La consapevolezza degli utenti per quanto riguarda la propria privacy sta crescendo molto negli ultimi anni e sempre più leggi vengono varate per cercare di impedire un uso troppo sconsiderato dei dati personali da parte delle più grandi compagnie senza che gli utenti lo sappiano. Oggi, all’udienza Transparency & Accountability: Examining Google and its Data Collection, Use and Filtering Practices, Sundar Pichai, CEO di Google, ci fa sapere che secondo lui gli utenti Android sono ben consci di quali e quanti dati Google raccoglie ogni giorno dai propri dispositivi e ci tiene a ribadire che in ogni caso gli utenti hanno la possibilità di controllare l’invio di tutte le informazioni e di bloccare la loro raccolta in ogni momento.

Magari la realtà fosse esattamente così come il CEO l’ha dipinta: infatti, come ben sappiamo, la maggior parte degli utenti non sa nulla riguardo alla collezione dei dati personali e, diciamocelo, nel 99,9% dei casi nessuno legge gli EULA quando vengono proposti, dato che ci limitiamo ad accettarli ciecamente.

Google non è ovviamente la sola azienda che raccoglie una grande mole di dati personali: per citarne alcune, anche Facebook ed Apple lo fanno. Pichai però ha sottolineato come la questione venga presa ancora più seriamente da Google, che ogni mese ricorda agli utenti di controllare la sezione riguardante la privacy del proprio account; nell’ultimo mese ben 160 milioni di utenti vi sono entrati e, perlomeno, ci hanno dato un’occhiata.

La storia recente però ci insegna come non basti negare il consenso alla raccolta dati, infatti si è scoperto che Google rileva i dati sulla posizione anche quando ogni permesso di localizzazione viene disattivato. L’azienda perciò deve chiaramente migliorare i suoi sforzi per far sapere agli utenti di ogni singola informazione raccolta; quanto fatto finora è promettente, ma non basta…e questo vale per quasi tutte le compagnie software.