Periodo di cambiamenti per quanto riguarda lo SPID: lo scorso maggio il servizio di Aruba è diventato a pagamento, e dal prossimo luglio anche InfoCert seguirà proponendo un canone annuo. Per gli altri provider non cambia nulla, almeno per ora: sempre da luglio, c’è il rischio che il servizio di identità digitale possa diventare a pagamento per tutti. Tutto è legato ai finanziamenti pubblici e ai rinnovi: vediamo cosa sta accadendo.
Lo SPID potrebbe diventare a pagamento per tutti: le incertezze tra rinnovi e fondi in ritardo
Lo SPID viene ormai utilizzato da milioni di cittadini italiani, anche se negli ultimi tempi si parla sempre di più della possibilità che possa essere soppiantato dalla CIE, ossia la carta di identità elettronica. Lo usiamo per l’accesso ai vari portali (INPS, Agenzia delle Entrate), all’app IO per i servizi della Pubblica Amministrazione (con tanto di patente e documenti con IT Wallet), per la richiesta di bonus, per la prenotazione di visite mediche e per tanto altro, compresa l’attivazione delle SIM e delle offerte telefoniche e le Constatazioni Amichevoli in caso di incidente.
Il Sistema Pubblico di Identità Digitale può essere attivato presso vari provider, o gestori, e due di questi hanno già annunciato un canone annuo di 5,98 euro: Aruba dallo scorso maggio, mentre InfoCert seguirà a ruota il prossimo 28 luglio. Perché queste mosse? Non si tratta semplicemente di una sorta di “effetto domino”, ma di scelte legate a fondi pubblici destinati a finanziare il servizio che risultano tuttora bloccati. C’è quindi il rischio che lo SPID possa diventare a pagamento per tutti, anche per gli utenti che si sono affidati a Poste (che detiene la stragrande maggioranze delle identità digitali).
Più del 90% degli accessi ai servizi digitali della Pubblica Amministrazione passano dallo SPID, con circa 1,2 miliardi di accessi durante lo scorso anno, e questo rende l’idea di quanto sia ormai diventato un servizio fondamentale per il cittadino. A luglio scade la convenzione tra lo Stato e i fornitori di SPID: più nel dettaglio, il 9 luglio inizia il periodo di tre mesi rispetto alla data finale di ottobre, nei quali è previsto l’avvio dei negoziati per il rinnovo di due anni. Non è da escludere che qualche provider possa sfilarsi, provocando un bel disagio per migliaia cittadini (se non per milioni, in base al gestore).
Nel frattempo, i 40 milioni di euro previsti da un decreto del 2023 e destinati a coprire i costi dei vari provider non sono ancora stati erogati, e senza quei fondi alcuni si sono ritrovati a gestire il servizio in perdita (con Aruba e InfoCert che hanno già deciso di “correre ai ripari”). Il finanziamento è stato formalmente approvato lo scorso marzo, ma regna ancora incertezza sugli effettivi tempi per l’erogazione dei pagamenti. Sembra inoltre difficile che gli operatori che hanno già introdotto o annunciato il canone annuale possano tornare indietro (anche se non è da escludere al 100%).
Il Codacons insorge e minaccia azioni legali
Vista la situazione, è già scattato l’allarme tra le associazioni di consumatori: il Codacons ha rilasciato un comunicato nel quale ha definito la situazione che si sta delineando come “gravemente lesiva dei diritti dei consumatori“.
“Negli ultimi anni sono stati incentivati a creare una identità digitale per accedere ad una moltitudine di servizi offerti dalla pubblica amministrazione e ora, per usufruire di questi stessi servizi, rischiano di ritrovarsi a pagare nuovi costi non preventivati“, si legge nel comunicato. “Una scorrettezza che aprirebbe la strada ad azioni legali contro lo Stato Italiano da parte di tutti i soggetti coinvolti, in relazione alla inadempienza verso gli operatori che gestiscono il servizio di identità digitale“.
Se la questione non si risolverà a breve e saranno applicati costi ai cittadini, l’associazione si dichiara pronta ad avviare “una valanga di cause risarcitorie contro lo Stato e Agid (Agenzia Italia Digitale) da parte degli utenti interessati, finalizzate al riconoscimento del rimborso delle spese sostenute a causa dei ritardi della Pubblica Amministrazione“.
Non ci resta che attendere per scoprire come si evolverà la situazione.