Le svariate app che usiamo quotidianamente impattano in maniera più o meno importante sui consumi dei nostri smartphone. Stando alle voci di corridoio, tra le app più energivore, spesso e volentieri, vengono annoverate Facebook e Facebook Messenger.

Lo scenario che è emerso negli ultimi giorni è stato portato all’attenzione di tutti da George Hayward, un data scientist ex dipendente del gruppo Meta, che ha raccontato quanto in realtà queste voci di corridoio corrispondano ad una realtà.

Facebook: app energivore di proposito, secondo ex dipendente

Un ex dipendente di Facebook ha dichiarato che le app del gruppo possano scaricare segretamente (e di proposito) le batterie degli smartphone che le utilizzano. Questa pratica, nota come “test negativo”, consente alle aziende tecnologiche di testare alcune funzionalità sull’app.

George Hayward, l’ex dipendente di cui parliamo, è stato licenziato a novembre 2022 da Meta (dopo essere stato assunto nell’ottobre 2019 con uno stipendio a sei cifre) per essersi rifiutato di prendere parte alla realizzazione di queste pratiche, da lui ritenute scorrette, e ha fatto causa alla società al tribunale federale di Manhattan, raccontando la vicenda al New York Post: “Ho riferito ai manager che questo può danneggiare qualcuno e loro hanno risposto che danneggiando alcuni possiamo aiutare più persone”.

George Hayward ex dipendente Facebook

Nello specifico, il data scientist ha lavorato all’app di Facebook Messenger, quella che consente agli utenti di inviare messaggi, contenuti multimediali o documenti, e di effettuare chiamate e videochiamate, configurandosi come strumento cruciale per la comunicazione in molti paesi.

L’app di Messenger ha infatti 1,3 miliardi di utenti attivi in tutto il mondo, collocandosi al quarto posto tra le piattaforme social più utilizzate (con riferimento al Digital 2021 Global Overview Report).

Non si sa quanti utenti siano stati colpiti da tali test

All’interno della chiacchierata con i colleghi del New York Post, Hayward ha continuato a raccontare i motivi che lo hanno spinto a rifiutarsi di effettuare tali test scorretti e lo scenario che si è delineato dopo il suo rifiuto: “Ti rifiuti di fare questi test per loro e poi scopri che se dici al tuo capo che qualcosa è illegale non va molto bene.

Il data scientist non è comunque stato in grado di stabilire quanti utenti siano stati colpiti da questi test negativi condotti da Facebook ma ritiene che la società si sia parecchio impegnata a metterli in pratica, perché lui stesso ha ricevuto un documento interno di formazione dal titolo “Come eseguire test negativi ponderati” che includeva esempi di esperimenti del genere in corso d’opera.

A rafforzare le parole di Hayward ci ha pensato il suo avvocato, Dan Kaiser, che ha dichiarato: “La maggior parte degli utenti probabilmente non ha idea che Facebook o altre società di social media siano in grado di scaricare intenzionalmente la batteria di uno smartphone. È chiaramente una pratica illegale. È frustrante sapere che la batteria del mio telefono possa essere manipolata da chiunque.

La causa presentata da Hayward è stata comunque ritirata perché le condizioni di lavoro del gruppo Meta hanno costretto il data scientist a discutere la propria causa in arbitrato. A tutta questa vicenda, Meta non ha ancora replicato.

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