Il device più chiacchierato del momento è senza dubbio Huawei P9, presentato pochi giorni fa a Londra, si è subito fatto conoscere per una particolare caratteristica, la doppia fotocamera posteriore. Tutto il comparto fotografico è curato da Leica, noto brand tedesco da sempre garanzia di qualità per tutto il settore delle macchine fotografiche e soprattutto degli obiettivi. La partnership con il colosso cinese è un’ unione affascinante e coraggiosa che apparentemente ha dato un’ iniezione di esperienza e qualità proprio laddove i dispositivi Huawei erano carenti.

Huawei P9 è con noi già da alcuni giorni e abbiamo avuto l’opportunità di testarne a fondo le capacità fotografiche. Vi proponiamo quindi il nostro focus video e, a seguire, tutti i dettagli dei nostri test.

Come funziona la doppia fotocamera?

Huawei P9 è dotato di due obiettivi identici, si tratta di lenti asferiche “Summarit” da 27mm con apertura fissa F/2.2, lenti marchiate Leica. I due sensori fotografici, invece, sono differenti. Si tratta in entrambi i casi di un Sony IMX 286 ma per uno di essi (quello più esterno) manca il filtro Bayer, aspetto che lo rende capace di catturare solamente immagini monocromatiche.

Per capire questa scelta è necessario conoscere a grandi linee il processo con cui il sensore cattura la luce ed il processore di immagine la trasforma in un file compresso. Semplificando al massimo, pensate al sensore come ad un insieme di pixel disposti in maniera ordinata al di sotto dell’obiettivo fotografico. Ogni unità è in grado di captare la luce riflessa dagli oggetti sulla scena inquadrata dall’obiettivo. Ogni pixel può catturare un vasto range di frequenze di luce, che sommate si traducono in una scena con zone più o meno intense di bianco. Fino a questo punto non abbiamo ancora immagini colorate, per questo interviene la matrice Bayer (CFA). Si tratta di una sorta di scacchiera disposta in modo da ricoprire tutta la superficie dei pixel, con un elemento per ogni pixel. Ogni fotosito fungerà da filtro per tutte le frequenze, tranne quelle di un determinato colore (rosso, blu o verde), la disposizione è studiata in modo che ai lati di ogni elemento, ci siano due fotositi con filtro passante per i rimanenti due colori.

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Ora, a causa della presenza della matrice CFA, ogni pixel riuscirà a catturare un solo colore, mentre quelli immediatamente vicini riusciranno a captare gli altri due colori, formando un pattern RGB. Arrivati a questo punto l’immagine sarà “grezza”, avrà quindi dati RAW, che dovranno essere interpretati e compressi in un formato gestibile, come il JPEG. Durante questo processo, il valore R, G o B di ogni pixel viene tradotto in un colore, sulla base dei dati catturati dai pixel confinanti.

Immaginando quindi di eliminare la matrice CFA, i pixel verranno direttamente esposti alla luce proveniente dall’obiettivo e di conseguenza saranno più sensibili. Questo è ciò che avviene nella fotocamera black and white di Huawei P9. In effetti gli scatti monocromatici che abbiamo ottenuto con P9 hanno una ottima nitidezza ed una dinamica sopra la media.

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Gli scatti monocromatici di Huawei P9 sono nativi, in altre parole derivano direttamente dall’hardware e non da modifiche cromatiche aggiunte in post produzione, ma che differenza c’è tra uno scatto bianco e nero nativo ed un classico filtro b&w?

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Foto scattata con il solo sensore monocromatico, quindi bianco e nero nativo. In basso la stessa fotografia realizzata in standard RGB in originale e con un filtro bianco e nero applicato con Adobe Photoshop.

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In questo esempio appare evidente la differenza qualitativa delle immagini catturate con il sensore B&W, rispetto ad una foto normale a cui viene applicato un filtro in post produzione.

Le due fotocamere lavorano insieme?

Nel corso della presentazione di Londra, Huawei ha specificato che i due sensori avrebbero lavorato in sincro per ottenere immagini di alto livello. Il processore di immagine dedicato, dovrebbe utilizzare i dati catturati dal sensore monocromatico per aggiungere dettaglio e gamma dinamica alla normale fotografia RGB. Abbiamo effettuato alcuni test di verifica.

 

In tutti e tre i casi, la prima foto è stata realizzata con entrambi i sensori scoperti, mentre nella seconda abbiamo oscurato l’obiettivo b&w. Qui potete trovare le foto originali con metadati. Dalla nostra analisi è emerso che le foto con e senza obiettivo monocromatico sono essenzialmente identiche, le piccole differenze di luce sono da attribuire ad un’angolazione di ripresa leggermente diversa (pochi millimetri) che può essersi creata muovendo leggermente lo smartphone nell’installare il copri obiettivo. Tutte le foto sono state scattate in condizioni standard, con due illuminatori da studio a temperatura di colore fissa, un cavalletto ed un supporto per fissare lo smartphone allo stesso. A livello software i parametri sono stati mantenuti fissi utilizzando la modalità PRO.

