Uno degli eventi del CES 2017 che ho atteso con maggiore trepidazione è stato quello di Xiaomi che, secondo alcune indiscrezioni e come ogni considerazione logica faceva pensare, avrebbe potuto annunciare i suoi piani di espansione globale. Quale palcoscenico migliore del CES, la più grande manifestazione di elettronica di consumo che si tiene sul suolo americano, per annunciare al mondo che Xiaomi era pronta a conquistare gli Stati Uniti e l’Europa?

Come saprete, visto che ci seguite assiduamente, Hugo Barra si è limitato, passatemi il termine, a presentare la versione bianca di Xiaomi Mi Mix, un nuovo router WiFi e una spettacolare TV più sottile di uno smartphone, senza però parlare dei piani di espansione che sono sempre un argomento scottante.

Se in un primo momento questa mossa ha spiazzato un po’ tutti, soprattutto i tanti estimatori di Xiaomi nel nostro paese, ragionando a mente fredda la scelta di rimanere ancora confinata entro i sicuri confini cinesi non sembra poi tanto sbagliata.

Xiaomi è diventata famosa per la sua politica dei prezzi particolarmente aggressiva che ha un ovvio rovescio della medaglia, ovvero i ridotti margini operativi. Questo ragionamento che vale soprattutto per gli smartphone non viene applicato agli accessori, che però non riescono a generare un fatturato paragonabile al mercato della telefonia. Il produttore cinese, dal canto suo, non ha mai fatto mistero di puntare soprattutto al mercato degli accessori e la conferma arriva dall’incredibile quantità di novità che viene sfornata con cadenza quasi giornaliera.

Essendo una startup relativamente giovane, Xiaomi non ha una solida base economica sulla quale fare affidamento, sia per affrontare le ingenti spese necessarie all’apertura di uffici in diverse parti del mondo che per stringere accordi con fornitori di assistenza tecnica. Il tutto senza considerare i costi necessari a rifornire diverse centinaia di nuovi negozi. Questo però non implica, come ha confermato qualche tempo fa Hugo Barra, che il produttore cinese soffra dal punto di vista economico.

La stessa Huawei, un colosso della tecnologia che affonda le proprie radici nelle infrastrutture di rete, non è ancora riuscita a sfondare negli USA e si è “limitata” a diventare uno dei brand più importanti in Europa. Il caso LeEco deve servire da lezione: il colosso della televisione cinese ha da poco fatto il suo ingresso nel mercato della telefonia e lo scorso anno ha deciso di sbarcare in pompa magna negli Stati Uniti, salvo rendersi conto quasi subito di aver fatto il passo più lungo della gamba.

Come ha confermato Jia Yueting, CEO della compagnia cinese: “siamo andati alla cieca e la richiesta di cash è schizzata alle stelle. Abbiamo esagerato nella nostra politica di espansione globale e ci siamo resi conto che il nostro capitale e le nostre risorse finanziarie erano di fatto limitate.

Lei Jun, CEO di Xiaomi, non è dunque intenzionato a seguire le orme dei connazionali, rischiando di far scoppiare una bolla che faticosamente ha portato fino a questo livello. Se l’espansione in India è relativamente semplice, vista la vicinanza tra i due Paesi, e il ridotto costo della manodopera permette di spostare alcune linee produttive all’estero, diverso è il discorso per paesi più lontani, dove il costo della vita è nettamente superiore e tasse e dazi doganali sono in grado di rendere meno competitivi i prezzi.

Ciononostante Xiaomi sta timidamente provando ad espandere i propri interessi, come testimoniano le recenti aperture di un sito in Polonia e uno in Grecia, con prezzi decisamente più elevati ma che comprendono il servizio di assistenza in loco, una delle questioni che frena maggiormente gli acquirenti europei.

In tutto questo i veri fan di Xiaomi gongolano, perché i loro smartphone resteranno ancora, in qualche modo, esclusivi, visto che non sono acquistabili nei centri commerciali ma solamente online. È vero che alcuni grandi nomi, Amazon su tutti, propongono alcuni dispositivi Xiaomi, ma è altrettanto vero che si tratta esclusivamente di prodotti venduti da esportatori cinesi.

Se Xiaomi rimane, almeno per il momento, una realtà prettamente cinese, è un bene per tutti, visto che continuerà a sfornare prodotti di qualità a prezzi concorrenziali, lasciando a operatori di terze parti l’onere dell’esportazione in altri paesi.