Il mondo è sempre più digitale e connesso, quindi non dovrebbe stupire che molti tradimenti vengano scoperti attraverso i vari dispositivi elettronici, come smartphone e tablet Android. Ma quanto scovato su questi ultimi può costituire un’effettiva prova nelle eventuali separazioni giudiziali tra coniugi? A quanto pare sì, ma non sempre: scopriamo tutti i dettagli grazie a un avvocato.

Occhio a cosa scrivete su chat e social, possono costituire prove in aula

Ormai non sono rari i casi in cui le relazioni parallele e clandestine vengano scoperte sbirciando chat e social del proprio partner, ma un messaggio inviato su WhatsApp, Facebook, Instagram e via dicendo può avere valore di prova in tribunale, in caso di separazione giudiziale. A spiegarlo è l’Avvocato Valentina Ruggiero, esperta in diritto di famiglia: “La Suprema Corte di Cassazione, con la sentenza numero 21657/2017, parla chiaro: ‘La relazione di un coniuge con estranei rende addebitabile la separazione ai sensi dell’art. 151 c.c., quando, in considerazione degli aspetti esteriori con cui è coltivata e dell’ambiente in cui i coniugi vivono, dia luogo a plausibili sospetti di infedeltà e quindi, anche se non si sostanzi in un adulterio, comporti offesa alla dignità e all’onore dell’altro coniuge“.

Molte persone continuano a pensare al web come se fosse un mondo a sé che non ha effetti sulla nostra vita, sentendosi libere di esprimersi senza pensare a eventuali conseguenze. Questo riguarda ovviamente qualsiasi ambito, persino i processi per separazione giudiziale. In realtà il mondo virtuale e quello reale sono sempre più sovrapposti, e quanto avviene in uno si può ripercuotere anche sull’altro.

A tal riguardo la giurisprudenza non è rimasta a guardare, come spiega sempre l’Avvocato Ruggiero: “Con l’evoluzione delle tecnologie si è anche evoluta la giurisprudenza in materia di prove nei processi per separazione giudiziale, per adeguarsi alle nuove abitudini di comportamento. Questo significa che ad oggi tutti i documenti quali foto condivise online, e-mail, SMS, chat su WhatsApp, su social network e altro, acquisiscono efficacia di piena prova“.

E non è finita qui, perché tutto questo può anche rendere più semplice stabilire ulteriori aspetti: “Quindi, è più semplice provare la responsabilità dell’altro coniuge, sia per l’aspetto di responsabilità per addebito, sia per l’aspetto economico, dimostrando magari il tenore di vita dell’altro coniuge tenuto con l’amante“, prosegue l’Avvocato. “Tali strumenti possono anche essere rafforzati da prove e testimoni. Il nostro ruolo di avvocati con tali strumenti è facilitato, poiché tutti gli scambi di messaggi che prima erano solo orali, e che quindi erano difficili da provare e da scoprire, ora nella maggior parte dei casi sono scritti e tracciabili.

C’è però un “ma”, che potrebbe sembra scontato, ma non sempre lo è: tutto questo deve riguardare “strumenti pubblici e che non siano stati reperiti violando la privacy del soggetto, diritto che non decade di certo con il matrimonio. Ad esempio, possiamo usare qualcosa che è stato pubblicato su Facebook o e-mail ritrovate nella casa familiare o inviate ad account comuni, ma non possiamo entrare abusivamente nell’account del partner o sottrargli il telefono“.

Insomma, il succo è sempre quello: bisogna fare attenzione ai fatti privati che si spiattellano sui social e alle cose che si scrivono, soprattutto se si ha qualcosa da nascondere…

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