Facebook potrebbe pagare una multa davvero molto salata in seguito alla sconfitta in tribunale in merito a un appello federale relativo al rispetto della privacy sui dati raccolti durante il riconoscimento facciale.

Tutto era iniziato nel 2015 quando il colosso dei social network era stato denunciato secondo l’Illinois Biometric Information Privacy Act, che richiede alle società di rendere pubblica la policy a proposito della raccolta e all’archiviazione dei dati biometrici come quelli dei visi scansionati.

Una delle prime applicazioni massicce della tecnologia era avvenuta con l’introduzione del suggerimento di tag nelle foto quando il sistema va a indicare il nome dell’amico/contatto presente nelle foto, appunto da poter taggare. Facebook ha provato a controbattere ma è arrivata la decisione avversa da parte del tribunale: “Abbiamo concluso che lo sviluppo di un template facciale utilizzando la tecnologia di riconoscimento del viso senza il consenso invade la privacy dell’individuo e interessi concreti”.

Dato che la legge dell’Illinois prevede un pagamento compreso tra 1000 e 5000 dollari per ogni violazione e considerando i milioni di utenti “vittime” si fa presto a capire l’entità incredibile della potenziale multa, di diversi miliardi di dollari (come già successo per lo scandalo Cambridge Analytica) nel caso arrivasse la sentenza definitiva della Corte Suprema che farà da ultimo grado.

Facebook ha comunicato di aspettare revisioni più approfondite del caso, visto che la tecnologia era regolabile come attiva o disattiva da parte dell’utente in ogni momento.

Intanto, secondo quanto raccontato dal WSJ, il portale sta cercando di chiudere importanti accordi con grossi nomi dell’informazione per ripubblicare contenuti di qualità e storie. L’offerta sarebbe di circa 3 milioni di dollari all’anno e sarebbero state contattate realtà come ABC News, Bloomberg, Dow Jones e The Washington Post.

Gli articoli e approfondimenti apparirebbero in una sezione apposita che debutterebbe nel corso del prossimo autunno con un estratto sul social network e il rimando al contenuto completo sul sito ufficiale e originale.

Sarà finalmente la mossa decisiva per trasformare Facebook in un organo divulgativo ben strutturato oppure sarà un’ennesima mossa prettamente commerciale più che votata alla vera informazione? Così come per Google, anche Facebook ha già combattuto contro i grandi imperi delle news come soprattutto quelle sotto l’ala del tycoon Rupert Murdoch, che si è speso ampiamente contro i sistemi di aggregazione.

Tuttavia, proprio come per Google anche Facebook ha in mano il potere commerciale della pubblicità che è il propellente che sostiene l’informazione. Sarà dunque un braccio di ferro molto delicato con equilibri molto fragili che dipendono necessariamente dagli interessi personali di ogni singola società.

In tutto questo, non è una novità che Facebook sia la sorgente di informazione primaria di una grande fetta della popolazione connessa, dunque c’è da sperare che – a prescindere da discorsi pecuniari – ci sia un minimo di etica e di volontà di rendere il social network un posto davvero migliore.

Quantomeno nella lotta alle fake news, disinformazione e influenza negativa sugli utenti più sensibili. Riuscirà Zuckerberg a trovare un punto di equilibrio tra corretta informazione e al contempo a una gestione corretta della sponsorizzazione di contenuti, spesso utilizzata per scopi non etici?