Come accade ogni volta, il Google I/O porta una valanga di novità che non sono solamente interessanti per il pubblico generale, ma lo sono invece soprattutto per gli sviluppatori: passiamole tutte in rassegna.

Le più importanti riguardano forse il linguaggio di programmazione Kotlin, che ora è stato ufficialmente designato come principale per lo sviluppo di applicazioni Android nonostante il suo utilizzo in Android Studio sia cominciato solamente due anni fa. Per l’occasione, Google ha anche lanciato Jetpack Compose, un toolkit open-source basato su Kotlin e dedicato allo sviluppo di interfacce utente: come si può intuire dal nome, fa parte della suite Android Jetpack. Con quest’ultima aggiunta, gli sviluppatori possono “descrivere tramite codice l’aspetto che l’interfaccia utente deve avere”, mentre il framework Compose si dedicherà ai dettagli di ottimizzazione. Android Jetpack ha iniltre ricevuto un corposo aggiornamento che spazia dalle librerie per Android Auto a quelle per la fotocamera.

Lo sviluppo dovrebbe diventare più semplice anche per coloro che usano un Chromebook o che programmano applicazioni Android per Chrome OS: Android Studio infatti ora dovrebbe essere semplicemente installabile con un click sul sistema operativo dell’azienda ed inoltre è stato aggiunto il supporto a USB secure, che rende il processo di build and push delle applicazioni Android decisamente meno complesso. Anche il supporto Linux è migliorato: i file possono ora essere spostati fra quest’ultimo, Chrome OS e Google Drive ed inoltre è stato semplificando il port forwarding, che rende possibile far girare un web server tramite Linux stesso.

Android Studio non è migliorato solo su Chrome OS, ma è stato anche aggiornato alla versione 3.5, che porta maggiori velocità e stabilità: sono stati infatti risolti ben 33 leak di memoria, l’emulatore Android utilizza 3 volte meno la CPU e la piattaforma è in grado di suggerire all’utente le azioni da eseguire nel caso le proprie cartelle vengano troppo spesso scansionate dall’antivirus, rallentando le operazioni generali di Android Studio.

Google si è presa del tempo anche per rimarcare il funzionamento del framework multi-piattaforma Flutter: “Non è solamente dedicato a costruire rapidamente applicazioni che funzionino su Android e iOS, ma è stato pensato a costruirle per qualunque piattaforma, compresi gli ambienti desktop, web e anche sistemi embedded come il Raspberry Pi”. Alcune applicazioni costruite con Flutter sono state mostrate al Google I/O: sono velocissime ad aprirsi e le animazioni non perdono un singolo frame a prescindere dalla piattaforma, merito del linguaggio Dart. Infine, è stata rilasciata un’anteprima tecnica di Flutter for web, disponibile a questo link.

Vulkan 1.1, il set di API di basso livello dedicato alla grafica 2D e 3D, è ora un requisito di tutti i dispositivi a 64-bit con a bordo Android 10 Q: questa versione supporta molte novità, tra cui multi-view, High Level Shader Language e device groups. Questo requisito non include i dispositivi a 32-bit, ma sarà difficile che qualcuno li aggiorni ad Android Q.

L’ultima novità di oggi riguarda l’Assistente Google, per il quale l’azienda ha annunciato il nuovo Local Home SDK, che permette agli sviluppatori di far girare del codice direttamente sugli speaker Google Home e sui Nest Display: persino i giochi potranno essere portati sugli schermi intelligenti. Questo SDK è molto importante perché permette di utilizzare le capacità computazionali di questi piccoli gioiellini senza che sia necessario passare per il cloud, un piccolo passo avanti anche per la privacy, oltre che un grande passo per quanto riguarda la loro utilità. Le aziende potranno inoltre insegnare nuovi comandi e azioni ai Google Home, rendendoli di fatto ancora più utili e “smart”.