Gli smartphone Android e iOS sono sempre più ricchi di funzionalità e applicazioni, dunque non dovrebbe sorprendere più di tanto che monitorino in qualche modo le attività e le condividano con server di terze parti. Un esperimento svolto prima su Android e poi su iOS ha però riscontrato alcuni dati interessanti riguardo la connessione a server remoti durante lo standby: andiamo a scoprire più da vicino cosa è successo.

Android vs iOS: quali e quanti server contattano in standby

L’esperimento in questione è stato condotto dal giornalista Ernestas Naprys di Cybernews con lo scopo di scoprire quali dei due sistemi operativi offra una migliore sicurezza per quanto concerne le applicazioni. Il procedimento risulta interessante per comprendere alcuni aspetti dei due OS, ma parte da un presupposto un po’ opinabile: l’uomo ha infatti installato le 100 app più popolari degli store ufficiali, ossia Google Play Store e App Store di Apple, e ha basato la sua analisi su questo. Naturalmente ci sono delle differenze nella lista di applicazioni, e questo potrebbe spiegare alcuni degli aspetti riscontrati.

Ma procediamo con ordine: Naprys ha installato queste 100 app su un Samsung Galaxy A52s e su un iPhone SE, entrambi resettati ai dati di fabbrica, ha aperto almeno una volta ciascuna applicazione, ha fornito i permessi richiesti dalle stesse e ha lasciato i due smartphone in standby per qualche giorno. Naturalmente non prima di aver creato o collegato gli account Google, Apple e di alcune app social.

Ha quindi tenuto traccia di ogni connessione in uscita effettuata dai due dispositivi a server esterni. L’iPhone è risultato il 42% più attivo rispetto al Galaxy: ha inviato in media 3308 query al giorno, contro le 2323 del secondo. Quasi il 60% delle query eseguite dallo smartphone della mela sono state effettuate verso server Apple dislocati in varie parti del mondo, con l’aggiunta di server Google (12%), Meta (4%) e non solo; lo smartphone del robottino ha invece “contattato” Google il 24% delle volte, Facebook il 12% e Microsoft l’11%.

Per quanto riguarda i social, su Android c’è stata molta più attività: sullo smartphone Samsung ci sono state 200 query al giorno su Facebook (contro le circa 20 di iPhone), e circa 800 query al giorno su TikTok (contro le 36 in 5 giorni di iPhone); fa eccezione Snapchat, che è rimasta più attiva su iOS con più di 100 query al giorno in media.

Un altro dato interessante, anche se solo relativamente considerando le differenze tra le applicazioni installate nei due sistemi operativi, arriva dalla localizzazione dei server contattati durante lo standby. Secondo quanto riferito da Naprys, lo smartphone Android ha raggiunto server russi 13 volte al giorno e server cinesi intorno alle 5 volte al giorno, mentre iPhone è arrivato a 6 volte in 5 giorni per i server russi e a 0 volte per quelli cinesi.

Questi i server in questione interpellati da Android:

  • Russia:
    • report.appmetrica.yandex.net
    • mobile.yandexadexchange.net
    • ae01.alicdn.com
    • startup.mobile.yandex.net
    • yandex.ru
  • Cina:
    • audid-api.taobao.com
    • adashx.ut.alibaba.com
    • vod-icbu.alicdn.com
    • taomsg-imvod.alicdn.com
    • fourier.taobao.com

A livello generale, secondo l’opinione della fonte, le app Android installate sono risultate meno utili in media e più ricche di annunci pubblicitari, e questo potrebbe dipendere dalle politiche più rigide di Apple. In ogni caso, nessuno dei due sistemi operativi si può veramente considerare “dormiente” durante la fase di standby: Apple sembra contattare server più “vicini” (anche se per più volte), ma questo dato potrebbe essere semplicemente dipeso dalle applicazioni utilizzate durante gli esperimenti.

Quello che possiamo aggiungere è che spesso sul Google Play Store sono presenti applicazioni che richiedono fin troppi permessi: il nostro consiglio è quello di stare sempre attenti a ciò che installate sullo smartphone, anche se proviene da una fonte affidabile come lo store di Big G. Se un’applicazione sembra richiedere obbligatoriamente permessi “strani” o che paiono superflui (come l’uso del microfono per un’app che fa da torcia, per esempio), valutate di rivolgervi altrove. In questi ultimi anni Google ha comunque fornito strumenti sempre più potenti per controllare la privacy dei nostri smartphone, e con Android 15 dovremmo vedere ulteriori passi avanti.