Temu, tra le app preferite dalla Gen Z, è al centro di un’indagine formale avviata dalla Commissione Europea già alla fine dello scorso anno e che ora è entrata in una fase cruciale dalla quale la nota piattaforma cinese di e-commerce potrebbe uscire con una pesante sanzioni per non conformità al Digital Services Act (DSA).

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Il caso Temu

Alla fine dello scorso anno la Commissione Europea ha iniziato a indagare nei confronti di Temu per diverse criticità legate sia alla vendita di prodotti illegali, contraffatti e potenzialmente pericolosi, ma anche per l’adozione di pratiche poco trasparenti e responsabili di causare dipendenza. A distanza di nove mesi, l’indagine si è ampliata e approfondita, con l’emergere di nuovi elementi che potrebbero aggravare la posizione dell’azienda.

L’inchiesta era partita dopo la consegna da parte di Temu del rapporto di valutazione dei rischi legato al funzionamento della piattaforma nell’Unione Europea. Nel frattempo Temu è stata formalmente designata come Very Large Online Platform, ovvero una piattaforma che raggiunge almeno 45 milioni di utenti attivi al mese in Europa. Questo riconoscimento la obbliga a rispettare pienamente il Digital Services Act, proprio come accade per altri colossi come Amazon, Zalando e AliExpress. Oltre agli obblighi del DSA, Temu è chiamata a garantire l’accesso ai suoi sistemi agli enti di ricerca, a rendere trasparenti gli algoritmi di raccomandazione e a dimostrare di avere strumenti efficaci per individuare e rimuovere contenuti o prodotti illeciti.

Con l’approfondimento delle indagini, la Commissione Europea ha ora individuato ulteriori aspetti critici. In particolare, viene contestato il mancato monitoraggio della quantità di prodotti illegali venduti sulla piattaforma, la presenza di recensioni false e sconti fuorvianti e un design dell’app pensato per mantenere gli utenti attivi più a lungo possibile, sfruttando meccanismi simili a quelli dei social network. Anche la trasparenza degli algoritmi e l’accesso ai dati per finalità di ricerca sono considerati insufficienti rispetto agli standard previsti.

Se le accuse verranno confermate, Temu potrebbe andare incontro a sanzioni fino al 6% del proprio fatturato globale, una cifra che, sulla base delle stime del 2024, potrebbe superare i quattro miliardi di dollari.

Il ruolo dell’Unione Europea

Il caso Temu, così come quello di Shein e altre app nate in Cina e rapidamente esplose in Occidente, mette alla prova sia le nuove normative europee in materia digitale, sia l’autorevolezza e la forza dell’Unione Europea. Nei giorni in cui la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha raggiunto un accordo sui dazi commerciali con il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, il Vecchio continente si trova di fronte a sfide che vanno ben oltre la singola regolamentazione di una piattaforma di vendita online. La questione, infatti, è molto più complessa e articolata e coinvolge la forza politica internazionale dell’Unione Europea nel far rispettare le proprie norme anche nell’ottica di rafforzamento della propria sovranità tecnologica.