con il lancio di un Google Pixel 5 un po’ troppo conservativo, ecco arrivare sul mercato Google Pixel 6 e Google Pixel 6 Pro, due prodotti destinati a rilanciare di fatto un progetto ambizioso. Le novità di questi prodotti sono sia hardware che software: da una parte il nuovo SoC Google Tensor, dall’altra il rinnovato Android 12 con interfaccia Material You. In questa recensione vediamo più nel dettaglio la versione più grande del nuovo duo: Google Pixel 6 Pro.

Unboxing di Google Pixel 6 Pro

All’interno della confezione c’è meno dell’essenziale: lo smartphone e il cavo USB Type-C. Assente invece il caricabatterie così come nelle confezioni degli smartphone Apple e Samsung.

Video recensione di Google Pixel 6 Pro

Design & Ergonomia

Google Pixel 6 Pro costa 899 Euro e indicativamente li vale tutti, per lo meno per come è stato disegnato, pensato e costruito. La qualità al tatto e quella percepita è di altissimo livello, paragonabile benissimo a un Samsung Galaxy S21 Ultra o un iPhone 13 Pro Max, questo non era scontato dato che Google è sì un colosso ma non produce moltissimi smartphone.

È un concentrato di tecnologia distribuito su circa 163.9 x 75.9 x 8.9 mm e 210 grammi di peso, non particolarmente leggero dunque ma realizzato a regola d’arte per offrire una certificazione contro acqua e polvere massima, ovvero IP68.

Frontalmente c’è il display di tipo OLED da 6,7” a 120 Hz e risoluzione QHD+, curvo ai lati. La qualità c’è tutta e il comparto multimediale stesso è di un livello che possiamo definire al top, solo l’audio è leggermente inferiore al flagship della Mela ma niente per cui ci si possa lamentare.

Anche la vibrazione e il corredo dei suoni è studiato nel dettaglio, per ogni azione c’è una risposta che sia di tipo tattile con una leggera vibrazione secca e piacevole o un suono. Come ad esempio per il sensore di impronte: appoggi il dito e vibra per comunicare l’inizio della lettura dell’impronta e poi una seconda vibrazione conferma lo sblocco. Piacevole ma purtroppo anche un po’ lento, sicuramente più paragonabile alla velocità di uno smartphone Samsung che di un Oppo o un OnePlus che sono fulminei.

Funzionalità

Android 12 e Material You: sono questi i due ingredienti software che compongono l’interfaccia utente di Google Pixel 6 Pro. Un’interfaccia non più snella, semplice e scarna di funzioni ma un vero e proprio concorrente delle più blasonate One UI di Samsung o ColorOS di Oppo. La sensazione è che Google non voglia più dimostrare come funzioni Android o indicare la strada che gli altri brand devono seguire, quasi più offrire una valida e concreta alternativa a ciò che c’è sul mercato.

La “Pixel Experience” è sempre più completa e pronta all’uso, per questi Pixel 6 ci sono tra l’altro delle funzioni esclusive:

  1. la prima sono le scorciatoie per copiare l’indirizzo di una pagina web direttamente dal multitasking oppure salvare uno screenshot e analizzarne o condividere gli elementi di questa schermata;
  2. poi c’è la gomma magica nella modifica delle foto, una funzione che abbiamo già visto su altri smartphone ma che funziona dannatamente bene, permette di rimuovere persone o elementi semplicemente selezionandoli, l’intelligenza artificiale fa il resto;
  3. altra funzione interessante è la traduzione istantanea dei testi a schermo, se aprite un testo in inglese lo smartphone automaticamente vi chiede se volete rimpiazzare il testo con la traduzione in italiano;
  4. infine c’è il game launcher che permette di sfruttare determinate funzioni mentre stiamo giocando come altrerare le prestazioni, ridurre le notifiche di disturbo o iniziare una live su YouTube.

Poi non mancano tutte quelle funzioni che vi ho mostrato nel video su Android 12 definitivo come gli indicatori di notifica personalizzati per quando un’applicazione utilizza la fotocamera o il microfono, i collegamenti rapidi per disattivare di sistema fotocamera e microfono o la dashboard sulla privacy che permette di avere uno spaccato giornaliero su quali permessi sono stati utilizzati e da quali applicazioni.

L’aspetto centrale del Material You però è la personalizzazione: cambiando lo sfondo cambiano i colori primari dell’interfaccia, tutto diventa più omogeneo e piacevole da utilizzare, soprattutto unito alle numerose transizioni e animazioni che arricchiscono e completano l’esperienza d’uso.

Fluidità e reattività completano il pacchetto regalando una resa globale simile a quello che Apple concretizza da tempo sui suoi iPhone.

Prestazioni

All’interno dei Google Pixel 6 la novità più importante è il cuore pulsante: Google Tensor. Nuovo SoC disegnato e progettato da Google in particolare per sviluppare sempre di più i processi di machine learning e intelligenza artificiale. Lato prestazioni ovviamente è al vertice, i benchmark lo confermano ma su questo punto non c’è vero e proprio balzo in avanti anche perché diciamolo, non è che ce ne sia poi tanto bisogno. Dove invece ha stacca decisamente la concorrenza è nei benchmark legati proprio al machine learning dove raggiunge risultati quasi doppi rispetto ai migliori processori mobile in circolazione.

