I problemi agli occhi per via dello smartphone sono un fastidio da non trascurare. Trascorriamo mediamente dalle due alle quattro ore al giorno con lo sguardo fisso sullo smartphone e non soltanto la nostra postura può risultare compromessa e danneggiata, ma anche e soprattutto lo stato di salute della nostra vista. Insomma, a meno che non si utilizzi il cellulare come lettore mp3 o in vivavoce/Bluetooth, avremo sempre gli occhi puntati sul display, con inevitabili conseguenze per il nostro organismo.

Facciamo il punto per prendere più coscienza dei rischi a breve e lungo termine, come cercare di risolvere prima che sia troppo tardi e quando le avvisaglie si sono già manifestate, infine possibili cure e consigli pratici.

Che cos’è la luce blu

Gli smartphone sono caratterizzati dalla cosiddetta luce blu ossia l’illuminazione artificiale che accende il retro del display (i modelli più recenti hanno pixel auto-illuminanti come per la tecnologia OLED). La luce blu è caratterizzata da una lunghezza di onda molto corta e una maggiore frequenza che – secondo alcuni studi, vedi sotto – provoca danni presto detti: arrossamento, irritazione, secchezza, affaticamento, visione offuscata fino a problemi più gravi come mal di testa e alle orbite e disturbi al sonno.

Ma perché allora i produttori continuano a puntare sulla luce blu? Perché rispetto a quella gialla è più gradevole alla vista e crea una illuminazione più contrastata con il beneficio di poter captare più dettagli e, in generale, una nitidezza maggiore. Inoltre, migliora la visuale sotto la luce solare.

La luce blu è dannosa

Cosa succede al nostro organismo quando siamo esposti alla luce blu? Secondo quanto raccontato da uno studio condotto dall’Università di Toledo negli Stati Uniti e pubblicato sulla rivista Scientific Reports, la luce blu stimolerebbe i fotorecettori, ovvero le cellule sensibili alla luce posizionate sulla retina, il pigmento retinale verrebbe attivato a ogni stimolo, ma con la luce blu inizierebbe a lavorare male e non correttamente.

Questo perché sembra che verrebbe alterato uno dei componenti della membrana plasmatica cellulare con la scomparsa di diversi fotorecettori. Il fotorecettore letteralmente morirebbe quando nel citoplasma viene registrato un aumento della concentrazione di calcio e quando muore non potrà mai più essere rigenerato.

Si potrebbe cosi cadere nell’insorgenza di una patologia chiamata degenerazione maculare dovuta alla morte dei fotorecettori. Senza arrivare alla cecità che è la conseguenza ultima, si può avere difficoltà a leggere e a riconoscere i volti, attività fondamentali per la nostra quotidianità.

La luce blu non è dannosa

Tuttavia, ci sono posizioni diametralmente opposte che affermano che la luce blu non sia diretta responsabile di questi danni sopra citati e che, anzi, non comporti problemi così consistenti. Ad esempio l’American Academy of Ophtalmology (Aao) – associazione no-profit di oftalmologi statunitensi – che spedisce al mittente gli allarmi. La critica mossa sottolinea come le cellule utilizzate per il test non provengano dalla retina o dall’occhio e siano state sottoposte solo alla luce artificiale del laboratorio e non a quella del Sole.

Utilizzare lo smartphone di notte

Un’abitudine comune da cassare il prima possibile è quella di utilizzare lo smartphone di notte e/o prima di addormentarsi. Al netto di esigenze imprescindibili che ci portano a dover mantenere il cellulare acceso durante il periodo di riposo, per eventuali situazioni lavorative o famigliari, è sempre meglio posizionare il telefono lontano dal letto. E spento.

Se si vuole sfruttare come sveglia, meglio attivare la modalità aera (swipe dall’alto verso il basso e tap sull’icona dell’aeroplano) per disattivare le connessioni Wi-Fi, Bluetooth e modulo cellulare. Questo, non solo per via del discorso sulle onde elettromagnetiche, ma soprattutto perché così si evita di svegliarsi quando si ricevono notifiche (come ad esempio per social network, instant messaging e così via) e accendere lo schermo.

