La strategia adottata da Google è stata quella di proporre agli utenti servizi molto interessanti e soprattutto gratuiti, garantendosi notevoli ricavi grazie agli annunci pubblicitari.
Tali proventi sono stati investiti in servizi online e cloud, offrendo così agli utenti soluzioni accattivanti e, spesso a differenza della concorrenza, disponibili senza dover pagare un canone.
Con il passare del tempo, tuttavia, Google ha iniziato a ridurre le offerte gratuite e lo spazio di archiviazione su Google Cloud si sta trasformando in un abbonamento a consumo.
E così, mentre cresce il quantitativo di dati che gli utenti sono indotti ad archiviare sul cloud, il colosso di Mountain View ha iniziato a spingere servizi come Google One.
Pare che sempre più utenti si stiano accorgendo di essere vicini al limite massimo di GB gratuiti sul cloud e, di fronte al rischio di perdere l’accesso a e-mail, foto e documenti personali, sono disposti a pagare un abbonamento per non cambiare le proprie abitudini.
E la nuova strategia del colosso di Mountain View è evidente anche con gli smartphone dell’azienda: Google Pixel 4, infatti, ha ancora spazio di archiviazione gratuito per le foto ma ora le immagini sono compresse, con una riduzione della qualità. Ed online c’è già una petizione per tornare all’abbonamento senza limitazioni gratuito.