La scorsa settimana Apple è stata al centro di numerose polemiche, causate dall’ammissione, da parte dell’azienda di Cupertino, di rallentare consapevolmente e volontariamente gli iPhone più vecchi. La dichiarazione del colosso statunitense era finalizzata a prevenire errori, dopo che numerosi possessori di iPhone avevano documentato i rallentamenti.

Quest’oggi due nomi molto importanti del settore mobile hanno voluto dire la propria e prendere le distanze dal modus operandi di Apple. HTC e Motorola hanno inviato delle e-mail a The Verge affermando di non impiegare simili pratiche sui propri smartphone.

Un portavoce di HTC ha dichiarato che “progettare smartphone per poi frenare le prestazioni dei processori all’invecchiare delle batterie non è una cosa che facciamo“. Mentre un rappresentante di Motorola ha detto “noi non limitiamo le performance delle CPU in conseguenza dell’invecchiamento delle batterie“.

The Verge ha contattato anche Google, Samsung, LG e Sony per conoscere le rispettive posizioni sulla questione. Un portavoce di Sony ha dichiarato che la risposta sarebbe arrivata in ritardo a causa delle vacanze, mentre quello di Samsung ha detto che l’azienda stava svolgendo le verifiche del caso.

Le risposte dei principali produttori sono fondamentali per delineare un quadro completo e capire se effettivamente quella di limitare le prestazioni dei vecchi smartphone sia o meno una pratica comune. Le risposte di HTC e Motorola sembrerebbero suffragare una risposta negativa.

Apple ha dichiarato di aver introdotto questa pratica l’anno scorso, per gli iPhone 6, 6S e SE al fine di prevenire spegnimenti improvvisi di dispositivi più vecchi. Le batterie degli smartphone degradano con l’utilizzo e diventano capaci di fornire un minor quantitativo di energia, arrivando a causare arresti improvvisi del device nel momento in cui il processore sale ad una velocità elevata e dispendiosa (in termini energetici).

La scelta è stata fatta da Apple in un’ottica preventiva, ma ha conseguentemente limitato anche le normali prestazioni dei device, senza neanche avvertire gli utenti.

Un simile comportamento, neanche a dirlo, ha fatto subito parlare di obsolescenza programmata degli iPhone, finalizzata a spingere gli utenti all’acquisto di dispositivi più nuovi attraverso l’intenzionale rallentamento di quelli precedenti (di recente è toccato ad iPhone 7). In verità, la condotta di Apple potrebbe essere intesa anche nel senso di estendere l’usabilità dei device, a patto però di essere disposti ad accettare performance peggiori.

Detto questo, Apple avrebbe potuto (dovuto) chiarire un altro punto della questione: il problema può essere aggirato facendo sostituire la batteria, riottenendo così le consuete prestazioni. L’azienda, peraltro, non rende neanche particolarmente facile la sostituzione e, soprattutto, potrebbe semplicemente progettare dispositivi che non necessitino di tali limitazioni ad appena un anno dalla loro presentazione.

Neanche a dirlo, molti utenti sono rimasti profondamente delusi ed alcuni starebbero pensando ad una class action contro Apple per aver tenuto i propri clienti all’oscuro di una simile pratica.