L’incresciosa vicenda di Galaxy Note 7 è servita da monito a Samsung come a qualsiasi altro produttore per trarne spunto e serrare ulteriormente le maglie dei controlli, facendo sì che non vada a costituire un precedente. All’azienda coreana è costata un grave danno di immagine a cui si sommano i mancati guadagni di un prodotto chiave come Note 7.

Samsung è caduta, ma si è rialzata con la determinazione di chi non vuol perdere tempo. Da qui l’esigenza di affidarsi a migliaia di esperti, costruire nuove fabbriche e riprogettare le procedure atte a verificare la sicurezza delle batterie, che ne utilizzano (e distruggono) il 3% al mese della quantità in inventario. Un costo non indifferente ma ritenuto necessario per rispettare i nuovi standard.

Inoltre ogni cella al litio è contrassegnata da un QR code in modo che gli ingegneri possano utilizzare in ogni momento le informazioni provenienti dai singoli test e intervenire sulle procedure ove e quando necessario. Il lancio del dispositivo del riscatto è imminente e notizie come queste mirano a rassicurare i potenziali acquirenti che la storia, quella brutta storia, proprio non deve ripetersi.