Il rapporto di qualche giorno fa di Sensor Tower sulla popolarità di Telegram e Signal ai danni di WhatsApp ci pone davanti una realtà ben conosciuta: da quando l’applicazione di Facebook ha annunciato l’arrivo dei nuovi Termini di Servizio, c’è stato un fuggi fuggi generale verso le sopracitate applicazioni di messaggistica istantanea. Il motivo? La ricerca di soluzioni che possano in qualche modo offrire una migliore tutela della privacy; lo stesso obiettivo che ad esempio ha portato il responsabile dell’autorità della privacy di Amburgo di emanare un ban di tre mesi contro WhatsApp.

Telegram fa uno scivolone

In un apparente ed innocuo tweet pubblicato dall’account ufficiale di Telegram durante la giornata del 14 maggio, si è aperta una piccola discussione niente di meno che con l’account ufficiale di WhatsApp. Infatti, com’è possibile notare dall’immagine sottostante, dapprima Telegram aveva deriso WhatsApp consigliando gli utenti di cestinare WhatsApp e Facebook, evidentemente spingendo l’utente ad abbracciare soluzioni migliori. WhatsApp, senza farsi attendere, ha risposto al tweet sottolineando come le chat di Telegram non siano automaticamente crittografate end-to-end.

Telegram, a questo punto, ha fatto un passo falso affermando che le chat crittografate di WhatsApp sarebbero accessibili da Apple (tramite iCloud), da Google (tramite Google Drive) e da WhatsApp stessa. In realtà, come ha sottolineato lo sviluppatore Alessandro Paluzzi in risposta alla vicenda, né Google né Apple posseggono le chiavi per decriptare i database .crypt12 su cui vengono salvate tutte le informazioni delle chat. Inoltre, a tutto ciò si aggiunge anche la possibilità di proteggere ulteriormente i backup di WhatsApp salvati sul cloud grazie all’utilizzo di una password supplementare.

Cosa ne pensate della vicenda? Chi, secondo voi, ha ragione tra WhatsApp e Telegram?