Nel 2024 ci aspettano aumenti da parte di diversi operatori delle telecomunicazioni. Secondo le stime dell’associazione consumatori Assoutenti, per le famiglie italiane è in arrivo una stangata da 770 milioni di euro complessivi: coinvolti TIM, Vodafone, WINDTRE, Fastweb, PosteMobile e non solo.

Che stangata nel 2024: fino a 770 milioni di euro di aumenti per gli italiani

Assoutenti ha rilasciato quest’oggi un comunicato nel quale spiega a quali aumenti andremo incontro durante il 2024 con le varie tariffe dei principali operatori telefonici. A partire da gennaio 2024 aumenteranno fino a 60 euro annui per ciascuna utenza, senza considerare gli ulteriori “balzelli” eventualmente aggiunti come adeguamenti all’inflazione (inseriti all’interno di alcuni contratti recenti).

Solo per gli incrementi già comunicati dai gestori la maggiore spesa potrà raggiungere i +60 euro annui a utenza, a seconda dell’offerta sottoscritta“, afferma il presidente di Assoutenti, Gabriele Melluso. “A tali rincari andranno poi aggiunti gli adeguamenti tariffari legati all’inflazione, per un importo compreso tra i +27 e i +30 euro annui a famiglia, pari ad una stangata che potrebbe raggiungere nel 2024 la cifra complessiva di 770 milioni di euro“.

Le tariffe di rete fissa, mobile e Internet subiranno sensibili rincari nel corso del prossimo anno, ormai dietro l’angolo. La denuncia da parte di Assoutenti arriva con l’analisi delle varie comunicazioni rese dagli operatori telefonici riguardanti le prossime variazioni delle condizioni contrattuali. Più nello specifico, gli aumenti analizzati da Assoutenti riguarderanno in particolare TIM, Vodafone, WINDTRE, Fastweb e PosteMobile.

  • Aumenti TIM: a partire dal 1° gennaio 2024 il costo mensile per la copia della fattura in forma cartacea, ove previsto per i clienti di rete fissa TIM, passerà da 3,90 a 4,95 euro (IVA inclusa). A partire dal primo addebito successivo al 26 novembre 2023, il costo mensile di alcune offerte TIMVISION aumenterà di un importo tra 0,99 euro e 4,99 euro (IVA inclusa), in base alla specifica offerta sottoscritta (qui per le notizie sulle rimodulazioni TIM).
  • Aumenti Vodafone: a partire dal primo rinnovo successivo al 13 gennaio 2024, il costo di alcune offerte Vodafone aumenterà di 1,99 euro al mese. Per i clienti business sarebbero inoltre previsti aumenti fino al 10% a 12 o 24 mesi dalla sottoscrizione del nuovo contratto (qui per le notizie sulle rimodulazioni Vodafone).
  • Aumenti WINDTRE: a partire dal 1° gennaio 2024 il costo dell’offerte per alcuni clienti di rete fissa WINDTRE aumenterà di 2 euro al mese (+ IVA per i clienti con partita IVA). Dal 1° marzo 2024 sarà aumentato di 2 euro al mese il costo del servizio di alcune offerte di rete fissa (qui per le notizie sulle rimodulazioni WINDTRE).
  • Aumenti Fastweb: dal 1° gennaio 2024 il costo mensile di alcune offerte di rete fissa Fastweb aumenterà per alcuni clienti di un importo tra 0,01 euro e 4,49 euro.
  • Aumenti PosteMobile: dal 1° gennaio 2024, l’offerta Casa Web di PosteMobile passerà da 19,90 euro a 22,90 euro al mese, con conseguente aumento di 3 euro al mese.

Ai rincari programmati indicati qui sopra, si aggiungeranno i vari adeguamenti legati all’inflazione, così come previsto dalle nuove norme approvate dall’AGCOM. Gli aumenti derivanti da queste “clausole ISTAT” non danno la possibilità all’utente procedere alla rescissione del contratto nel caso siano incluse nello stesso. L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha comunque stabilito che, in caso di contratti che non prevedano già tale meccanismo, possa essere attuata solo dopo esplicita accettazione, in forma scritta, da parte dell’utente finale.

Per TIM, ad esempio, il canone mensile di alcune offerte di rete fissa sarà aumentato dal 1° aprile 2024 in misura percentuale pari all’indice di inflazione (IPCA) rilevato dall’ISTAT, maggiorato di un coefficiente pari al 3,5%. WINDTRE ha invece previsto la possibilità di aumentare le tariffe entro il primo trimestre dell’anno per un importo percentuale pari alla variazione dell’indice FOI rilevato dall’ISTAT, con un rincaro minimo del 5%.

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