Ebbene sì, sono già passati tre anni (poco più) da quell’11 maggio 2017, giorno in cui arrivò tra le mie mani un Samsung Galaxy S8 nella splendida colorazione Orchid Gray. Il prezzo di acquisto fu favorevole grazie a una promozione, ma anche se fu quest’ultimo dettaglio a far pendere definitivamente l’ago della bilancia nella sua direzione, puntai su Galaxy S8 principalmente per altri motivi (che vi spiegherò tra poco).

In questo editoriale vorrei spiegarvi però non solo perché l’ho scelto e perché lo sto ancora utilizzando, ma anche e soprattutto come va Samsung Galaxy S8 dopo tre anni di uso continuo, senza un giorno di “pausa”. Proverò a raccontarvi la mia esperienza riguardo il top di gamma sud-coreano uscito ormai nel “lontano” (tecnologicamente parlando) 2017, soffermandomi su come viaggia dopo il terzo compleanno e analizzando prestazioni, comparto fotografico e – so che è una delle parti che più vi interesserà – autonomia.

Perché proprio Samsung Galaxy S8?

Il design: ciò che subito mi ha fatto “innamorare” di questo Samsung Galaxy S8 è stato proprio il design. Il display tutto schermo (ancora perfettamente attuale) con cornici sottili, 18,5:9 e bordi leggermente curvi mi ha dato subito quell’effetto “wow” decisivo, colpendomi fin dalla sua presentazione. Caspita, nel 2017 quello smartphone sembrava quasi arrivato “dal futuro”, e ha segnato un bello stacco di design dai modelli precedenti e da tanti altri della concorrenza.

Venivo da OnePlus One, che seppur potesse contare (e ancora lo fa, nelle mani di un familiare) sulla bellissima (e quasi introvabile) cover posteriore in bamboo, non aveva quell’appeal dato dai riflessi del vetro posteriore Orchid Gray, dalle curve dell’Infinity Display AMOLED edge che quasi occupa tutta la superficie frontale.

Non solo design naturalmente, perché da top di gamma della serie S, Samsung Galaxy S8 poteva disporre del meglio offerto dalla tecnologia a inizio 2017: display AMOLED QHD+, SoC a 10 nm con CPU octa-core, 4G+, Bluetooth 5.0, NFC, porta per il jack da 3,5 mm, USB Type-C, ricarica wireless, 64 GB di memoria UFS 2.1 espandibile, sblocco con sensore di impronte o scanner dell’iride, certificazione IP68, fotocamera Dual Pixel da 12 MP e così via.

Perché Samsung Galaxy S8 e non Samsung Galaxy S8+? Principalmente per una questione di dimensioni, maneggevolezza e portabilità, ma anche per un piccolo particolare che vi svelerò più avanti.

Samsung Galaxy S8 dopo tre anni

Veniamo dunque alla parte che più vi interesserà: come va Samsung Galaxy S8 dopo tre anni? E come è stato questo lungo periodo in sua compagnia? Tralasciando l’aspetto estetico (S8 è stato quasi sempre usato con cover e pellicola) ancora impeccabile (sembra nuovo, come potete vedere in foto, ma questo per il modo in cui tengo personalmente i miei smartphone più che per la resistenza dello stesso), provo a raccontarvelo sotto tre punti di vista: le prestazioni, il comparto fotografico e l’autonomia.

Prima di proseguire, forse vi starete chiedendo in che stato sia il display AMOLED dopo 1101 giorni di utilizzo: praticamente perfetto, eccezion fatta per un principio di burn-in nella parte superiore in corrispondenza della barra di stato, visibile solo con tonalità grigie e a particolari livelli di luminosità. Comprensibile dopo tutto questo tempo, e comunque non si nota senza andarlo a cercare.

Samsung Galaxy S8 dopo tre anni

Prestazioni

Come se la cava a livello prestazionale il SoC Exynos 8895 con CPU octa-core dopo tre anni? Bene per quanto mi riguarda, anche se complice la non leggerissima interfaccia One UI, chi è abituato alle ultimissime tecnologie (Snapdragon 865, Exynos 990 e così via) non lo troverebbe troppo reattivo e utilizzando lo smartphone in modo pesante potrebbe storcere un po’ il naso. Insomma, Samsung Galaxy S8 non è (più) un fulmine, ma a mio modo di vedere sta reggendo molto bene e non mi da mai l’impressione di “arrancare” (se non col risparmio energetico medio attivato che, purtroppo, arriva sempre più spesso in mio aiuto).

4 GB di RAM bastano anche con la pesante One UI di Samsung? Per l’uso che ne faccio io direi di sì: non mi serve tenere aperte in background più app pesanti per volta (non uso quasi mai giochi sullo smartphone), anche se ovviamente un paio di GB in più non avrebbero di certo fatto male.

Al momento dell’uscita ci furono polemiche – come ricorderete – sul posizionamento del sensore di impronte, che fu oggetto anche da parte mia di “preoccupazione” in fase di acquisto: questo, oltre alle dimensioni decisamente più maneggevoli, ha contribuito in piccola parte a farmi optare per Samsung Galaxy S8 e non per Samsung Galaxy S8+.

