Ho sempre detto che se esistono delle rivoluzioni tecnologiche, queste aumentano di portata quando convogliano al suo interno più “cose”. Il caso dei Google Glass ha fin da subito rispecchiato la mia idea, ovvero che non solo deve essere alla portata di tutti  ma anche coinvolgere quante più funzioni possibili. Dal primo minuto ho intuito come possano funzionare, sia dal punto di vista “ottico” che da quello software.

Un’infografica emersa in rete spiega molto minuziosamente come il funzionamento dei Google Glass avverrà, ovvero come questi proietteranno le immagini al nostro occhio. Anzitutto è bene osservare che il proiettore sarà, anche se questo è ovvio. Tuttavia questo consentirà di avere un’immagine con la proiezione delle informazioni in un occhio e nell’altro niente: risultato, poiché la vista umana è monoculare, l’immagine dei Glass risulterà a noi centrata e lo sfondo reale sarà ben visibile. Questo in termini di ottica umana.

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L’ottica in sé invece si affida ad un prisma per proiettare l’immagine e, come possiamo vedere nella generosa slide, l’inclinazione della superficie di riflessione dentro lo stesso è di circa 45°. Questo è il funzionamento della proiezione, mentre viene fatto un focus anche su come la posizione delle immagini dipenda dalla posizione dei Glass. Questo dovrà essere centrato in base al nostro punto focale. Il punto focale è quel punto in cui la vista è perfettamente chiara e nitida: per noi e per ognuno dei nostri occhi è proprio al centro. La nitidezza dell’immagine dipende anche da come è posizionato il proiettore. Chiaramente se lo posizioniamo in base al nostro punto focale, avremo un immagine sempre nitida, altrimenti dovremo proprio guardare l’immagine proiettata sul prisma.

La chicca? Che non ci sarà nessuna luce se non quella ambientale ad entrare direttamente nel nostro occhio, ma soltanto sulla superficie inclinata il proiettore causerà una variazione cromatica facendo agire la stessa come filtro cromatico.

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