Google ha svelato la nuova generazione di dispositivi Nexus, ormai conosciuta fin nei minimi dettagli da tempo con l’eccezione del Nexus Player prodotto da ASUS. Questo è l’unico prodotto a non esser stato anticipato da valanghe di notizie ed è per certi versi, il più interessante. Ma andiamo con ordine.

Questo è il primo editoriale sui nuovi Nexus e sfrutto l’occasione per mettere giù le prime impressioni a caldo e le prime sensazioni sui nuovi dispositivi; nei prossimi giorni scriverò altre considerazioni sugli altri aspetti (alcuni indizi: Android L e il ciclo di rilascio, la politica di Google, il marketing di Android).

Innanzitutto credo sia doveroso un “mea culpa”: il nuovo Nexus si chiama Nexus 6, nonostante avessi affermato con convinzione nel mio editoriale di qualche mese fa “non ci sarà mai un Nexus 6” sia a causa di problemi di copyright (Nexus 6 è il nome degli androidi di “Ma gli androidi sognano pecore elettriche?”  di Philip K. Dick, da cui è stato tratto “Blade Runner”) sia per via dell’allora più concreto programma Android Silver. Bisognerà ora vedere se ci sarà una causa contro Google per aver usato un marchio registrato, ma questa è un’altra storia.

Mi consolo, però, constatando che in una cosa avevo visto giusto: il numero nel nome dei Nexus indica proprio i pollici anche nei telefoni. Questo era già noto, ma viene ulteriormente confermato dall’uscita di questo nuovo phablet – guarda caso da 6 pollici. D’altronde avrebbe avuto poco senso avere una linea di prodotti con due differenti sistemi di denominazione a seconda del tipo di dispositivo.

Questo non ha, chiaramente, una grande importanza. Quello che è importante è vedere che Google continua a proporre dispositivi che in qualche modo costituiscono il Nord della bussola del mondo Android. Se il Nexus 5 non ha sorpreso per nessun aspetto in particolare, escludendo il connubio di hardware (non eccellente, però) e software (con KitKat che segnava il primo passo verso Lollipop). Nexus 6, Nexus 9 e Nexus Player sono invece una piccola rivoluzione, sotto più punti di vista:

  • Escludendo Nexus Player, gli altri due dispositivi hanno un prezzo allineato con il resto del mercato e decisamente più elevato rispetto alle precedenti generazioni;
  • L’attenzione ai materiali ed al design è evidente, in particolar modo con Nexus 9 che appare davvero come un piccolo gioiello tecnologico;
  • Nexus Player è il primo dispositivo con Android TV e segna anche il ritorno delle ambizioni di Google di invadere il piccolo schermo con un dispositivo dedicato (escludendo Chromecast, che è una categoria di prodotto a parte) dopo il fallimento di Google TV;
  • Per la prima volta Google mantiene a catalogo i modelli precedenti e li propone come modelli “economici”, un po’ come fa anche Apple;
  • I nuovi Nexus saranno disponibili da subito anche nei negozi, e non dopo settimane come gli scorsi anni;
  • C’è stata un’unica versione di Android per due differenti dispositivi, contrariamente agli ultimi due anni (prima 4.1 per Nexus 7 e poi 4.2 per Nexus 4; prima 4.3 per Nexus 7 e poi 4.4 per Nexus 5).

Come sottolineavo in un altro editoriale, i Nexus hanno finalmente senso e acquistano un’anima più definita, diventando più “carne” (dispositivi per sviluppatori) che “pesce” (dispositivi per utenti “normali”), dopo anni in cui non sono stati né l’uno né l’altro poiché erano entrambi. Dall’altro lato, però, Nexus 9 è forse il tablet Nexus più destinato alla fascia consumer finora presentato: con un’attenzione al design notevole tipica di HTC, un hardware potente e materiali nobili è davvero un dispositivo che fa concorrenza ai marchi più blasonati sul mercato.

Quello che un po’ delude di questi dispositivi è il prezzo: con prezzi allineati e, in alcuni casi, superiori alla concorrenza, i Nexus non sono più dispositivi economici per entrare nel mondo Android sperimentando l’esperienza Google. Sono i portabandiera di Google che vuole mostrare la direzione da intraprendere. Questo non piace a molti (me compreso!) e porterà quasi sicuramente a vendite inferiori rispetto allo scorso anno; d’altro canto, l’intenzione di Google non è mai stata quella di fare soldi con i Nexus, ma di diffondere dispositivi aggiornati, supportati e con un’esperienza Android pura.

Particolarmente curioso il fatto che Nexus 5 rimarrà sul Play Store, ad un prezzo che si suppone rimarrà invariato rispetto all’attuale. Il “modello economico” è il modello top di gamma e a prezzo pieno dello scorso anno. Una scelta che non scontenta chi temeva di voler prendere un Nexus e di dover fare i conti con il solo Nexus 6.

Per conto mio credo che non comprerò nessuno dei dispositivi presentati, ad esclusione di Nexus Player che ha un prezzo che risulta accessibile. In particolare Nexus 9, che mi ispirava sia per via dello schermo dalle dimensioni e proporzioni ideali sia per la CPU Tegra K1, risulta davvero troppo caro. NVIDIA Shield Tablet ha caratteristiche comparabili, con alcune aggiunte (es. microSD) e alcune cose in meno (es. CPU a 64 bit), ma ad un prezzo che è decisamente più accessibile.

Quando ho cominciato a scrivere questo editoriale, il Nexus 4 non era tra i dispositivi aggiornati ufficialmente ad Android L. Questo mi aveva fatto un po’ arrabbiare, pensando che lo smartphone è perfettamente in grado di gestire il nuovo sistema, ma per fortuna Google è tornata sui suoi passi.

Tutto è bene quel che finisce bene? Forse. Ci vorrà del tempo per dare un giudizio migliore su questa nuova serie Nexus, ma è certo che Google ha cambiato rotta. Nonostante questo, a noi continuano a piacere i Nexus, anche così.