Missione compiuta dunque: Google è di fatto riuscita nel suo intento principale. Il suo compito sarà quello di lavorare in background per migliorare li scatti, ottimizzare la batteria ma soprattutto come Google ha detto in fase di presentazione, conoscerci e in base alle nostre abitudini adattarsi. Al momento però, non c’è nulla di questo.

Purtroppo un grande neo di questo smartphone è il software, che sembra tutto fuorché ottimizzato: Android 12 è appena arrivato e presenta ogni tanto qualche bug come ad esempio la tendina delle notifiche che diventa semi trasparente invece che bianca, oppure le notifiche di gmail che una volta archiviate non presentano più il pulsante annulla. Dove però si vede la poca ottimizzazione è su fotocamera e batteria.

Fotocamera

Il comparto fotografico rappresenta una delle rivoluzioni principali di questo Google Pixel 6 Pro, principalmente nell’aspetto hardware che finalmente è stato rinnovato rispetto al passato. È dotato infatti di tre sensori sul retro:

  • 50 MP, f/1.9, 25mm (grandangolare)1/1.31″, 1.2µm, omnidirectional PDAF, Laser AF, OIS;
  • 48 MP, f/3.5, 104mm (tele-obiettivo), 1/2″, 0.8µm, PDAF, OIS, 4x optical zoom;
  • 12 MP, f/2.2, 17mm, 114˚ (ultra grandangolare)1.25µm.

Mentre frontalmente c’è un unico sensore fotografico da 11.1 MP, f/2.2, 20mm (ultra grandangolare), 1.22µm.

La google camera è sempre stata il punto di riferimento di tutte le applicazioni fotocamera ma su questo Pixel 6 Pro manca qualcosa. Anche qui la premessa è d’obbligo: gli scatti, o comunque alcuni scatti, sono davvero ben riusciti, ci sono anche diverse modalità di scatto fotografico tra cui movimento, che crea una sorta di effetto panning, lunga esposizione, ritratto ma non solo. Nella modalità video invece ci sono ben 4 modalità di stabilizzazione tra cui quella cinematografica che fa un ottimo lavoro.

Altre volte però le foto non reggono il confronto con gli altri top di gamma: a volte sono poco incisive, altre hanno una nitidezza mal calibrata, altre ancora, specie in ambienti poco illuminati, non sono sufficientemente convincenti. Confermo quanto detto nell’anteprima: è come se l’algoritmo non fosse calibrato sui nuovi sensori fotografici che sono molto diversi dai quelli utilizzati sui precedenti Pixel.

Lato hardware comunque il passo in avanti c’è un po’ su tutti i sensori; grazie al sensore teleobiettivo 4X inoltre si possono fare ingrandimenti digitali fino a 20x molto puliti e poco rumorosi.

A mostrare il lato peggiore però ci sono i selfie: molto contrastati, molto nitidi, un po’ scuri. Insomma, si può e Google deve fare di più, siamo nel suo campo, quello software, e ci aspettiamo una resa da primo della classe come è stato finora. Proprio su questo punto sono sicuro arriveranno aggiornamenti correttivi prossimamente.

Batteria & Autonomia

Altro aspetto cruciale di Google Pixel 6 Pro è la batteria. In termini tecnici ha i minuti per offrire una durata degna di questo nome: al suo interno c’è infatti un modulo da poco più di 5000 mAh e il processore progettato in casa dovrebbe essere parsimonioso nei consumi. Nella realtà anche qui torna il discorso di una scarsa ottimizzazione: impossibile fare più di 4 ore e mezza di display acceso durante la giornata tenendo tutte le impostazioni al massimo. Un’autonomia che potremmo ritenere accettabile ma comunque risicata.

Per lo meno la ricarica rapida ha ricevuto un piccolo miglioramento rispetto al passato supportato ora i 30 W, per cui si ricarica da 0 a 100 in poco più di 1 ora e 30 minuti. Supporta anche la ricarica wireless fino a un massimo di 23 W.

In conclusione

Pixel 6 Pro è il nuovo smartphone di punta di casa Google e ha un prezzo di listino pari a 899 Euro. Non male se si pensa che tutti gli altri top di gamma costano almeno 2-300 Euro in più ma complice la svalutazione sul mercato di questi ultimi, le cifre si stanno un po’ eguagliando, discorso iPhone a parte.

Un prodotto che come avrete capito ci è piaciuto molto, sia perché rappresenta la filosofia di Google sia perché è davvero ben realizzato e soprattutto diverso dagli altri. Ovviamente tutto questo stona con l’ottimizzazione che non è stata fatta, soprattutto considerando da un’azienda che vive di software, ci aspettiamo quindi degli aggiornamenti che vadano a migliorare la situazione soprattutto sugli aspetti di batteria e fotocamera.

Al momento dunque vi consigliamo di rimandare l’acquisto ad almeno quando arriverà ufficialmente in Italia, ovvero nel primo trimestre del 2022. Una cosa però è certa e rimane: a partire da questo smartphone, Google può fare il buono e il cattivo tempo e siamo sicuri che ne vedremo delle belle.

Pagella

9.0
Design
8.3
Funzionalità
9.4
Prestazioni
8.0
Fotocamera
7.2
Batteria
8.6