Piccoli ma importanti cambiamenti stanno avvenendo in questi giorni in casa Google. Oggi parliamo di Google Search e dei risultati di ricerca. Quando visualizzerete, tra i risultati di ricerca, un contenuto che rimanda ad un’app mobile non ci sarà bisogno che questa sia installata sul vostro dispositivo per visualizzarne il contenuto.
Se ci dovessero essere dei contenuti in-app tra i risultati della ricerca infatti, non vi servirà aver installa l’applicazione in questione perché Google Search stessa vi darà la possibilità di eseguire lo streaming dell’applicazione direttamente dal Cloud. Chiariamo che non verrà visualizzata una web app, le applicazioni saranno effettivamente lanciate su macchine virtuali sulle piattaforme Cloud di Google.
Ovviamente il progetto partirà con alcuni partner scelti e altri se ne aggiungeranno col tempo. Il colosso di Mountain View ha bisogno di tempo per indicizzare le app per renderle poi fruibili tramite i risultati di ricerca. Tale operazione in atto da due anni ha permesso di avere già migliaia di app indicizzate nelle ricerche Google.
Il problema maggiore dovrebbe essere però il fatto che non tutte le app hanno una controparte web da poter indicizzare. Se la maggior parte dei servizi è nata prima sul web per desktop e poi si è aggiornata adattandosi agli smartphone per usufruire infine delle app, molti sono ancora i servizi che contano sulle sole applicazioni.
“Vorremmo che gli utenti possano avere accesso ai contenuti indipendentemente dal fatto che essi siano su web o nelle app” dice Rajan Patel, direttore del team che si occupa dell’indicizzazione. Per fare ciò gli sviluppatori devono solo includere le API che ha rilasciato Google per l’indicizzazione dei contenuti.
La sfida non finisce qui però visto che Google vorrebbe rendere possibile lo stream nel momento in cui si volesse visualizzare un contenuto di un’app non istallata nel device. Una idea del genere potrebbe però penalizzare gli sviluppatori che guadagnerebbero meno avendo meno installazioni dei loro prodotti ma favorirebbe l’utente finale che potrebbe decidere, magari in base alla frequenza di utilizzo, se installare o meno tale applicazione.
L’operazione di streaming è possibile grazie all’acquisizione di una startup chiamata Agawi. Sempre Patel ci spiega che l’applicazione sarà in esecuzione su di una macchina virtuale di Google e l’app di ricerca sullo smartphone dell’utente le manderà le informazioni riguardo ai tocchi che verranno processati e rimandati all’utente.
Ovviamente ci sarà bisogno di una connessione internet abbastanza solida e probabilmente all’inizio funzionerà solo in wi-fi. Di sicuro come ormai siamo abituati a leggere, sarà disponibile solo negli Stati Uniti almeno per ora. Voi invece credete possa essere una rivoluzione o avete paura che le nostre reti non siano in grado di supportare in tutte le situazioni questa evoluzione?