Il Google Play Store rappresenta il luogo in cui tutti gli utenti Android possono trovare facilmente e rapidamente le applicazioni di cui hanno bisogno ma per gli sviluppatori il discorso non è altrettanto semplice e spesso la piattaforma del colosso di Mountain View nasconde delle insidie.

Uno degli esempi più classici è quello del modo in cui Google decide di rimuovere dal suo store alcune applicazioni, magari per motivi sbagliati e con un po’ di superficialità, mettendo così gli sviluppatori in enorme difficoltà da un giorno all’altro.

Altre due app rimosse dal Google Play Store

Il 28 gennaio è toccato alla popolare app Simple Keyboard provare i limiti del sistema del Google Play Store: l’app e l’account del suo sviluppatore, infatti, sono stati rimossi senza alcuna motivazione apparente. Lo sviluppatore sostiene di non avere ricevuto alcuna e-mail prima del ban e, pertanto, non ha modo di capire esattamente cosa avrebbe fatto di sbagliato né può impugnare il provvedimento di Google.

Simple Keyboard

Simple Keyboard è un’app tastiera open source basata sulla stessa tastiera latina AOSP per Android utilizzata da Gboard. Al momento della rimozione, l’app era pubblicata sul Google Play Store da otto anni, con oltre 1,2 milioni di installazioni e 104.000 utenti attivi. Chi desidera provarla può trovarla su F-Droid.

Una disavventura un po’ diversa è quella capitata all’app per l’identificazione delle piante e la pianificazione dell’irrigazione chiamata LeafSnap, che è stata rimossa dal Google Play Store e dall’Apple App Store il 3 settembre 2021 a causa di violazione di copyright.

Gli sviluppatori hanno apportato le correzioni richieste e l’app è stata rapidamente ripubblicata sull’App Store mentre ad oggi il Google Play Store non ha ancora provveduto alla ripubblicazione di LeafSneap (stando a quanto si apprende, dovrebbe essere ormai questione di pochi giorni).

Quanto capitato a tali due app, tuttavia, conferma ancora una volta che il sistema studiato da Google per la pubblicazione delle app sul Play Store e le procedure per il controllo dei contenuti e delle violazioni tengono spesso in scarsa considerazione le esigenze degli sviluppatori. E questa è una delle principali ragioni per cui sono in tanti a sperare che l’Open App Markets Act divenga legge.