Negli ultimi giorni abbiamo assistito ad un’ondata di indiscrezioni su Google Pixel 3 XL. E se ci limitassimo a dir questo non ritrarremmo appieno una vicenda che per frequenza e dovizia di particolari assomiglia ad un’ondata anomala.

In questo senso il rumor di ieri che ne ha (avrebbe) anticipato la confezione di vendita e la “recensione” di oggi sono rappresentativi. Ma qual è il motivo per cui Google Pixel 3 XL si è trovato al centro di un vero e proprio caso? Secondo alcuni, da Mountain View sarebbero partiti alcuni esemplari alla volta di alcuni tester.

Secondo altri, ed è quello di cui parleremo, alcune unità di pre produzione sarebbero state sottratte (illecitamente) all’azienda. Riflettendo sulla provenienza delle informazioni, la maggior parte di esse – nonché le più “clamorose” e dettagliate – è giunta da regioni russe ed una in particolare riporta un video su cui è sovrimpresso un link a Telegram.

9to5google ha approfondito la questione scoprendo che tramite quell’account è possibile acquistare tanto i Pixel 2 XL quanto i Pixel 3 XL. Non è possibile stabilire se una volta inviati i 2000 dollari richiesti (pagamento tramite PayPal o Bitcoin) per un’unità di quest’ultimo, effettivamente un corriere si presentasse alla porta dell’acquirente con il pacco, ma una delle possibili “soluzioni d’acquisto” propone il ritiro a Londra.

Il report è dettagliato e se siete curiosi vi invitiamo a leggerlo a questo indirizzo ma non è capace (e chi potrebbe esserlo se non Google?) di fare luce su un mistero che sembra essere destinato a rimanere fitto. Com’è possibile che una decina (o più) di Pixel 3 XL abbiano varcato dei confini protetti dalla massima riservatezza? Ma soprattutto: Google, cosa succede?