È andato in scena mercoledì 6 novembre il terzo appuntamento con A coffee with Ren, nel corso del quale Ren Zhengfei, CEO e fondatore di Huawei, ha colloquiato con alcuni esperti del settore, in una lunga chiacchierata coordinata da Stephen Engle di Bloomberg Television.

Nel corso della discussione, la cui trascrizione completa è disponibile alla fonte, si è parlato di sovranità digitale, di sicurezza ma anche della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina. A questo proposito Ren afferma di non essere particolarmente interessato alla questione, visto che le vendite di Huawei negli USA sono quasi inesistenti. La compagnia cinese è impegnata piuttosto a capire come diventare completamente indipendente dai fornitori americani dopo il blocco da parte del governo USA, con la sola eccezione di Google con la quale invece esiste uno stretto legame.

Questo no significa però che Huawei voglia contare solo sulle proprie forze, almeno non a lungo termine. Ren sostiene che la crescita sia migliore se vengono sfruttare le idee e le innovazioni di molti partner. Nonostante le sanzioni il colosso cinese è cresciuto sull’onda di quanto sviluppato nella prima parte del 2019, ma solo nel 2020 vedremo la vera forza di Huawei, che resta comunque intenzionata a mantenere il proprio ruolo di leader nello sviluppo e nell’evoluzione della telefonia mobile.

Il dialogo si è soffermato al lungo sul discorso legato alla sicurezza e di fronte all’ennesima richiesta di chiarimenti sulla possibile presenza di backdoor nei dispositivi di rete prodotti da Huawei, Ren Zhengfei ha risposto in maniera diversa da quella che ci si potrebbe attendere.

Piuttosto che smentire ogni illazione, il CEO ha affermato:

Huawei è un produttore di dispositivi, e la nostra responsabilità è verificare che quello che produciamo e vendiamo sia sicuro. Possiamo promettere questo a qualsiasi governo in tutto il mondo. Però, come per i venditori di auto, dopo che i nostri dispositivi sono stati venduti agli operatori, sono loro a gestire i dati nei propri dispositivi, e i dati devono essere gestiti nel pieno rispetto delle leggi di ogni stato sovrano. Rispettiamo le leggi di ogni stato in cui operiamo. Questo è quello che facciamo per rendere sicure e affidabili le informazioni. Huawei ha due responsabilità. La prima è di che non faremo mai niente di illegale. La seconda è che incoraggiamo la supervisione di tutti i governi in merito alla sicurezza.

Ren Zhengfei si dice convinto della bontà della scelta effettuata dal governo tedesco, che ha deciso di non seguire ciecamente le indicazioni dell’amministrazione Trump e boicottare Huawei. D’altro canto però la scelta di un solo fornitore per la propria infrastruttura di rete 5G non è la migliore, a prescindere dai costi e il CEO di Huawei è convinto che avere più compagnie coinvolte aumenti la sicurezza.

Restando in tema di sicurezza, i partecipanti all’incontro si sono trovati di comune accordo sulla necessità di avere una legislazione il più uniforme possibile, l’unico modo per garantire la sicurezza dei dati degli utenti. Dopotutto uno dei partecipanti ha ricordato che gli Stati Uniti, attraverso la NSA, sono in grado di ascoltare qualsiasi comunicazione telefonica in tutto il mondo, per cui nemmeno gli USA sono impeccabili da questo punto di vista.

Gli stessi USA, si dimostrano poco lungimiranti impedendo a Huawei di utilizzare il software Google, che alla fine rappresenta una sorta di cavallo di Troia da inserire nei sistemi cinesi per portare la filosofia del colosso californiano anche in estremo oriente. In questo modo, aggiunge Ren, gli Stati Uniti stanno favorendo le compagnie di altri Paesi, che si stanno già adoperando per sostituire i produttori americani nella catena produttiva. Una politica dunque, quella del governo USA, che viene giudicata poco intelligente.

L’Europa, sotto questo punto di vista, ricopre un ruolo chiave, visto che dispone di abbastanza potere da spostare l’ago della bilancia o decidere comunque in completa autonomia, mentre sembra che troppi Paesi, per paura di scontentare lo storico alleato, stiano adottando tattiche attendistiche che si rivelano controproducenti.

Nonostante tutto però sembra che la reputazione di Huawei, che ha sempre messo l’utente al centro del proprio sistema, non sia particolarmente compromessa, tanto che numerosi gestori telefonici continuano a credere in Huawei e nei suoi prodotti.

E gli stessi utenti, che non credevano che Huawei fosse in grado di proseguire nonostante il blocco, si sono ricreduti dopo aver visitato in massa gli stabilimenti ed essersi resi conto che al momento tutto procede come prima, anzi meglio.

Ren parla infine di 5G, sottolineando che al momento non ci sono trattative in corso per la cessione della propria tecnologia 5G a compagnie americane. E ricorda che il 5G non è una bomba pronta ad esplodere ma una piccola cassetta degli attrezzi che può rivelarsi molto utile per lo sviluppo di numerose novità tecnologiche. Da questo punto di vista Huawei è stata brava a scommettere sulla tecnologia basata sulle onde centimetriche, che risulta essere più efficace di altre soluzioni.

Il blocco imposto dagli USA inoltre rischia di danneggiare seriamente lo sviluppo delle reti 5G in tutto il mondo, visto che la concorrenza, rappresentata in queso caso da Ericsson e Nokia, non ha la capacità di sostituire Huawei nella realizzazione delle infrastrutture di rete necessarie.