Sono passati ormai tanti anni dal lancio della prima versione di Android, la 1.1, nome in codice Petit Four, seguita poi dalla prima release pubblica, ossia Android 1.5 Cupcake.

Da quel momento il sistema operativo di Google ha visto susseguirsi tante altre versioni, con novità più o meno grandi, come Android 2.0 (e 2.1) Eclair a metà 2010 o Android 2.2 Froyo alla fine di quell’anno.

Poi è stata la volta di Android 2.3 Gingerbread, che all’inizio del 2012 ha preso il comando della “nave” di Google e lo ha mantenuto fino all’agosto dell’anno successivo.

Nel frattempo il colosso di Mountain View ha lanciato anche Android 3.0 Honeycomb, versione dell’OS prettamente dedicata ai tablet e che ha ispirato la release successiva del sistema operativo, Android 4.0 Ice Cream Sandwich.

Quindi è arrivato Android 4.1 Jelly Bean, seguito da Android 4.4 KitKat, che mai è riuscito a raggiungere il 50% del market share dell’OS di Google.

Tale risultato è stato ottenuto per l’ultima volta proprio dalla versione Jelly Bean, dopo la quale il problema della frammentazione per il sistema operativo di Google si è fatto sempre più grande.

Negli ultimi anni si sono susseguiti Android 5.0 (e 5.1) Lollipop, Android 6.0 Marshmallow, Android 7.0 (e 7.1) Nougat e, infine, Android 8.0 (e 8.1) Oreo. Proprio con tale ultima versione dell’OS, Google ha implementato il Project Treble, soluzione studiata per ridurre nel giro di qualche anno il problema della frammentazione.

Ci riuscirà davvero?