Google non ha ancora abbandonato definitivamente Project Ara: un nuovo brevetto riguardante uno smartphone modulare è stato pubblicato lo scorso 10 gennaio dalla WIPO (World Intellectual Property Organization).

Il brevetto in questione è decisamente interessante, soprattutto per il coinvolgimento di Google: il colosso di Mountain View lo aveva depositato nel mese di settembre dello scorso anno.

Una rapida occhiata ai disegni progettuali allegati alla documentazione presentata da Google fa subito ripensare a Project Ara: il progetto di smartphone modulare di Big G che tanto aveva intrigato gli appassionati qualche anno fa.

Cos’era Project Ara

Project Ara di Google era stato ispirato da “Phonebloks” ed era stato avviato da Big G nel 2013 per essere poi accantonato nel 2016. La scelta di Google era apparsa piuttosto strana ed aveva deluso i sostenitori del progetto.

Secondo quanto era stato prospettato inizialmente da Google, gli utenti avrebbero dovuto poter acquistare per una cifra di circa 50 dollari un kit iniziale, quello che potremmo definire come lo scheletro del device, al quale attaccare una serie di moduli sulla base delle proprie esigenze.

Al momento l’idea era sembrata affascinante: da Project Ara sembrava poter nascere lo smartphone ideale per la personalizzazione, oltre che un sistema per portare soluzioni economicamente accessibili anche nei mercati emergenti, dove gli utenti avrebbero potuto aggiungere al device soltanto i moduli di cui avessero effettivamente bisogno, evitando di pagare per caratteristiche superflue.

In poche parole, un utente che non avesse avuto alcun bisogno di una fotocamera sul proprio smartphone avrebbe risparmiato i soldi per l’acquisto del relativo modulo; uno che l’avesse usata di rado e senza particolari pretese avrebbe acquistato un modulo più economico per la fotocamera, investendo magari di più su altre caratteristiche come ad esempio la batteria.

Project Ara sembrava dunque aprire ad innumerevoli possibilità, ma purtroppo non è mai divenuto realtà.

Un nuovo smartphone modulare

Questo nuovo dispositivo sembra avere alla base lo stesso principio: l’utente acquista lo “scheletro” di uno smartphone al quale può poi aggiungere vari moduli, dalla batteria al Bluetooth al comparto fotografico. Nella descrizione del brevetto infatti la stessa Google dice chiaramente che questo dispositivo elettronico “includes a frame and a plurality of electronic modules which are respectively removably received at a plurality of bays formed by the frame“.

Ciò vuol dire che, esattamente come prevedeva Project Ara, anche in questo nuovo progetto di smartphone modulare lo scheletro del device comprende una serie di slot destinati ad accogliere uno specifico modulo. Nella parte alta del retro del device, ad esempio, c’è l’alloggiamento per il modulo della fotocamera, la porzione inferiore invece è destinata ad ospitare la batteria.

Nella descrizione del brevetto Google sottolinea anche come questi nuovi moduli siano pensati per funzionare in modo semplice, senza che l’utente debba avere a che fare con un’apposita interfaccia grafica. Si tratterebbe dunque di un approccio plug-and-play. 

Sempre nell’ottica della massima semplificazione, Google prevede inoltre che i singoli moduli possano essere rimossi agevolmente: pare sia sufficiente effettuare su di essi un’apposita pressione per farli uscire dal proprio alloggiamento. In questo modo Big G punta a facilitare la sostituzione e l’eventuale upgrade dei singoli moduli.

Questo nuovo brevetto depositato da Google alla WIPO dà nuova speranza a coloro che avevano creduto veramente in quell’ambizioso progetto. Sebbene infatti per il momento potrebbe non esserci nulla di concreto, la sola esistenza del brevetto significa che Google sta continuando a lavorare e che crede ancora nelle potenzialità di un vero smartphone modulare.

Negli ultimi anni abbiamo visto diversi produttori provare a proporre la propria idea di modularità, ma nessuna è minimamente paragonabile a quella di Google. Resta ora da capire se questa volta si tradurrà in qualcosa di concreto o se sarà solo un’altra delusione.

Vi piacerebbe uno smartphone modulare come questo brevettato da Google? Fatecelo sapere nei commenti.