Il più importante processo che vede coinvolti direttamente Google e la sua creatura Android è ufficialmente cominciato questo lunedì. Come riporta il Wall Street Journal, il CEO di Oracle Larry Ellison ha affermato durante la sua testimonianza durante il processo che la compagnia ha considerato l’acquisto di società attive nel mondo degli smartphone come RIM o Palm per arrivare sul mercato come produttore. Non tutto è, però, andato secondo i piani.

La canadese RIM era, all’epoca, nel pieno del suo splendore e il costo dell’acquisizione si sarebbe rivelato troppo elevato per Oracle. Palm, invece, aveva un costo più accessibile ma era stata già presa di mira da HP, che l’ha poi acquistata. The Verge riporta poi che Oracle avrebbe considerato partnership con produttori Android come Samsung, ma non si è mai arrivati a nulla di concreto – anche se non viene spiegato né perché, né quali fossero le intenzioni di Oracle (creare un nuovo sistema operativo?). Ellison afferma semplicemente che sarebbe stata “una cattiva idea” mettersi in competizione con Apple e Google.Il motivo per cui Oracle avrebbe ricercato una compagnia già attiva nel ramo degli smartphone è che, storicamente, tale settore di mercato è totalmente sconosciuto ad Oracle e, per cui, l’azienda non ha alcun tipo di conoscenza a riguardo.

Nella sua testimonianza, il fondatore di Oracle afferma che ha provato a convincere Larry Page ed Eric Schmidt a rendere Android “compatibile con la versione standard di Java”, ma senza esiti degni di nota. Il motivo principale per cui Google ha creato una sua versione di Java per Android è da ricercare nella necessità della società di avere maggiore flessibilità e di poter disporre di funzioni non normalmente accessibili tramite la versione standard di Java, dunque la reazione è perfettamente comprensibile.

La testimonianza (registrata) di Larry Page ha rivelato una notizia del tutto nuova e, in un certo senso, sconvolgente: nonostante Android sia stato creato per combattere l’allora potentissima Microsoft, Google pensò di utilizzare proprio tecnologie Microsoft per la sua piattaforma mobile. L’idea di Java venne dopo, ed assieme ad essa l’intenzione di ottenere una licenza.

Il giudice Alsup, che presiede il processo, ha fatto una giustissima precisazione: questo caso non è “Java vs Android”, ma è un caso in cui si discute di una proprietà intellettuale relativamente piccola. La precisazione è importante, visto l’assalto portato da Oracle a Google e ad Android già dal primo giorno di processo. Il giudice ha anche ricordato alle compagnie che il processo è pubblico e, quindi, i due colossi devono aspettarsi che ogni cosa che verrà rivelata all’interno dell’aula diventi di pubblico dominio.

Il processo è appena iniziato, e già stanno comparendo novità molto interessanti e “scheletri nell’armadio” delle due società. Forse il motivo per cui Oracle ha cominciato il suo attacco a Google con una richiesta di danaro esorbitante (6 miliardi di dollari!) è da ricercarsi nell’incapacità della società di Redwood Shores di riuscire a portare a concretizzazione un progetto di piattaforma mobile, contrariamente alla rivale Google che è riuscita a “sfondare” con la propria idea. Forse i danni che Oracle dichiarava eran dovuti, oltre alla cupidigia, anche ad una “invidia” di non esser riuscita ad affacciarsi su un settore che acquisisce sempre più importanza.