Xiaomi, produttore cinese di smartphone e tanto altro ma soprattutto uno dei principali OEM Android, è sfavorevole alla pratica dell’estrazione di APK tanto comune nel mondo del robottino verde, per fortuna Google non la pensa nello stesso modo.

Perché gli APK sono utili per il mondo Android

Nel corso degli anni, la possibilità di estrarre e condividere molto semplicemente i file APK, utilizzati per l’installazione di applicazioni (vi avevamo spiegato illo tempore in questa guida come procedere) è stata molto importante per l’ecosistema Android, rivelandosi un’autentica manna dal cielo per utenti curiosi e addetti ai lavori aventi la curiosità o la necessità di provare, ad esempio, le ultime novità introdotte con una versione di una determinata app.

Ma i vantaggi di questa pratica non finiscono di certo qui, anzi ce n’è uno ancora più significativo da ricordare: si pensi al caso in cui una nuova versione di un’app abbia portato con sé importanti problemi di funzionamento, ebbene in situazioni del genere gli utenti Android possono semplicemente rivolgersi a realtà come APK Mirror per scaricare una versione precedente dell’app problematica e non aggiornarla fino al rilascio di un aggiornamento ufficiale correttivo, in modo tale da poterla continuare ad utilizzare senza intoppi nel frattempo.

Quanto detto ancora non è bastato a convincervi? Bene, allora c’è un altro scenario un po’ al limite da considerare: poniamo il caso che siate sprovvisti di copertura Wi-Fi e che abbiate pochi dati mobili a disposizione, non sufficienti per scaricare un aggiornamento per un gioco o un’app; in questo caso potreste far eseguire il download ad un amico avente dati mobili in abbondanza e farvi inviare in locale il file APK da installare.

Xiaomi contro gli APK su dispositivi Android

Sebbene gli esempi menzionati dovrebbero essere sufficienti a dimostrare quanto, nell’uso di tutti i giorni, la possibilità di estrarre ed installare file APK sia un vantaggio importante per gli utenti di dispositivi Android, non tutti i produttori la pensano allo stesso modo, anzi c’è chi come Xiaomi è apertamente contrario a questa pratica e di recente ne ha dato dimostrazione.

Come sottolineato su Twitter dal solito e attentissimo Mishaal Rahman, un ingegnere di Xiaomi ha presentato una proposta all’Android Open Source Project (AOSP) volta ad impedire del tutto ai proprietari di dispositivi Android di estrarre file APK e copiarli dal proprio dispositivo al fine di condividerli. Alla base della richiesta di tale ingegnere del produttore cinese ci sarebbe la dichiarata necessità di tutelare “risorse private” che potrebbero essere in essi contenute.

Do not allow shell to obtain data apk

Apk may include some private resources, so we should not allow others to pull it.

Insomma, secondo lo sviluppatore di Xiaomi, le applicazioni per dispositivi Android dovrebbero essere disponibili al download soltanto mediante il Google Play Store o altri app store affidabili.

La buona notizia, per tutti coloro che non la pensano come Xiaomi, è che neppure Google sembra avere la minima intenzione di prestare orecchio ad una simile proposta, anche se probabilmente non per le ragioni che state immaginando.

Un Googler, infatti, ha deciso di mettere in evidenza la falla della proposta di Xiaomi: il blocco in questione riguarderebbe soltanto l’estrazione di APK da normali (“user”) build Android. Tuttavia, in un simile scenario, sarebbe sufficiente installare una debug build di Android per aggirare il blocco, insomma il metodo di protezione proposto da Xiaomi non servirebbe a proteggere un bel niente.

Vari altri Googler hanno commentato negativamente la proposta con argomenti perfettamente condivisibili: “Può un APK essere mai considerato privato?”, “Non credo ci si debba aspettare che i contenuti di un APK rimangano segreti. Non sono sicuro del motivo per cui dovremmo volerlo e, se anche lo volessimo, non c’è davvero un modo per garantirlo, neppure con questo cambiamento”.

Insomma, un bel segnale di apertura contro una proposta volta ad una maggiore chiusura dell’ecosistema Android.

Leggi anche: Android 11 è la versione più diffusa nel 2022, Android 12 ancora assente