Per conferma abbiamo realizzato lo stesso test anche in modalità automatica, con la quale però è quasi impossibile realizzare due foto con le stesse condizioni. Nelle due foto sottostanti possiamo notare solo una leggera differenza cromatica nel bilanciamento del bianco, aspetto che comunque non incide sui parametri di gamma dinamica e nitidezza che ci saremmo aspettati di veder migliorare negli scatti con entrambi gli obiettivi scoperti.

Alla luce di questi risultati, abbiamo dovuto verificare che l’obiettivo e il sensore monocromatico fossero effettivamente attivi e funzionanti. Per questo abbiamo provato a coprire la lente b&w in fase di scatto, con modalità bianco e nero attivata. Il risultato è stato confortante, infatti coprendo l’obiettivo la foto rimane totalmente nera e ciò conferma senza alcun dubbio che l’hardware non ha alcun problema e che effettivamente Huawei P9 è in grado di catturare foto monocromatiche con un sistema nativo.

Test gestione rumore

ISO 50 -100 – 200 – 320 – 800 – 1250 – 3200 Dal test si evince una buona gestione del rumore fino a 1250 ISO, con qualità che va a scendere vistosamente a 3200.

Test raw

Huawei P9 è in grado di salvare fotografie in formato dng in modalità PRO. I file si sono rivelati straordinariamente ricchi di informazioni a tal punto da mettere in luce tutti i limiti dell’elaborazione software interna, incapace di sfruttare tutte le potenzialità dell’immagine nella compressione in JPEG.

La prima immagine è l’originale JPEG salvato in camera da HuaweiP9, il secondo è il JPEG estratto direttamente dal file dng originale, elaborato in Adobe Photoshop senza alcun accorgimento per ridurre il rumore, solo elaborazione auto.

Test profili colore

Huawei P9 è capace di scattare foto con diversi profili colore, standard, colori delicati e colori nitidi.

Si nota chiaramente come la seconda foto, realizzata con profilo colore “delicato” sia in realtà più satura rispetto alla fotografia standard.

Test fotografie HDR

Test macro

Test panorama

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Test sera e chiuso con luce artificiale

Test fotografie notturne

Test fotografie diurne

Interfaccia app fotografica

Anche l’interfaccia dell’app fotografica di Huawei P9 è stata realizzata in collaborazione con Leica. I comandi sono disposti in maniera ordinata, rendendo l’esperienza utente intuitiva. Interessante la modalità pro, che permette il controllo di ISO, tempi di scatto, compensazione dell’esposizione, messa a fuoco e bilanciamento del bianco. Purtroppo non è possibile registrare video con i controlli manuali ed allo stesso modo non si può sfruttare il sensore monocromatico. Le impostazioni sono molteplici, tra le più utili c’è sicuramente lo scatto rapido che, se attivato, permette di scattare una foto con una doppia pressione sul tasto del volume quando il device è in stanby. Possiamo scegliere tra varie risoluzioni e formati ed applicare profili colore personalizzati da Leica. Ci è piaciuto anche lo scatto burst che salva foto a risoluzione originale.

Video

Dal video di test emerge un qualità non elevata, a causa soprattutto della mancanza dello stabilizzatore ottico dell’immagine. In questa situazione la fotocamera in bianco e nero è disattivata e non è possibile in alcun modo realizzare immagini di movimento con la modalità b&w. Possiamo notare una certa mancanza di dettaglio nonostante le ottime condizioni di luce durante le quali è stato realizzato il video. La risoluzione massima è il FullHD a 60fps.

In conclusione

Huawei ha compiuto un deciso passo in avanti rispetto al recente passato (leggi la recensione di Mate 8) e la collaborazione con Leica ha immediatamente dato i frutti sperati. P9 si comporta bene in quasi tutte le situazioni con alcune punte di diamante nelle fotografie notturne con treppiede o negli gli scatti in bianco e nero. Rimane il grosso punto di domanda legato al lavoro in sinergia dei due sensori di cui è dotato, a nostro parere le due fotocamere lavorano in maniera totalmente indipendente. Attendiamo conferme o smentite in tal senso e vi terremo informati sugli sviluppi.

Ad oggi Huawei P9 non ci è sembrato ancora all’altezza del riferimento attuale rappresentato da Samsung Galaxy S7, rimanete però sintonizzati con TuttoAndroid, perchè nei prossimi giorni arriveranno confronti approfonditi con il flagship di Samsung e con il nuovo arrivato LG G5.

Vai ora alla nostra: Recensione Huawei P9