Huawei non è una minaccia più di quanto non lo siano altre compagnie come Nokia ed Ericsson“, sostiene Andy Purdy in un’intervista alla CNBC. Mentre vengono avvallate nuove ipotesi, come quella di rendere open source il software, spuntano alcuni dettagli sulla possibile ristrutturazione dell’azienda cinese e su qualche problema coi modem 5G. Andiamo a scoprire tutto con ordine.

Le parole di Andy Purdy in difesa di Huawei

Andy Purdy, ex funzionario di cybersicurezza del dipartimento di sicurezza nazionale e ora Chief Security Officer di Huawei USA, ha difeso la casa cinese sostenendo che la compagnia non sia una minaccia più di quanto non lo siano altre aziende straniere come Nokia e Ericsson. Non è emersa alcuna prova che Huawei abbia commesso illeciti, e altri Paesi al di fuori dagli USA, come Germania e Regno Unito, non stanno considerando alcun ban. Secondo Purdy, Huawei è una compagnia privata e il CEO Ren Zhengfei ne possiede il 2%. Non ha fornito tuttavia ulteriori dettagli su chi sia il possessore dello stock di maggioranza.

Perché ha tirato in ballo Nokia e Ericsson? Secondo il funzionario, gli Stati Uniti intrattengono rapporti commerciali con le due compagnie, che hanno “legami profondi” con la Cina, ma trattano Huawei in modo ingiusto, sebbene questa non sia una minaccia più di quanto lo siano le altre due. Di opinione “diversa” Marcus Weldon, CTO di Nokia, per il quale la casa non poteva competere in Cina a causa dei sussidi governativi di Huawei.

Il Defense Authorization Act permette a coloro che desiderano eliminare le apparecchiature Huawei di ricevere fondi per l’acquisto di nuovo equipaggiamento; per Andy Purdy la compagnia è presa di mira anche perché propone un prezzo accessibile per le sue apparecchiature di telecomunicazione: in realtà pare proprio che siano i sospetti legami con il governo cinese il punto chiave della questione.

L’open source può essere la risposta?

Visto che Huawei viene vista dagli USA come una minaccia per la sicurezza nazionale, se il suo software fosse open source non ci sarebbero più problemi né accuse di spionaggio. Ciò consentirebbe infatti a terzi di esaminare vulnerabilità e di indagare, superando quelle che vengono definite come false accuse.

In realtà non è così facile. Per Andy Purdy il software di telecomunicazione open source potrebbe essere in teoria possibile, ma in pratica non è attuabile con il livello di innovazione offerto dal closed source, in particolare per quanto riguarda il 5G.

Ristrutturazione e problemi col 5G

Secondo Bloomberg, il CEO di Huawei Ren Zhengfei è impegnato a lavorare a una ristrutturazione della compagnia che richiederà dai tre ai cinque anni. Lo scopo è quello di rendere la casa cinese completamente indipendente e autosufficiente:

Dobbiamo completare una revisione in condizioni rigide e difficili, creando un invincibile esercito di ferro che ci possa aiutare a raggiungere la vittoria. Abbiamo assolutamente bisogno di completare questa riorganizzazione entro tre o cinque anni.

La scelta di parole non è stata sinceramente la più azzeccata: l’uso di questa metafora militare potrebbe non essere vista di buon grado dai legislatori statunitensi, vista la situazione e le accuse.

Nel frattempo un report di IHS Markit rivela che il modem 5G di Huawei, come quello utilizzato da Huawei Mate 20 X 5G, sia inefficiente ed eccessivamente grande. Questo ha comportato il rilascio di un dispositivo troppo grosso e meno efficiente dal punto di vista energetico di quanto avrebbe dovuto essere.

Lo smartphone dispone di SoC Kirin 980 e del modem Balong 5000 5G, entrambi progettati dall’unità HiSilicon di Huawei e prodotti da TSMC. Questo modem supporta 5G, 4G, 3G e 2G, ma il SoC Kirin 980 già integra il suo modem 4G, 3G e 2G, rendendo il tutto “ridondante” e non necessario. Secondo quanto riferito, il Balong 5000 ha inoltre una dimensione della parte di silicio maggiore del 50% rispetto a quella del modem Qualcomm X50 5G e del Samsung Exynos 5100 5G; inoltre richiede 3 GB di RAM e non supporta lo spettro mmWave 5G.

Sicuramente le cose sono destinate a migliorare con i prossimi modelli, che potranno contare su modem integrati 5G, 4G, 3G e 2G e su prezzi più abbordabili. Insomma, a meno che non desideriate provare subito l’esperienza del 5G, forse potreste considerare di aspettare.

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