Personalmente ho sempre usato il sensore di impronte posteriore senza grossi problemi: certo, ci è voluto un periodo di assestamento (all’inizio beccavo sempre la fotocamera), ma il posizionamento laterale non mi ha mai dato troppo fastidio, soprattutto visto che le cover “aiutano” e che il mio indice bene o male va a posarsi proprio lì. Sbloccare uno smartphone posato su una superficie col sensore posteriore non è mai stato troppo comodo, ma ci sarebbero voluti anni prima di vedere i primi sensori integrati nel display e lo scanner dell’iride ha fortunatamente aiutato in molti casi.

Fotocamera

Il comparto fotografico di Samsung Galaxy S8 non mi ha mai deluso: il punta e scatta restituisce ancora scatti perfettamente adeguati per uno smartphone. Naturalmente non siamo al livello di Samsung Galaxy S20, Huawei P40 Pro, Google Pixel 4 o Apple iPhone 11 Pro, che possono contare non solo su una maggiore qualità generale, ma anche su una versatilità impensabile per il 2017.

A volte sento la “mancanza” di un bel sensore grandangolare, di qualche MP in più o – perché no – di uno zoom ottico per alcuni scatti un po’ più particolari, ma il singolo sensore da 12 MP con apertura focale f/1.7 se l’è sempre cavata, anche di notte grazie all’ottica luminosa e al preciso autofocus.

Autonomia

E qui arriviamo forse alla nota più “dolente”. Samsung Galaxy S8 ha una batteria da 3000 mAh, una capacità in linea con gli smartphone di quel periodo, che da nuova riusciva a garantire un’autonomia niente male nonostante i 5,8 pollici di quel display QHD+ particolarmente luminoso. Per il mio uso (più Wi-Fi che connessione dati, ben poca navigazione GPS e pochissimi giochi), non ho mai avuto problemi a concludere la giornata di utilizzo, anche spingendomi oltre le 5 ore di schermo acceso.

Com’è ora la situazione dopo 844 cicli di ricarica (stima non so quanto precisa fatta dall’app Phone INFO), molti dei quali con basetta wireless? Non tragica, ma ormai i mAh rimasti prestano il fianco e ho dovuto cedere all’acquisto di un buon powerbank da 10.000 mAh. Dopo tutto questo tempo è del resto prevedibile un calo evidente, non tanto per colpa del sistema (che è passato da Android 7.0 Nougat e Samsung Experience a Android 9 Pie e One UI 1.0), ma proprio per l’usura della batteria. Da segnalare come la scarica risulti ancora regolare, niente spegnimenti improvvisi o cali a picco.

Samsung Galaxy S8 non è mai stato un battery phone ed è stato spesso oggetto di critica per la sua autonomia, ma ritengo che tutto dipenda da come uno preveda di utilizzare lo smartphone. Da utente consapevole, sapevo che non avrei potuto farci 7 o 8 ore di schermo acceso, o usarlo come navigatore per un lungo viaggio senza aspettarmi la batteria a terra in breve tempo, e ho comunque preferito S8 rispetto al modello Plus (500 mAh in più) per la sua maneggevolezza e comodità d’utilizzo.

Volete qualche numero? Con la modalità energetica “Ottimizzata”, ossia quella standard, faccio ora fatica a raggiungere le 4 ore di display acceso con un utilizzo quasi esclusivamente sotto rete Wi-Fi, mentre solo con rete dati si cala ancora di più (un’oretta in meno). Niente di sorprendente però, tre anni sono pur sempre tre anni, e i 3000 mAh non sono più quelli di una volta.

Cambiarlo? E perché? Conclusioni

Tre anni: per un appassionato di smartphone non è facile tenerne uno così a lungo, come sicuramente saprete, ma Samsung Galaxy S8 è riuscito a convincermi. La “scimmia” di passare a qualcosa di più recente, più scattante, con due, tre, quattro fotocamere, 4000 fiammanti mAh e Android 10 ogni tanto prova a uscire, ma poi ci penso bene e mi chiedo: perché dovrei cambiarlo? E quanto dovrei spendere per non dover scendere a qualche “compromesso”?

Il software è ancora aggiornato regolarmente (in questo momento sono alle patch di sicurezza di aprile 2020, ma quelle di maggio dovrebbero arrivare insieme alla correzione al Bluetooth), versioni di Android a parte (Android 10 purtroppo non arriverà) e non mi dà problemi di crash, instabilità particolari o altro. La fotocamera regala scatti ancora soddisfacenti, le prestazioni sono buone e non ci sono impuntamenti, laggate “spaventose” o blocchi, e la batteria… beh la batteria effettivamente inizia a farmi vedere sempre più spesso il caricabatterie.

La soluzione potrebbe però essere l’assistenza ufficiale e quei 50/60 euro che richiede per la sostituzione con 3000 nuovi mAh. Ci ho già pensato più volte, ma chissà, magari nel frattempo cederò a qualche altra sensazione da “effetto wow”, che purtroppo sembra sempre più difficile da provare con questi design fin troppo simili.

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