La Federal Trade Commission (FTC) e Google hanno già avuto discordie in passato, dalle quali Google ne è uscita quasi indenne riuscendo ad aggirare molte delle accuse formulate. Girava voce già dal settembre 2015, confermata in questi giorni, che l’antitrust americana fosse intenzionata ad ampliare la sua indagine, coinvolgendo Android, con il timore che Google possa sfruttare troppo il suo ruolo dominante nel mondo della telefonia mobile.

C’è un consorzio chiamato OHA (open handset alliance) che stabilisce degli standard per la commercializzazione dei dispositivi mobili. Tra gli standard c’è l’obbligo di utilizzare solo Android (AOSP) senza possibilità di utilizzare suoi fork come CyanogenMod o omni ROM, oltre a dover preinstallare alcune app per l’utilizzo del Play Store.

L’argomento principale, che coinvolge Android in queste indagini, si può cercare nelle app e nei servizi preinstallati che si possono trovare in tutti gli smartphone Android. In pratica si indaga su un potenziale favoreggiamento nell’utilizzo di servizi Google a discapito di servizi alternativi, questo perché, a chi aderisce al OHA, Google non rilascia la licenza per l’utilizzo del Play Store se non si installano anche app come Google Chrome e, di conseguenza, non si usi il motore di ricerca Google come predefinito (l’utente finale ha la facoltà di cambiarlo).

La preoccupazione della FTC che Google possa trovarsi in una posizione troppo dominante, e di imporsi a discapito della concorrenza, nel mercato degli smartphone, è stata anticipata dall’antitrust europea che ha già formulato un’accusa nei confronti di Google per gli stessi motivi. USA ed Europa non sono i soli ad indagare per i medesimi motivi: anche India e Russia stanno svolgendo le proprie indagini. D’altra parte, in Canada, dove si indagava per le medesime preoccupazioni, Google è stata completamente assolta, in quanto non si è trovata una vero e proprio abuso di posizione dominante.

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