Sembra che le parole di Richard Yu, che qualche tempo fa profetizzava tempi duri per la maggior parte dei produttori di smartphone, si stiano rivelando decisamente veritiere. Se i primi della classe continuano a far registrare vendite molto importanti, alcuni brand stanno soffrendo in maniera preoccupante.

È il caso di Meizu e Sony, che in maniera diversa stanno affrontando un periodo delicato. La compagnia cinese si trova a fare i conti con il flop di Meizu Zero, che ha provato a raccogliere 100.000 dollari su Indiegogo, una delle più famose piattaforme di crowdfunding. La campagna è terminata con appena 29 supporter che hanno permesso di superare a malapena i 45.000 dollari, ben lontani dall’obiettivo prefissato.

C’è da dire che il prezzo di 1.299 dollari non è propriamente popolare e un brand come Meizu, che non è certamente tra i top della telefonia mobile, non sembra fare presa sugli utenti come potrebbe fare un brand più famoso. Le limitazioni portate dal design holeless di Meizu Zero, come l’assenza di un connettore USB Type-C e della presa per le cuffie, hanno sicuramente contribuito a far scendere l’appeal anche se il prezzo sembra lo scoglio più grande e, a quanto pare, insormontabile.

Se Meizu ha i suoi problemi, le cose non sembrano andare meglio per Sony, che nel settore mobile non è mai riuscita a sfondare completamente, nonostante proponga prodotti di elevata qualità. In Australia, ad esempio, sembrano non esserci sbocchi commerciali tanto che, senza proclami e in maniera riservata, il colosso giapponese ha letteralmente abbandonato il mercato, lasciando solamente due impiegati a occuparsi del supporto ai clienti, almeno fino a quando ci saranno ancora smartphone Sony in garanzia.

I rivenditori australiani, incluse le grandi catene di elettronica, rifiutano di tenere a magazzino smartphone Sony visto che, a quanto pare, nessuno li chiede. Agli utenti che chiedono a Sony informazioni sul rilascio di nuovi dispositivi viene risposto che non ci sono informazioni in merito. Il produttore consiglia agli utenti australiani di manifestare il proprio interesse ai rivenditori, che a quanto pare non sembrano interessati a commercializzare smartphone poco richiesti.