Nei mesi scorsi le autorità giudiziarie hanno avviato alcune indagini per verificare l’esistenza di accordi illeciti in occasione del passaggio alla fatturazione mensile, in ottemperanza alla legge 172/2017. A più riprese gli operatori hanno professato la loro innocenza, affermando di aver operato nel pieno rispetto delle regole, ma a quanto pare non è la verità.

Questo è quanto traspare dalla nuova delibera odierna dell’AGCM (Autorità Garante della Concorrenza del Mercato), che ha riassunto il risultato delle indagini effettuate negli ultimi mesi. Quello che ha destato sospetti nell’autorità è stata la modalità con cui sono state comunicate le variazioni contrattuali ai clienti.

In nessuna parte della legge dello scorso anno si parla di importo annuale, eppure ogni operatore si è “premurato” di ricordare agli utenti che la spesa annuale sarebbe rimasta invariata con la nuova suddivisione della spesa in dodici rate anziché tredici. Secondo l’AGCM le compagnie interessate, TIM, Vodafone, Wind Tre e Fastweb, con l’aiuto di Asstel, l’associazione di categoria degli operatori telefonici, avrebbero concordato il comportamento da tenere fin nei minimi dettagli.

Dalle dichiarazioni da rilasciare in pubblico a quelle da fornire agli utenti, tutto sarebbe stato concertato per mantenere i privilegi economici acquisiti con l’introduzione della tariffazione quadri settimanale, che alla fine costa l’8,6% in più al mese agli utenti.

L’Autorità ha quindi ordinato la sospensione, nel periodo della durata del procedimento, dell’attuazione dell’intesa oggetto del procedimento avviato con la Delibera del 7 febbraio 2018, legata alla determinazione del repricing comunicato agli utenti. Vedremo come procederà questa situazione che sembra sempre più ingarbugliata di quanto gli operatori vogliono far credere e che è supportata dalla numerosa documentazione compromettente raccolta nel corso delle indagini.

Trovate il testo completo della delibera  sul sito dell’AGCM a questo indirizzo.