Quando si accende lo schermo di notte, le nostre pupille sono dilatate al massimo e gli occhi sono abituati al buio. Di conseguenza, lo shock sarà notevole, come quando qualcuno ci punta i fari abbaglianti mentre guidiamo dopo il tramonto. A parte questo primo momento di difficoltà per i nostri occhi, la luce artificiale, seppur alla minima intensità, è ancora più dannosa durante la notte e inficia il riposo e la qualità del sonno. Questo perché il nostro cervello viene attivato eccessivamente, quando invece chiede e necessita di riposo.

Stesso discorso prima di addormentarsi. Buona parte della popolazione mondiale osserva proprio lo smartphone prima di chiudere gli occhi, ma questa cattiva pratica va a rallentare il rilassamento dell’organismo con un sonno che arriverà più lento e meno profondo. Dunque, come peraltro fa Cristiano Ronaldo stesso, meglio evitare l’uso dello smartphone almeno 15, meglio 30 minuti prima di dormire.

Come proteggersi dalla luce blu

Rimane dunque il discorso che la luce blu sia dannosa la sera prima di addormentarsi se non addirittura durante la notte. Per fortuna ormai di serie sia su Android sia su iOS c’è la possibilità di sfruttare il filtro pre-configurato che modifica la lunghezza d’onda e la frequenza facendo tendere le sfumature più al giallo più tiepido.

Da Android si può effettuare uno swipe dall’alto verso il basso aprendo l’elenco delle opzioni rapide finché si incontra Protezione occhi con l’icona appunto di un occhio. Con un tap si accende il filtro di serie. Da iOS si va su Impostazioni > Display e luminosità > Notturna.

Ricordiamo, peraltro, che la luce blu sopprime la produzione di melatonina con conseguente squilibrio dei ritmi circadiani del nostro organismo e relativo scombussolamento dell’alternarsi del sonno e veglia.

La sindrome dell’occhio secco

Questa sindrome colpisce il 90% degli over 50 e può anche scendere nell’età per l’uso intensivo dello smartphone. Quando infatti la nostra attenzione è fissa sul display, diminuisce il numero di battiti di palpebre e l’occhio si asciuga. Più si prosegue in questa situazione più si corre il rischio che diventi cronica col risultato che si dovrà poi ricorrere a lacrime artificiali e composti che umettano. Specialmente se si indossano lenti a contatto, che aumentano ancora di più l’effetto asciutto.

Se si indossano occhiali multifocali, meglio spendere di più per puntare sulle lenti “office” che ottimizzano la visione da vicino e media distanza risultando ideali per chi lavora al computer. Infine, le già citate pause sono benefiche anche in questo caso, meglio ripeterle ogni ora.

Le app per proteggere gli occhi

Ci sono alcune applicazioni che possono andare a tutelare e salvaguardare i nostri occhi, eccone tre molto pratiche:

  • Twilight: regola automaticamente la luminosità e il contrasto dell’immagine, anche in base al livello di luce ambientale e orario.
  • Blue Light Filter: cinque preset di tonalità diversa per limitare l’emissione di raggi dannosi
  • EasyEyes Free: app gratuita che evita shock agli occhi regolando al meglio la luminosità e evitando picchi

Gli esercizi per proteggere gli occhi

Rimangono i dati che raccontano come il 70% dei frequenti utilizzatori di dispositivi tecnologici sviluppa disturbi visivi come la messa a fuoco e di lettura, la già citata secchezza e mal di testa. Inoltre, il 30% sviluppa la miopia che necessità di occhiali da vista o lenti a contatto correttive.

Un possibile esercizio correttivo è quello relativo alla convergenza, poco sollecitata da un uso imponente dello smartphone. Si dovrà coprire un occhio alternativamente all’altro e avvicinare una penna, o un altro oggetto, dalla punta del naso a un punto più lontano, lentamente. Infine, osservare con entrambi gli occhi.

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