Dopo il Google I/O 2017, che ha introdotto parecchie novità che vedremo nei prossimi mesi con Android O, i colleghi di Ars Technica hanno avuto modo di parlare a lungo con Dave Burke, Vice Presidente degli ingegneri per Android e Stephanie Saad Cuthbertson, direttore dei product manager per Android.

Al momento attuale le novità evidenti introdotte da Android O non sembrano così eclatanti e come conferma Burke lo sviluppo si è mosso principalmente in due direzioni. La prima riguarda i cosiddetti “Vitals” che puntano ad avere un sistema sempre in perfetta salute, mentre la seconda, Project Treble, è la soluzione per velocizzare il processo di aggiornamento che potrebbe allo stesso tempo mitigare gli effetti della frammentazione di Android.

Con Project Treble i produttori di smartphone saranno meno legati alle tempistiche dei produttori di SoC, che finora dovevano rilasciare le versioni aggiornate dei driver e dei software di gestione prima che gli OEM potessero iniziare a sviluppare gli aggiornamenti. I costi e le tempistiche di sviluppo di un nuovo aggiornamento sono attualmente molto elevati e Project Treble punta senza mezzi termini a ridurre i passaggi e di conseguenza i costi.

Secondo Burke inoltre i produttori di smartphone dovranno cercare di ridurre le personalizzazioni dell’interfaccia, il cui aggiornamento richiede a volte in lavoro lunghissimo, e concentrarsi maggiormente su applicazioni e servizi per diversificare la propria offerta. A questo proposito Android O introduce un supporto basilare ai temi che potrebbe essere sviluppato nelle prossime versioni, facilitando in questo senso il lavoro degli OEM.

Un aspetto importante di Android è che da tre anni si basa sul kernel Linux 3.18 per il quale il supporto è terminato a gennaio. Burke afferma che nei test interni Google sta utilizzando il kernel 4.4 senza particolari problemi. La differenza di supporto tra Linux, che garantisce due anni di aggiornamenti per ogni kernel (quelli per il kernel 4,4 termineranno a gennaio 2018), e Android, che offre invece tre anni di supporto, rende difficile il cambio di kernel. per questo Google sta lavorando con la comunità Linux per estendere i termini di supporto al kernel e renderli più adatti alle tempistiche di Android.

Passando al progetto Vitals, Burke e Cuthbertson lo dividono in due aree: una dedicata alla sicurezza degli smartphone, decisamente migliorata con Google Protect, che blocca le applicazioni potenzialmente dannose e rende più facile trovare e bloccare uno smartphone smarrito, e una seconda area dedicata ala limitazione dei consumi in background, che hanno un impatto esagerato sull’autonomia.

Con il nuovo sistema operativo gli utenti potranno intervenire manualmente nel caso un’applicazione consumasse troppe risorse, e limitare le attività in background, forzando le applicazioni a utilizzare il JobScheduler per ridurre al minimo gli sprechi energetici.

Per maggiori dettagli, soprattutto tecnici, vi invitiamo a leggere l’intervista originale alla fonte.