I membri dell’Unione Europa hanno pubblicato una relazione nella quale vengono individuati i rischi di sicurezza legati al 5G. In questo caso non si parla del presunto effetto dannoso del 5G sulla salute umana, ma di come gestire al meglio la sicurezza delle infrastrutture che implementeranno il 5G nei vari paesi UE.

La relazione va quindi ad identificare diversi punti critici e vulnerabilità che, assieme al lavoro portato avanti dall’ENISA (Agenzia europea per la sicurezza delle rete e dell’informazione), dovrebbero essere discusse e risolte. Proprio com’è avvenuto anche negli Stati Uniti, anche qui Europa si prende in esame il “caso Huawei”.

Nello specifico, secondo la relazione esisterebbe un problema intrinseco se un grande numero di operatori (le Telco) si affidassero ad un unico provider per l’utilizzo di prodotti legati al 5G. Ma c’è di più: gli operatori europei non possono diventare così dipendenti di un unico fornitore, sia per questioni legati alla sicurezza, sia per eventi di natura socio/economica che potrebbero avere importanti risvolti per l’azienda provider e gli operatori.

Secondo l’attuale calendario, il gruppo di paesi membri hanno tempo fino al prossimo 31 dicembre per mettere nero su bianco una serie di misure atte a mitigare i rischi di sicurezza legati al 5G. Poi, entro l’1 ottobre 2020, i vari stati membri dovranno accordarsi sull’inserimento di eventuali ulteriori passaggi aggiuntivi.

Ovviamente non poteva mancare una risposta da parte di Huawei che, rispetto alla ban da parte degli USA, utilizza toni decisamente più benevoli. Il colosso è lieto che gli stati membri siano preoccupati più sul tema della sicurezza che “colpire” un’azienda in particolare.