Arriva direttamente da Bruxelles la notizia della nomina di un pool di esperti per riesaminare il caso Android. Ma facciamo un passo indietro fino ad aprile dello scorso anno per ripercorrere quanto successo. La Commissione Europea accusava lo sviluppatore del sistema operativo del robottino verde di sfruttare la propria posizione dominante per tenere lontana la concorrenza.

Google avrebbe “ricattato” i produttori di smartphone subordinando l’accesso a determinate app Google all’installazione di fabbrica di Chrome e Ricerca Google. La multinazionale americana si è difesa dicendo che Android è da sempre basato su una piattaforma open source dunque aperta all’innovazione a beneficio sia della concorrenza che dei consumatori.

Il comportamento scorretto potrebbe portare a una sanzione  superiore alla multa da 2.4 miliardi di euro che Google si è vista recapitare soltanto la scorsa settimana per il proprio servizio  Google Shopping. Prima di prendere la decisione definitiva e procedere a irrogare una seconda sanzione la Commissione Europea ha deciso di ottenere un secondo parere, tramite la nomina di tre o quattro ufficiali che avranno la responsabilità di confermare o ritrattare quanto deciso in prima istanza, per arrivare entro fine anno ad una conclusione definitiva. Né il portavoce della Commissione Ricardo Cardoso né i dirigenti della multinazionale hanno voluto commentare la vicenda.

Vai a: Android deve restare libero? Google lo chiede alla Commissione Europea