Gli utenti più attenti alla privacy probabilmente sanno già che Google permette da molto tempo agli utenti Android di reimpostare il proprio ID pubblicità — la nostra guida dedicata risale a poco più di sei anni fa — e forse ricordano anche che dallo scorso anno, a partire da Android 12, è stata introdotta la possibilità di rimuoverlo del tutto effettuando l’opt out dalla Personalizzazione annunci.

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Rimozione ID pubblicità per tutti via Google Play Services

La suddetta limitazione della novità ad Android 12 — stante la diffusione tuttora deludente di tale versione del robottino — ne aveva ridotto pesantemente l’effettiva utilità, ma adesso di team di Mountain View si appresta a superarla: a partire dal mese di aprile 2022, per effetto di un aggiornamento di Google Play Services, la nuova opzione di rimozione dell’ID pubblicità sarà disponibile per tutti gli utenti, a prescindere dal fatto che il loro dispositivo sia o meno aggiornato ad Android 12.

Nella pagina ufficiale del supporto Google viene specificato che a partire dal giorno 1 aprile 2022 l’aggiornamento toccherà tutte le applicazioni in esecuzione su smartphone, tablet Android e dispositivi Android TV con supporto a Google Play.

Insomma, verrà portata a compimento quella implementazione graduale della novità di Google Play Services che era iniziata sul finire del 2021 dalle app installate sui dispositivi con Android 12.

Nella stessa pagina ufficiale viene spiegato che «l’ID pubblicità verrà rimosso quando un utente disattiverà la personalizzazione tramite ID pubblicità nelle Impostazioni di Android». Il percorso da seguire è “Impostazioni > Google > Annunci > Disattiva Personalizzazione annunci“. In conseguenza di ciò, tutte le volte che un servizio effettuerà un tentativo di accesso all’identificatore verrà mostrata una stringa di zeri al posto dell’identificatore.

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Per sviluppatori e fornitori di servizi di annunci/analisi

Dal punto di vista degli sviluppatori e dei fornitori di servizi di annunci e/o analisi, Big G ha previsto un sistema di «notifiche relative alle preferenze di disattivazione, che li aiuteranno a rispettare le normative e la scelta degli utenti». Il sistema di notifica in argomento può essere testato dai soggetti interessati previa compilazione del modulo disponibile a questo link.

Per i casi d’uso essenziali che non riguardano gli annunci, come ad esempio analisi dei dati e prevenzione di attività fraudolente, il team di Mountain View invita a fare uso dell’ID set di app.

Nella stessa pagina viene chiarito, sempre con riguardo agli sviluppatori, che nel file manifest delle app di cui viene aggiornato il livello API target a 31 (Android 12) dovrà essere dichiarata un’autorizzazione normale di Google Play Services nel seguente modo:

<uses-permission android:name="com.google.android.gms.permission.AD_ID"/>

Per effetto del menzionato aggiornamento, dunque, cambia anche il modo in cui le applicazioni devono dichiarare i permessi che richiedono. In questo caso, purtroppo, vale ancora la limitazione menzionata in apertura: allo stato attuale la novità si applica soltanto alle applicazioni aggiornate per supportare le API di Android 12.

Un’altra novità importante attiene alle applicazioni rivolte anche ai bambini, che non potranno richiedere tale permesso e dunque non saranno autorizzate a sfruttare l’Ad ID. Ecco quanto riporta testualmente il supporto Google:

«Alcune norme di Google Play, come le Norme per le famiglie, richiedono che le app non utilizzino l’ID annuncio. Se la tua app utilizza SDK, ad esempio l’SDK Google Mobile Ads, che dichiarano l’autorizzazione AD_ID nei file manifest della propria libreria, devi impedire l’unione dell’autorizzazione nella tua app includendo l’elemento che segue nel file manifest.

<uses-permission android:name="com.google.android.gms.permission.AD_ID" tools:node="remove"/>

Questa autorizzazione verrà applicata a partire dal 1° aprile 2022 per tutti i dispositivi».

In un precedente articolo sulle iniziative di Google in materia di privacy avevamo richiamato anche la creazione del Google Kids Space; quello appena descritto è sicuramente un altro passo nella direzione giusta. Per maggiori dettagli, potete consultare la documentazione API a questo link, le best practise per gli identificatori univoci a questo link e maggiori dettagli sull’argomento a questa pagina.

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