Diciamoci la verità: la posizione ideale di un sensore di impronte digitali è, e rimane, sulla superficie anteriore dello smartphone. E fino alla moda delle cornici ridotte ai minimi una buona fetta dei costruttori lo posizionava lì, a portata di dito.

Dai borderless in poi, inevitabilmente, la musica è cambiata. I progettisti hanno provato a risolvere il rompicapo avendo poche frecce al loro arco, raccogliendo risultati altalenanti. Al CES 2018 però vivo ha mostrato con orgoglio il primo smartphone in grado di dirimere la questione, poi ufficializzato.

La soluzione, apparentemente banale, ha richiesto tempo e investimenti per essere messa a punto. Ma oramai i giochi sono fatti, e la tecnologia è pronta. Anche Samsung ha registrato il suo brevetto per implementare il sensore biometrico sotto al display in maniera analoga a vivo.

Entrambe le aziende sfruttano la tecnologia ottica, dal funzionamento semplice ma complesso dal punto di vista tecnologico. Adagiato il dito sul display, il sistema di riconoscimento emette la luce poi riflessa dal polpastrello lasciando in evidenza i lineamenti dell’impronta digitale. Le frequenze restituite saranno diverse per ognuno, e il sistema confronterà quanto rilevato con i dati di accesso presenti in memoria aprendo o sbarrando l’accesso al dispositivo.

Ci sono davvero poche speranze per un’implementazione sui Samsung Galaxy S9 ed S9+ attesi al MWC 2018; assai più probabile l’adozione del sistema su Samsung Galaxy Note 9 in uscita a settembre.

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