Al termine di uno dei programmi di avvicinamento più lunghi degli ultimi tempi con sei Developer Preview, Android 10 è stato rilasciato ufficialmente da Google per i suoi Pixel. È la prima versione del robottino verde a non essere accompagnata dal nome di un dolcetto.

Ma su Android 10 da oggi non insiste più alcun velo. Possiamo finalmente parlarne al presente e analizzarne le novità più importanti che, come su ogni major release che si rispetti, riguardano numerosi ambiti: la privacy ed i permessi, la connettività, il comparto multimediale e naturalmente all’interfaccia utente.

Apriamo sull’interfaccia utente, le cui novità sono le più visibili per l’utente. Essa giova dell’introduzione del tema scuro – tra le caratteristiche più attese dagli appassionati – ma anche e soprattutto del nuovo sistema di navigazione tramite gesture incentrato su una barra multifunzione ridotta ai minimi termini che sostituisce la “pillola” di Android 9 Pie e la barra di navigazione dei sistemi precedenti. Sono novità anche la funzionalità di risposta smart, intelligente, disponibile anche sulle app di messaggistica di terze parti, e la registrazione dello schermo. Inoltre Android 10 supporta nativamente gli smartphone con display pieghevole con delle funzioni ad hoc, tra cui vanno segnalate le ottimizzazioni per il multitasking che assicurano la continuità di lavoro tra la configurazione chiusa, cioè a schermo piccolo, e quella aperta, full display.

L’ultima evoluzione del robottino di Google introduce alcune novità sulla privacy, con una maggiore trasparenza sui permessi dati alle app, specie sulla localizzazione, controlli per l’accesso ai file condivisi e più in genere viene garantita una maggiore attenzione all’operato delle app di terze parti. Sul piano della connettività, anzitutto Android 10 supporta nativamente il 5G; si segnala poi l’introduzione di una nuova API per il suggerimento delle reti Wi-Fi preferite, la modalità di Wi-Fi adattivo che abbatte la latenza, utile soprattutto durante i giochi, e la funzione Easy Connect che sveltisce la configurazione di una rete avvalendosi dei codici QR.

Per quanto riguarda il comparto multimediale, Android 10 integra e rende disponibile anche agli sviluppatori la funzionalità Dynamic Depth, profondità dinamica, per ottimizzare l’effetto bokeh. È interessante Live Caption, una funzionalità annunciata al Google I/O 2019: pensata per coloro che soffrono problemi d’udito, sovrappone a qualsiasi schermata dei sottotitoli con la trascrizione dell’audio in riproduzione. Inoltre per il capitolo Benessere Digitale debutta la Focus mode, che permette di selezionare e bloccare le app che più ci distraggono, e viene ottimizzato e spostato sulla schermata principale delle Impostazioni il Parental Control.

Entrando in “sala macchine” di Android 10 vanno citate le migliorie dovute al runtime ART, che velocizza ed ottimizza la memoria, ed al protocollo di sicurezza TLS 1.3, mentre un altro vantaggio pratico per l’utente, sia pure esclusivo degli smartphone con Android 10 nativo, riguarda il nuovo Project Mainline, che consente al sistema di aggiornarsi “per moduli”. In altre parole Project Mainline si tradurrà nella possibilità di ottene patch via OTA, di sicurezza o per la correzione di alcuni bug, che si installano autonomamente e senza neppure richiedere il riavvio del dispositivo.

Aggiungiamo, in ultimo, che la release di oggi contiene le patch di sicurezza di settembre. Android 10 è da subito disponibile al download per tutti i Google Pixel e cioè per Google Pixel, Google Pixel XL, Google Pixel 2, Google Pixel 2 XL, Google Pixel 3, Google Pixel 3 XL, Google Pixel 3a e Google Pixel 3a XL. Se volete provarlo avete due strade: attendere l’arrivo dell’OTA (scaricabile anche manualmente) o, se non amate le attese, visitare questa pagina, scaricare la Factory Image e procedere all’installazione manuale della build. Per chi ha uno smartphone di un produttore diverso da Google invece sarà necessario attendere. Quanto? Al netto di qualche eccezione – e ce ne auguriamo più d’una – passeranno un paio di mesi prima che i produttori abbiano analizzato il sistema di Google e gli abbiano adattato la propria interfaccia utente.